A 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, Dante Alighieri, è doveroso parlare di un simbolo del territorio come il “Passo di Dante”, quel piccolo angolo di Monte Pisano, che divide l’area di Lucca da quella di Pisa. Questa lingua di terra, brulla, amena e dal paesaggio mozzafiato fu citata proprio da Dante nel suo canto XXXIII dell’Inferno, mentre – insieme a Virgilio – parlava con Ugolino di Guelfo della Gherardesca, conte di Donoratico, nel cerchio dei traditori. Il nobiluomo esponeva ai due interlocutori un sogno premonitore, che avrebbe avuto luogo proprio in questa terra contesa tra le due province.
“Questi pareva a me maestro e donno,
cacciando il lupo e lupicini al monte
per che i Pisan veder Lucca non ponno.”
Questa è la citazione al monte che divide le due città e che nel corso dei secoli è diventato simbolo di campanilismo e vanto. La targhetta posta 100 anni fa, in memoria di Dante, ricorda proprio i versi 28-30 del trentatreesimo canto dell’Inferno. Il Conte Ugolino, fu ritenuto un traditore perché dopo la sconfitta delle Melorie nel 1285, divenne podestà di Pisa e per fermare la Lega anti Pisa, di cui faceva parte anche Lucca, fu costretto a cedere ai lucchesi i castelli di Ripafratta, Bientina e Viareggio.
Prima della creazione del celebre “Foro” – la galleria che collega San Giuliano Terme e Santa Maria del Giudice -, le vie del Monte Pisano erano percorse per raggiungere i due capoluoghi, Pisa e Lucca. Ancora oggi i tanti sentieri sono percorribili e battuti, divenuti nel tempo meta dei tantissimi appassionati di trekking che in questa zona hanno trovato un piacevole rifugio nella natura. Gran parte di queste strade sono controllate e gestite dal CAI e si sviluppano intorno agli itinerari che un tempo erano ad appannaggio soprattutto dei pastori. Adesso, invece, forniscono ai tanti visitatori dei punti panoramici di indubbio valore.