Segue da IL MILITE IGNOTO, a Lucca. (1/2)
Il Ten. Tognasso fece prelevare la bara che fu posta isolata davanti all’altare, in posizione sopraelevata.
Le salme vennero bagnate con l’acqua benedetta prelevata dal Fiume Timavo; una fortissima commozione pervadeva tutta gente presente; le campane suonarono tocchi gravi e profondi, le batterie d’artiglieria nelle campagne adiacenti spararono colpi a salve d’onore. La banda della Brigata “Sassari” suonò in forma ufficiale l’inno dedicato ai caduti: “La leggenda del Piave”, o “La canzone del Piave”, scritta nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta, più noto con lo pseudonimo di E.A. Mario.
Poi successivamente la bara prescelta venne caricata sul Treno dell’Eroe per raggiungere Roma. Le altre bare vennero tumulate nel cimitero dietro la Basilica, dove sarà tumulata anche Maria Bergamas alla sua morte, il 22 dicembre 1953. La versione della figlia Anna riporta che lei gli avrebbe confidato successivamente, che avrebbe voluto scegliere tra l’ottava e la nona bara, ricordando i numeri della data di nascita del figlio, ma per essere sicura della scelta assolutamente anonima poggiò le mani sulla decima e con un urlo di dolore, scelse.
La bara venne posta in un pesante sarcofago, sorretto agli angoli da tre bombe a mano Sipe (scaricate…), e sopra venne posto il Tricolore, un elmetto Adrian 16, un fucile ’91 e una alabarda, simbolo della città di Trieste. Fu quindi caricato, come vuole la tradizione militare su un affusto di cannone e caricato su una vagone scoperto. L’affusto di cannone che trasportò il feretro del Milite Ignoto è custodito al Museo del Risorgimento del Vittoriano in Roma nell’ultima sala – dedicata alla Grande Guerra.
Un treno speciale trainato e spinto contemporaneamente da due locomotive a vapore della serie 740. Una traente e una spingente.
Il capotreno era il cervignanese Giuseppe Marcuzzi, pluridecorato al Valor Militare, che ebbe l’onore di far partire il convoglio, chiudendo così l’intensa e sentita giornata di Aquileia.
Le due locomotive erano necessarie per passare l’Appennino; il convoglio era composto da tante carrozze per gli accompagnatori ed era quindi molto pesante per cui occorreva una grande forza motrice. Due esemplari ancora funzionati di quelle locomotive 740 sono ancora in deposito a La Spezia a Pistoia.
Il sarcofago fu posto su una carrozza speciale, scoperta e ornata da fiori e fasci di fucili, scortata da soldati e carabinieri.
Sulla fiancata una grande scritta:
L’OMBRA SUA TORNA CH’ERA DIPARTITA
Il percorso fu molto articolato:
Il 29 ottobre partenza ore 8.00 da Aquileia; Udine; Treviso; Mestre; Venezia Santa Lucia. Poi il 30 ottobre ripartì da Venezia Santa Lucia; Padova Centrale, Rovigo, Ferrara, Bologna Centrale. Quindi Il 31 ottobre alle ore 6.24 da Bologna Centrale; Pracchia; Pistoia; Prato; Firenze Santa Maria Novella e Arezzo. L’ultima tappa il 1° novembre con partenza ore 9.45 da Arezzo; Chiusi; Orvieto; Orte; Roma Portonaccio con arrivo in serata e sosta notturna. Il 2 novembre mosse alle 8.43 da Roma Portonaccio per Roma Termini alle ore 9.00. La salma sull’affusto fu trasferita presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli.
Naturalmente questo itinerario fu diffuso a tutte le Prefetture affinchè fossero “sensibilizzati” tutti coloro che volevano salutare il percorso dell’Eroe. Un viaggio di 4 giorni, con 120 fermate. E in effetti il movimento popolare fu eccezionale e partecipato! Continuamente la gente assiepata ai lati della ferrovia fermava il convoglio per gettare fiori sul vagone della salma.
Tantissime persone attendevano ore e ore lungo la ferrovia ad il passaggio del treno, che procedeva lentamente. Molti volevano rendere un saluto a quella che poteva essere la salma di un loro parente mai ritornato. E, come in un romanzo di Guareschi, avvenne una cosa di straordinaria partecipazione emotiva. Molte persone orientate politicamente verso la fazione che aveva osteggiato questa commemorazione per imposizione di partito, preferirono disobbedire platealmente agli ordini delle segreterie politiche, e toltisi i distintivi dal bavero della giacca, andarono con mazzi di fiori e bandiere tricolori ad attendere il passaggio del treno per salutarlo.
Fu un momento di grandissima e commossa partecipazione popolare.
A Lucca le cose andarono più o meno così.
Il treno non passava da noi, ma sarebbe passato da Pistoia. Un problema in meno…
Il locale giornale Il SERCHIO aveva già presentato la notizia nell’agosto del ’21. Ma era passata in secondo piano rispetto al funerale dell’On Ferdinando Martini. Poi la notizia fu ripresa e la cosa cominciava a montare…
Con una Messa in ricordo dei caduti organizzata di concerto con il Presidio locale in San Romano il 2 novembre, l’Amministrazione pensava di aver chiuso la pratica “Milite Ignoto”…
La Giunta Comunale, ritenuto che il Sindaco avesse cose più importanti da fare che attendere il treno, deliberò di inviare una rappresentanza a Pistoia con un mazzo di fiori e casomai di mandare il Sindaco a Roma per la cerimonia finale.
La cosa non iniziava bene. Il Prefetto di Lucca. Dott. Di Donato richiamò la Giunta alle disposizioni ministeriali e quindi fu disposto di predisporre una cerimonia il 4 novembre da svolgersi in contemporaneamente con tutte le città e quella principale. Il Sindaco fu nominato Commissario per questa circostanza.
Il Sindaco, che non può far tutto da solo, provvide a far nominare tutta una apposita Commissione
Il Prefetto ordinò l’esposizione sugli edifici pubblici delle bandiere abbrunate;
A questo punto era necessario rivedere la decisione di andare in forma ufficiale a Pistoia, attendere il treno, salutarlo e poi andare a Roma per le celebrazioni conclusive. Per fortuna (loro) l’Avv. Gaetano Montauti mise a disposizione la sua auto personale per trasportare la delegazione lucchese a Pistoia il 31 ottobre. Era andata anche bene!
Contemporaneamente veniva accelerata la preparazione delle celebrazioni anche a Lucca.
Il Prefetto ordinò l’esposizione della bandiera abbrunata su tutti gli edifici pubblici, e al Giglio fu tenuta una apposita celebrazione con la partecipazione ad un corteo.
Anche a Santa Maria del Giudice e a Ponte a Moriano si tennero messe e commemorazioni.
Poi, tutto terminato, fu necessario rendicontare le spese; le gite a Roma costano…
E costò anche la Messa sul Piazzale Verdi officiata dal Vescovo.
Non mancò un elogio particolare al Segretario e al ViceSegretario del Comune per il gravoso impegno che si erano sobbarcati a scrivere tanto…
Torniamo a quella giornata a Roma.
Il 4 Novembre l’affusto di cannone con il sarcofago si avviò verso l’Altare della Patria seguito del Re.
IL Re Soldato che accompagna un soldato elevato al rango reale!
Tutta la cerimonia era pregna di significati altissimi. Erano presenti tutte le 275 bandiere di Guerra dei reggimenti che avevano combattuto.
All’arrivo si verificò una scena “unica” nella storia militare.
Nel Cerimoniale di Stato la Bandiera di Guerra si inchina, cioè l’alfiere la abbassa, SOLO davanti al Re. Oggi solo davanti al Capo dello Stato. E questa cosa si può fare solo una volta in tutta la cerimonia. Perché è la resa degli onori alla Massima Autorità, in questo caso il Re; oggi il Presidente della Repubblica Capo dello Stato.
Quando il sarcofago, portato a spalla da 16 decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare, iniziò la salita del Vittoriano per l’ultimo tratto, nuovamente tutte le Bandiere di Guerra, in maniera autonoma, senza alcun ordine protocollare, si abbassarono una seconda volta, come se fosse passato davvero un secondo Re. Il Soldato Ignoto.
Tra quelli che portarono a spalla il Milite Ignoto c’era l’unica Medaglia d’Oro di Lucca, l’Ardito Ten. Dario Vitali.
Purtroppo nel Centerario del 2021 la percezione del Milite Ignoto del nostro tempo è stata diversa.
A Lucca, grazie Umberto Stefani e ai Lions, una targa ricordo è stata posta in Piazzale Verdi.
A Roma invece, una “bestia” ministeriale, (a Roma ce ne sono tante), ha realizzato nel 2021 per il Centenario, un costosissimo manifesto commemorativo, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio, l’apposito Comitato, e le Ferrovie dello Stato.
A Roma direbbero “‘esticazzi!”
In una unica locandina i fenomeni romani sono riusciti a fare due errori storici bestiali!
- I soldati raffigurati sono portoricani nella Guerra di Corea, anni ’50.
- La cartografia sottostante rappresenta l’America Latina!
Povero Milite Ignoto.
Grazie per l’interessante articolo.
Gravissimo e imperdonabile l’errore del manifesto del 2021 !
Sono stata ad Aquileia nei primi giorni del mese di giugno del corrente anno e ho visitato il Cimitero degli Eroi , dove riposano gli altri dieci Militi ignoti. Sono rimasta molto delusa e rattristata dallo stato di abbandono del monumento, privo completamente di fiori freschi , con aiuole non curate e con una sola corona di alloro rinsecchita , presente lì da chissà quanti mesi, forse dal 4 novembre del 2022 !.
Sic transit gloria mundi!
Do you have access to World War I records of which unit a soldier was part of? My grandfather, Carlo Ponzi, from Oneta, was an ambulance driver during the War because he knew how to drive and that was not very common back then. This information was provided to me by my mother, Ilaria Ponzi Fellers. My grandfather, Carlo Ponzi, was born on 4 November 1892. Can you help me? Thank you.