Negli ultimi anni della Grande Guerra, il numero delle diserzioni nell’esercito austro-ungarico subì una forte impennata.
Il malcontento generale dovuto alla forte oppressione politica, l’impoverimento generale dovuto al blocco economico, ma soprattutto gli aneliti di libertà e di indipendenza nella Mitteleuropa cominciavano a fare il loro lavoro.
La presa di coscienza delle masse popolari, le nuove idee socialiste, avevano disgregato la compattezza dell’Impero.
Molti soldati, soprattutto cèchi e slovacchi, disertavano per passare a combattere nelle file degli eserciti alleati, in particolare in quello italiano.
Nel 1916/17 addirittura fu formata una intera divisione cecoslovacca in Italia, operativa all’inizio del 1918 e fu formato anche il 39° Battaglione Informazioni, primo nucleo armato della futura nazione cecoslovacca.
Una delle zone di impiego fu la parte nord del Lago di Garda, sotto controllo austriaco. In particolare vi opera la II° compagnia “Avio” del 39 ° Btg.
Una delle principali attività fu la campagna informativa che portò a contenere l’offensiva austriaca del Doss Alto. Determinanti per questa attività informativa furono due soldati cèchi passati nelle linee italiane: il Caporale Alois Storch e l’appuntato Frantisek Tobek.
Il caporale Alois Storch era un caporale telefonista della 3° batteria del 13° Reggimento di artiglieria di stanza a Nago; era nato il 20 giugno 1893 a Ceska Lìpa; l’appuntato Tobek era del 21 marzo 1896, nato a Lazany.
I due, assieme da altri due commilitoni, Leopold Jeràbek e Jan Smarda, ricevettero il compito di infiltrarsi nelle linee austroungariche nella piana del fiume Sarca, subito a est di Riva del Garda.
La loro missione operativa era stata ideata dal Capo Ufficio Informazione della I Armata Italiana, Col. Tullio Marchetti.
L’obiettivo era infiltrarsi nelle loro vecchie posizioni, disseminare insicurezza tra i vecchi commilitoni, sollecitare la rivolta e la diserzione, raccogliere informazioni.
Compiti non facili ma che furono raccolti con entusiasmo dai giovani soldati disertori, tanto era l’odio e l’avversione per il vecchio regime dell’Impero Au e la voglia di indipendenza.
Furono infiltrati con una operazione nautica condotta dal Ten. di Vascello Orlando dott. Giuseppe, figlio del grande industriale della Metallurgia Grand. Uff . Luigi. Gli Orlando della S.M.I. di Fornaci…
Il Ten. Orlando nella notte del 2 luglio 1918 condusse un piccolo motoscafo a motore elettrico, lentamente e silenziosamente, fino alla sponda nemica alla foce del fiume Sarca.
Lì fece sbarcare i quattro infiltrati.
Poi fece ritorno, ma fu scoperto dalle postazioni austriache di Forte Brione e oggetto di alcune fucilate, così, per gradire.
Comunque riuscì a agganciare il MAS 20 in attesa nella acque più tranquille fece ritorno alla base di Sogno, vicino a Malcesine sul Garda, sponda sud del lago.
La missione dei quattro infiltrati non andò bene.
A causa dell‘allarme scattato a seguito della intercettazione del natante al rientro furono catturati quasi subito.
Aver indosso la vecchia uniforme austro ungarica, necessaria per meglio reinfiltrarsi nelle loro linee, giocò a loro sfavore.
Furono processati rapidamente dalla corte marziale, alla presenza dell’Arciduca Max, fratello dell’Imperatore Carlo I d’Austria, marito di quella Zita di Borbone-Parma, nativa di Capezzano Pianore a Lucca.
La sentenza era purtroppo già scritta. Inevitabile.
Il giudizio più severo fu per il caporale Storch; gli altri se la cavarono con condanne detentive.
Lo Storch affrontò con dignità e serenità il processo e la sentenza di morte per impiccagione.
Per regola dopo la sentenza aveva due solo ore di vita.
Scrisse una lettera di addio alla madre e nella notte fu condotto al patibolo, innalzato nella piazza di Riva del Garda a Maso Belli affinchè al mattino fosse ben visibile dalle linee italiane, a monito per i successivi tentativi.
Lo Storch rifiutò la benda e in segno di disprezzo e di grande coraggio, non appena infilò la testa nel cappio, da solo ritrasse con un salto le gambe, per non dare la soddisfazione al boia di farlo cadere lui!
Pochi secondi e morì nella notte.
La sua vista, al mattino, scatenò dalle linee italiane un violento fuoco di artiglieria di rappresaglia.
Questa esecuzione però giocò un ruolo psicologico negativo nelle linee austroungariche. I soldati ormai sfiniti e stanchi di quattro anni di guerra di logoramento, aumentarono il loro dissenso e l’avversione per l’Impero. Da li a pochi mesi si sarebbe dissolto completamente!