Essere pisano e accettare Lucca come ultimo rifugio per riposare eternamente le membra, una storia anomala e inconsueta. Probabilmente anche nel passato questa doveva essere un’onta di grande pesantezza, una punizione incredibile considerando il campanilismo e la rivalità che intercorre tra le due città separate dal Monte Pisano, eppure tale è l’amaro destino a cui è andato incontro Ugolino Nino Visconti, figlio di Giovanni Visconti, signore del giudicato di Gallura in Sardegna, ed associato, nel 1286, dal nonno materno al governo della città di Pisa. Proprio la città della torre pendente lo tradì e lo mandò in esilio per due volte, così che lui scelse la città vicina e nemica per antonomasia, Lucca, come fulcro della sua vita e della sua azione. Da qui fra il 1288 ed il 1293, divenne l’ispiratore delle lotte che i comuni di Genova, Firenze e Lucca, sostennero contro la sua città natale.
Il Visconti non si riconciliò mai con Pisa, nemmeno in punto di morte, tanto che volle che il suo cuore, dalla Sardegna dove morì ancora giovane nel 1296, venisse trasportato a Lucca per essere sepolto in terra guelfa. Venne scelta la Chiesa di San Francesco a Lucca per accogliere le sue spoglie e, nella cappella a destra dell’altare maggiore vennero conservati i resti del monumento sepolcrale di Nino Visconti. Il suo cuore e alcune viscere imbalsamate vennero preservate in uno scrigno che, purtroppo, finì poi perso durante i lavori di rifacimento della Cappella, avvenuti nel 1746, e che causarono la distruzione dello stesso sepolcro.
Tuttavia, ancora adesso si può ricordare il passato perché esiste una targa in latino in quella cappella, che recita queste parole “Qui è il cuore illustre del nobile Ugolino, giudice di Gallura…”. Anche Dante Alighieri ricorda l’amico nel canto VII del Purgatorio (versi 46-60), essendosi conosciuti nel periodo del grande esilio del nobile pisano.