Esistono luoghi che sembrano usciti dal normale fluire del tempo, indifferenti al passare dei secoli e che suscitano di conseguenza lo stesso stupore che provarono i primi uomini che vi misero piede in un lontano passato. Uno di questi luoghi così affascinanti è il Bosco del Fato Nero, un’antichissima faggeta che si trova sulle Alpi Apuane, alle pendici del Monte Fiocca, sopra il paese di Arni (comune di Vagli di Sotto), a circa 1400 metri di altezza.
Caratterizzato dal peculiare colore verde scuro, il bosco deve il suo nome probabilmente a “Faggio nero”, la varietà di faggio che lo caratterizza. Antiche storie dicono che una volta i faggi crescevano così alti e fitti che dalle cime degli alberi non passava neanche un raggio di sole. Altre tradizioni invece sostengono che il nome del luogo derivi da “Fatto Nero”, per un presunto assassinio avvenuto in tempi lontani tra quegli alberi, oppure che con “Fato Nero” si intenda un terribile destino per coloro che vogliono addentrarsi nei sentieri che attraversano la faggeta.
IL FOLCLORE
Il Bosco del Fato Nero dunque è sempre stato attorniato da un alone di mistero e magia e, proprio per questo, posto come culla originaria di molte delle leggende e dei miti che popolano la Garfagnana. Tra le più popolari certamente quella che sostiene che la faggeta sia abitata dal popolo dei folletti, piccoli esseri magici, protettori della natura e amanti degli scherzi a discapito dei poveri viandanti. Essi uscirebbero dai loro nascondigli durante la notte per far festa, ritirandosi successivamente prima che spunti l’alba. Tra di loro si troverebbero anche il più famoso folletto del folclore lucchese, il Linchetto, lo spiritello dispettoso protagonista di tante storie per bambini e un suo vicinissimo parente, il Buffardello, anch’esso uno spirito burlone.
Un altro mito racconta che nel bosco sarebbe sepolto un favoloso tesoro che un giovane pastore aveva ottenuto da una fata. La storia narra di un giovane pastorello che si imbatté in una splendida fata dei boschi. Ammaliato dalla sua bellezza, cominciò a suonare per lei il suo amato zufolo e iniziarono così a danzare insieme. In dono d’amicizia il pastorello le porse un mazzetto di fiori e la fata per ringraziarlo della sua generosità, li trasformò in tante monete d’oro prima di sparire come per incanto. Il pastorello avrebbe così sepolto quelle monete per recuperarle quando ne avesse avuto bisogno. C’è chi crede dunque che quel fantastico tesoro sia nascosto ancora lì, sotto le radici di uno dei faggi.
Una leggenda più lugubre vede il bosco abitato dagli Streghi, altre figure tipiche della tradizione popolare. Nonostante il nome, essi non sono strettamente legati alle figure tipiche di streghe e stregoni canonici, ma si tratterebbe di personaggi le cui origini rimandano a vecchi cultori di riti sciamanici che per lungo tempo sopravvissero sul territorio. Lo Strego dunque è una figura più ambigua, che si raduna di notte in gruppi per celebrare i suddetti riti pagani, non per forza per perpetrare il male ma i cui oscuri poteri, come quello di trasformarsi in sciami di insetti o in altre creature notturne, lo hanno caratterizzato come un grande spauracchio.
Più una “leggenda metropolitana” che vera leggenda legata al folclore, narra invece che un fulmine in pieno giorno uccise il figlio di un pastore del luogo che era stato invitato da un altro pastore a mangiare polenta nel suo rifugio e i cui resti furono in seguito trovati carbonizzati dalle squadre di ricerca. Certamente non poteva mancare alla storia del luogo un fatto più da cronaca nera che da saggio sulla cultura popolare.
Per gli amanti della natura, ma anche per chi si interessa di folclore o mistero, il Bosco del Fato Nero è sicuramente un meraviglioso luogo da visitare.