Memorabile. È questo l’aggettivo più appropriato che si deve usare per esprimere in sintesi il giudizio sulla manifestazione che si è svolta nel giardino di Casa Pascoli nella notte del 10 agosto.
A motivare quell’impegnativo giudizio è sufficiente il riferimento alla cifra del pubblico intervenuto: sicuramente molte di più di 500 persone. Il Presidente Adami che da casa ha seguito l’evento in diretta, grazie alle premurose telefonate della brava Claudia Bilia, mi dice che i presenti erano 700 e credo che abbia ragione.
In ogni caso la visione della gente che in ordinata processione risaliva la strada che conduce alla casa del Poeta aveva in sé qualcosa di assolutamente straordinario, che merita di essere sottolineato.
Non credo che sia facile vedere in giro una scena del genere: una massa di, uomini e donne, autorità confuse con gente anonima, che si accalcava all’ingresso della Chiusa ed una volta varcato il portone e superata la breve galleria, provando una intesa emozione si immergeva in quel luogo magico che è il giardino di Casa Pascoli.
E qui si deve fare una sosta per riconoscere il grande merito del Presidente Adami che ha saputo recuperare lo spirito del luogo con un lavoro paziente che ormai dura da anni.
Ecco adesso finalmente quell’ambiente, che dava al Poeta la gioia di vivere una appagante condizione di pace, è tornato ad essere come lo aveva voluto Giovanni Pascoli: un piccolo regno della Natura, con tanti alberi, dove gli uccelli fanno il nido, e tanti fiori che confortano le buone api impegnate a produrre il miele. E poi ancora severi cipressi che parlano ai nostri cuori e ci sollecitano ricordi che sono insieme dolci e amari. E dalla parte che scende verso il basso una vigna, piccola, ma in buona salute che ogni anno produce un vinello che aggrada il palato.
Peer aver visto e sofferto le penose condizioni in cui era ridotta la Chiusa, che veniva utilizzata a discarica, vederla oggi restituita a quella sua semplice bellezza che incantava il poeta mi fa scrivere un convinto elogio per chi è riuscito in un‘impresa che fa di Casa Pascoli uno dei luoghi della cultura nazionale.
Tanto per non girarci attorno mi preme insistere su questo punto: il recupero degli ambienti di casa Pascoli è un’operazione culturale che inserisce a pieno titolo il territorio della Valle del Serchio in quel circuito dei luoghi della cultura e dell’arte che sono parte attiva della civiltà italiana. Stando così le cose sarebbe proprio il caso che il ministro della Cultura, professor Sangiuliano, decidesse di fare una visita a Castelvecchio. Lo aspettiamo.
Tanto per non farci mancare nulla voglio solo aggiungere che questa impresa culturale, alla quale, come sempre, ha attivamente contribuito la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, è stata possibile grazie al generoso impegno di tanti buoni castelvecchiesi, con il Presidente Adami i volontari della locale Misericordia che dimostrano coi fatti quanto sia presente nella comunità il sentimento di riconoscenza per Giovanni e Mariù Pascoli.
Nessuna sollecitazione ad agire in questa direzione è venuta dai professoroni, o sedicenti tali, che per anni sono saliti alla casa del Poeta ed occupati come erano a raccogliere pettegolezzi per trarne racconti per deliziare comari inacidite e lettori morbosi non si accorgevano dell’incuria dell’ambiente.
Andiamo avanti e passiamo oltre. Adesso che mi sono tolto quale sassolino dalle scarpe posso riprendere a raccontare la serata. Ottimi l’ambientazione e l’allestimento, curato come si deve per un evento di quel genere. Un vero e proprio modello da replicare. Di sicura qualità il parterre dei protagonisti, a cominciare da Massimo Ghini che ha interpretato Pascoli con intelligente partecipazione stabilendo una forte connessione con il pubblico che gli ha riservato applausi e consensi. La sua “Ora di Barga” merita di essere riascoltata così come “La mia sera” interpretata da Letizia Toni.
All’altezza del compito, non sempre agevole, l’Ensemble Le Muse, diretto dal maestro Andrea Albertini che ha accompagnato l’esecuzione delle soprano Alida Berti e Linda Campanella e del tenore di origine garfagnina Carlo Raffaelli che ci auguriamo di rivedere e riascoltare presto a Lucca. Condotta con sobria misura da Luca Scarlini, che dell’appuntamento pascoliano è una colonna portante, la serata, sotto la regia del lucchese Alessandro Bertolucci, anche lui un veterano, si è svolta intrecciando poesia e musica con la rievocazione dei momenti cruciali del rapporto Pascoli – Puccini con la lettura di brani dei carteggi e di quel magistrale articolo che il giornalista Guelfo Civinini dedicò alla visita del Maestro al Poeta.
Per una volta la conclusione dello spettacolo ha lasciato un po’ di amaro in bocca perché il pubblico avrebbe voluto averne ancora una parte.
Dovrà attendere un anno e ritrovarsi a casa Pascoli per un nuovo 10 agosto.
Quello del 2024 è stato memorabile. Degno del Centenario.
Sicuramente una serata come dice il Professore memorabile da ricordare tanta bella gente. I miei complimenti al tenore Carlo Raffaelli.