La guerra, in questi nostri tempi martoriati, è quotidianamente al centro della cronaca. Le due guerre gemelle di Russia-Ucraina e Israele-Hamas fanno il loro macabro conto di morti, danni, disperazione.
Gemelli diversi, sia chiaro.
Da una parte abbiamo un paese che è stato attaccato militarmente da un altro paese con l’intento di sovvertirne l’ordine politico prima e, una volta fallito questo obiettivo, con lo scopo di depredarne le parti più pregiate. Magari puntando ad una strategia di strangolamento per recuperare il progetto iniziale.
Dall’altra abbiamo una formazione guerrigliera che ha attaccato un paese vicino con il solo scopo di fare morti e scatenare una guerra. Guerra che, era chiaro sin da subito, avrebbe portato a un elevato costo di vittime civili proprio e intenzionalmente tra i palestinesi (ricordate il leader di Hamas Ismail Haniyeh che disse: «Abbiamo bisogno del sangue delle donne, dei bambini e degli anziani per risvegliare dentro di noi lo spirito rivoluzionario… per spingerci ad andare avanti»?).
Due strategie diverse: una che punta a distruggere l’altro, l’altra che porta la morte in casa per incendiare gli animi e proseguire così la guerra.
Ma la crisi in Medioriente si è alimentata anche della debolezza politica della leadership di Israele che per sopravvivere al proprio crepuscolo ha portato lo scontro alla più sanguinaria drammatizzazione consapevole che più il sangue scorre meno la gente riesce ad essere obiettiva. La stessa strategia, a parti inverse, della leadership di Hamas. E, in questo senso, chi ha dato il via a questo dramma fa davvero poca differenza. Il modo in cui Israele ha condotto la guerra contro Hamas è oltremodo fuori da ogni proporzionalità tra offesa e reazione; tra obiettivi e strumenti. E non solo per i numeri assoluti (oltre 30’000 morti sono un peso immenso e incomprensibile) ma anche per le motivazioni che hanno spinto i leader delle due guidano i contendenti e di cui abbiamo detto; le metodologie che non tengono in alcun conto la morte; e la fame le conseguenze di lungo periodo che lasceranno strascichi di mortale odio in una popolazione che comunque vivrà lì accanto ad Israele per il futuro.
In tutto questo però le parole che hanno più suscitato scalpore sono state quelle del Pontefice sulla guerra in Ucraina. Parole che indicano come prospettiva l’accettazione dello status quo per l’avvio di un negoziato per la pace. Parole che, dette da un capo di stato, fanno effetto.
La sensazione, leggendo le parole dell’intervista e le precisazioni della sala stampa, è che sia più un desiderio di veder finire una guerra, con il suo carico di sofferenze e dolore, che la posizione politica della Santa Sede. Eppure la richiesta di accettare la trattativa sulla base della sconfitta non può essere derubricata a mera preoccupazione o reazione emotiva.
La preoccupazione della Santa Sede è quella della evoluzione della guerra. Preoccupazione legata all’espansione della guerra e al coinvolgimento di altri attori. Possibilità non meramente di scuola anche guardando a quanto emerge dalle dichiarazioni anche di Macron, il capo di stato della nazione più belligerante di Europa.
Eppure non si può non chiedersi che cosa comporterebbe la decisione di accettare quanto si è perduto per l’azione di forza. Equivarrebbe a dire che la Russia potrà, un pezzo alla volta, incamerare altri territori: ucraini ma anche di altri stati. Una prospettiva che non può non suscitare altrettanta preoccupazione del preoccupante andamento della guerra. E non meno potenzialmente grave per la pace internazionale e per i ricchi di guerra globale.
La domanda che resta da sempre nella storia è: la guerra difensiva è portatrice di maggior sicurezza nel lungo termine o è meglio accettare la dominazione altrui in cambio della pace? E di quale tipo di pace?
Per quel che ne penso io il fatto di intervenire in aiuto dell’Ucraina, da parte di altri Paesi, non può che aumentare il rischio che la guerra si propaghi ancor di più.
Per quel che riguarda l’ingiustizia di un Paese attaccato, penso che quando la vittoria sembrerebbe impossibile data la disparità delle forze implicate, il continuare la guerra ma, direi, anche il solo averla iniziata, non può che essere controproducente: che senso ha difendersi contro un Paese che ha armi atomiche e sembrerebbe disposto ad usarle? Ad usarle non appena si vedesse alle strette?
Non sono un esperto di guerra ma, di fronte all’evidenza suddetta, io avrei, da Ucraino, soprasseduto all’onore di Patria e detto: ci invadete? Benvenuti nel nostro Paese. Accomodatevi pure: avete la forza ma non la ragione.
Non ci sarebbero stati morti civili, non ci sarebbero stati palazzi e strutture da ricostruire, non ci sarebbero stati militari morti; tanti, da ambo le parti.
Poi, magari, resistenza passiva.
E se, allora, alla Russia venisse in mente di occupare anche altri Paesi, il nostro compreso?
Stesso discorso, salvo rimarcare il grosso “SE” dovesse accadere.
Se dovesse porsi il problema allora si vedrà.
Nel frattempo i commercianti di armi si arricchiscono e la gente muore, le sue case distrutte. E, poi, qualcuno si arricchirà, forse, con la ricostruzione.
Se questa è logica…
Per la Palestina, se proprio non si riesce a far convivere in pace due etnie diverse… Ed il motivo per cui non accade c’è, evidentemente.
Come si può, dati gli antefatti?
Io penso che, comunque, la guerra non sia tra Israele e Palestina, ma tra Israele ed Hamas e, contemporaneamente, tra Hamas e Palestina tenuta in ostaggio; molti contadini, povera gente che vorrebbe solo vivere in pace si trova coinvolta suo malgrado in una guerra della quale, in maggioranza, loro non interessa (salvo vendicare le vittime assassinate in famiglia: e così si alimenta odio e vendetta).
In un Mondo civile la guerra sarebbe, tutta, considerata crimine di guerra. O, meglio, pazzia.
Comunque si voglia intendere, il Papa propone di fatto la resa dell’Ucraina e la conseguente annessione alla Russia del territorio ucraino progressivamente – dal 2014- occupato. Non v’è il minimo dubbio che Il Pontefice sia mosso da alti principi umanitari. Ma la sua affermazione è decisamente grave in quanto annulla i fondamenti del diritto internazionale alla civile e costruttiva convivenza dei popoli in base ai quali non si possono modificare con la forza i confini di paesi indipendenti. Ciò per non legittimare la legge del più forte. Hitler ieri, oggi Putin sanno molto bene che nei paesi retti da veraci democrazie, dopo un certo tempo, cresce la stanchezza per il prezzo da pagare per difendere la libertà – in particolare se. al momento, quella altrui – e per garantire una pace vera, senza ricatti., e stabile .Di gran lunga meglio sarebbe stato se avesse chiesto, anche nella sua qualità di Capo di Stato, l’avvio senza indugi di negoziati di pace previo ritiro delle truppe russe dai territori occupati [e, in medio-oriente, previo il rilascio degli ostaggi].
La differenza tra il nazismo e l’invasione russa, a parte i metodi abbastanza simili, come simile la follia degli invasori
(e con i folli non è, a mio parere, possibile dialogare e fare patti attendendosi che siano rispettati in futuro, specialmente quando hanno la forza, anche se non la ragione),
la trovo nel fatto che le armi nucleari, durante la guerra con i nazisti, le avevano “i buoni” (“buoni” fintantoché non le hanno usate su innocenti civili coinvolti dalla pazzia e dalla propaganda della loro classe dirigente), mentre ora le hanno gli invasori, i folli che minacciano di usarle.
Poi, ormai, le armi nucleari, purtroppo, le hanno in molti, Europa compresa.
E, alla prima atomica che partisse, inviata da un folle, si scatenerebbe una automatica catena di altrettanto folli lanci a reazione che, probabilmente, distruggerebbe quasi l’intero mondo.
Certo, saremmo tutti morti ma, almeno, il principio, giustissimo, che non si debbano annullare i fondamenti del diritto internazionale ed il diritto alla civile e costruttiva convivenza dei popoli in base ai quali non si possono modificare con la forza i confini di paesi indipendenti, si sarebbe certo fatto valere! Ma la soddisfazione, probabilmente, di veder rispettato tale principio, la vedrebbero in ben pochi; i morti non provano, immagino, soddisfazione.
Che proposta reale c’è, utile ad evitare che accada ciò, a parte gesti scaramantici?
Proposta fattiva, reale, attuabile in pratica, e non chiacchiere da talk show tipo “c’è un aggressore ed un aggredito”, cosa che neanche ci sarebbe bisogno d dire in quanto sotto gli occhi di tutti.
Arricchirsi con la guerra, vendendo armi e promettendo ricostruzione?
I morti non si ricostruiscono.
Una qualche riposta al suo quesito Le è offerta dalla Sign,ra Maria Cristina: “Penso che sarebbe ora che il conflitto ucraino avesse fine e che si arrivasse a concreti negoziati di pace”. A ciò si potrebbe aggiungere che sarebbe stato ancor meglio e sicuramente decisivo che una guerra non fosse mai stata iniziata. Mi sbaglio?
P.S.: desidero a mia volta chiederle perché si cela dietro l’anonimato in un sito come questo di spessore culturale e informativo?.
Sì, sarebbe stato ancor meglio e sicuramente decisivo che una guerra non fosse mai stata iniziata.
Ma non è, questa, una risposta al mio quesito in quanto, nel mio commento del 12 marzo 2024 già prima, personalmente, lo affermo laddove scrivo:
“… Per quel che riguarda l’ingiustizia di un Paese attaccato, penso che quando la vittoria sembrerebbe impossibile data la disparità delle forze implicate, il continuare la guerra ma, direi, anche il solo averla iniziata, non può che essere controproducente: che senso ha difendersi contro un Paese che ha armi atomiche e sembrerebbe disposto ad usarle? Ad usarle non appena si vedesse alle strette?…”.
Estrapolo: “… anche il solo averla iniziata…”.
Per la Sua domanda sul perché io mi “celi” dietro l’anonimato Le rispondo, ringraziandola per l’interesse nei miei confronti, che io non mi celo, in quanto i tenutari del sito hanno gli elementi per risalire a richiesta delle autorità alla mia persona (salvo eventuali errori) e che, il mio cognome nulla direbbe a nessuno dato che sono un anonimo, comunque, sconosciuto cittadino.
Di questi tempi, comunque, nel bene e nel male, a torto o ragione, penso che sia sempre meglio non cercare i cosiddetti cinque minuti di notorietà per tutti di cui parlava Andy Warhol quando dichiarava ““Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti” (Andy Warhol), personaggio che non conosco non avendo approfondito la sua storia, dato che, “a pelle”, non mi ispira una grandissima simpatia.
Potrei dire che, dopo aver ascoltato giovanissimi “sciroccati”, sull’autobus che, a proposito dell’uso di apparecchiature tipo smartphone ed altro dichiaravano apertamente che loro volevano avere (genericamente) notorietà, ed abbiamo visto in quali modi, spesso scellerati ed assassini alcuni la cercano, confondendo l’essere famosi (per qualcosa di positivo) con l’essere famigerati, cerco di non confondermi con loro; ma il motivo non è questo: anche perché, come giustamente dice Lei, questo è un sito di spessore culturale ed informativo. Quindi mentirei: in realtà cerco solo la sicurezza di una privacy, anche se cerco di scrivere solo ciò che possa non destarmi eccessivi motivi di preoccupazione e non tutto quello che, a volte, vorrei, in ciò che scrivo quando parlo, in generale, della attuale situazione sociale e politica.
Potrei rigirarle la domanda chiedendo: perché dovrei scrivere il mio cognome?, e a chi interesserebbe, dato che sono un perfetto sconosciuto tra i circa sessanta milioni di italiani?
Un caro saluto,
Giuseppe C.
PS: Probabilmente “Umberto D.” era più conosciuto di me.
Mi accorgo di non aver risposto esaurientemente, ma solo a una parte delle domande.
Non ho risposto laddove Lei scrive, riferendosi al commento della Gentile S. Maria Cristina:
“… “Penso che sarebbe ora che il conflitto ucraino avesse fine e che si arrivasse a concreti negoziati di pace… ”.
Anche questa non è una risposta alle mie domande dato che, già nel mio commento precedente del 14 marzo 2024, scrivevo:
“… con i folli non è, a mio parere, possibile dialogare e fare patti attendendosi che siano rispettati in futuro, specialmente quando hanno la forza, anche se non la ragione…”.
E, se hanno tale forza, perché, data la loro prepotenza e sragione, dovrebbero venire a patti?
In pratica, la domanda generale che io pongo è:
perché si è iniziata, e continuata, una guerra con una potenza/e che dichiara, e lo ha scritto in Costituzione, di essere disposta a rispondere con armi atomiche, e che, dato che le armi nucleari, purtroppo, le hanno in molti, Europa compresa e che, alla prima atomica che partisse, inviata da un folle, si scatenerebbe una automatica catena di altrettanto folli lanci a reazione che, probabilmente, distruggerebbe quasi l’intero mondo, con le immaginabili conseguenze, ovvero morte e devastazione di gran parte del mondo come noi lo conosciamo?
Non vedo, nella mia limitatezza mentale, altri motivi che due:
1) Siamo pazzi? (frase parzialmente censurata/modificata).
2) Forse qualcuno pensa di arricchirsi vendendo armi?, di arricchirsi con la ricostruzione? e, costui, si sente al sicuro dentro qualche luogo, o bunker, ove proteggersi (ma per quanto tempo, dopo i lanci di atomiche migliaia di volte più potenti, peraltro, di quelle follemente lanciate sui civili ad Hiroshima e Nagasaki?).
Io non trovo risposte; e Lei?
Giuseppe C.
Prodigo di risposte, aggiungo a quella già da me data, in merito alla Sua domanda:
“… P.S.: desidero a mia volta chiederle perché si cela dietro l’anonimato in un sito come questo di spessore culturale e informativo?….”
che io non mi celo per niente dietro l’anonimato ma, peraltro, semplicemente, per precisione e rigore, completo i campi obbligatori finora richiesti dal sito per commentare, ovvero:
“Nome:*” “E.mail:*”.
Non è richiesto il cognome e io non lo indico, peraltro non essendo così esibizionista da sfoggiare la mia casata!
Anzi, per maggior precisione, elimino anche il “C.”
Scherzosa risposta.
PS: a volte sono un po’ polemico, ma solo per scherzosa simpatia.
Giuseppe
Io Le ho pluri risposto; ma se le mie risposte si fanno attendere nella pubblicazione…
Giuseppe.
Anche ora mi accorgo di aver tralasciato un particolare nella mia risposta:
Laddove scrivo (riporto solo parzialmente):
“… In pratica, la domanda generale che io pongo è:
perché si è iniziata, e continuata, una guerra con una potenza/e che dichiara, e lo ha scritto in Costituzione, di essere disposta a rispondere con armi atomiche…”,
sottintendevo scrivere:
“… In pratica, la domanda generale che io pongo è:
perché si è iniziata, e continuata, ed alimentata con aiuti economici e di armi, quindi coinvolgendosi in una guerra che non ci apparteneva, con un Paese non aderente alla NATO, una guerra con una potenza/e che dichiara, e lo ha scritto in Costituzione, di essere disposta a rispondere con armi atomiche…”.
Ripeto:
“… ed alimentata con aiuti economici e di armi, quindi coinvolgendosi/ci in una guerra che non ci apparteneva, con un Paese non aderente alla NATO?…”
Giuseppe C.
Con plurimi e addirittura reiterati interventi (compulsivi?) v’è il rischio di abbassare questo valido sito al livello di certi banali “socials”, tipicamente fondati sull’ anonimato. Questo solo nella migliore delle ipotesi può essere compreso e giustificato come una sorta di “copertina di Linus” usata da chi vi ricorre.
Mi creda, rispetto le sue opinioni fino in fondo, opinioni che però senza spunti di argomentazione restano pure affermazioni . Lo scontro delle idee non è confronto. Detto ciò, preferisco tacere non intendendo contribuire al suddetto potenziale svilimento.
Quanto poi alle domande sulla guerra, cosa vuole che possa dirle chi non è né un generale di un qualche esercito, né un capo di stato o di governo od anche soltanto un politologo e rifugge dall’essere un “tuttologo”?
A costo di far sembrare che io rischi di “svilire a livello di certi banali social fondati sull’anonimato questo valido sito” con miei compulsivi interventi (non capisco l’allusione alla copertina di Linus, mai letto) e nel ringraziarla per rispettare fino in fondo le mie opinioni che, però, affermo, contrariamente a quanto da Lei asserito, ritengo in genere ben argomentate fino in fondo (perlomeno per chi abbia la pazienza di non leggerle superficialmente), mi vedo costretto a rispondere di nuovo, assicurandola che io scrivo solo (parte di) ciò che penso e, dopo averlo argomentato, non mi pongo neanche il problema di considerare se ciò che ho scritto sia scontro o confronto: è, semplicemente, ciò che penso.
Le “domande sulla guerra”, come Lei le chiama, vanno interpretate, mi sembrava chiaro, dichiarazioni in senso generale rivolte a me stesso, e non rivolte a Lei, né ad altri: Le avevo forse espressamente richiesto un Suo parere in merito?
Mi vedo, quindi, per il rispetto dovuto da me stesso a me stesso, costretto, ancora una volta a risponderle, essendo stato chiamato in causa in quanto, se Lei, come scrive, avesse preferito tacere, avrebbe soprasseduto, invece di rispondere a Sua volta nei termini usati.
Temo che una mia risposta completamente sincera, e il mio spiegare come (posso sbagliare) interpreto i suoi interventi nei miei confronti, rischierebbe di portare a prendere una brutta piega alla questione, quindi me ne astengo e, semplicemente, per sgonfiare questo pallone (per me) nato dal nulla che si è creato, preciso che:
1) Le rammento, al riguardo del voler insistere nel richiedere i fatti miei, ovvero il mio cognome, accusandomi di celarmi dietro l’anonimato (cosa ho da “celare” in quanto cortesemente espresso?), e nel criticare il mio modo di commentare che, invece, nel Suo caso, mi sembra, sia senza argomentare, ma solo “affermando” coraggiosamente, ricevo quasi l’impressione, naturalmente sbagliata, come se Lei volesse svelare ciò che anche altri pensano ma, contrariamente a Lei, sopportano senza lamentarsi,
2) che, dai dati che non appaiono, in possesso dai gestori del sito, in caso che chi ne ha il potere e il diritto lo richieda, si può risalire alla mia persona;
3) che il sito, finora, non richiede il cognome ma soltanto “Nome” ed “e mail”, per commentare.
Quindi, in mancanza di un intervento da arbitro obiettivo dei gestori del sito nella questione intervenuta, mi vedrò, mio malgrado, costretto ad abbandonare lo stesso, lasciando discutere tra di loro solo chi abbia il “lignaggio” che “a Lei” sembra necessario per appartenere a tale circolo culturalmente valido (sono d’accordo, altrimenti non ci scriverei).
Contento?
In attesa, breve, dell’eventuale intervento, saluto tutti cordialmente.
Giuseppe.
Nessun commento
(ttamne che tutti siamo utili ma nessuno e’imdispenabaile))
Penso che sarebbe ora che il conflitto ucraino avesse fine e che si arrivasse a concreti negoziati di pace. In fondo è questo che il Pontefice chiede da due anni. Mi pare che però non ci sia molta voglia in giro per far questo e che , in fondo, la guerra faccia comodo ai soliti costruttori di armi , sostenuti da alcuni Stati, che si ingrassano sul sangue delle vittime civili innocenti e militari. Mala tempora currunt, sed peiora parantur…..immaginiamo cosa accadrà all’inizio del nuovo anno solare qualora negli Usa diventasse Presidente Trump.
Concordo pienamente con quanto affermato da Paolo Mariti. Ci sono inquietanti paralleli tra quanto precedette la seconda guerra mondiale con l’annessione dell’Austria prima, quindi l’occupazione dei Sudeti e dell’intera Cecoslovacchia poi, infine l’aggressione alla Polonia. Oggi stiammo assistendo allo stesso schema: prima la Crimea, oggi l’Ucraina, domani forse la Moldavia e riflettono una poì? Purtroppo siamo già in una guerra, piaccia o no, tra chi vuole sovvertire l’attuale ordine mondiale scaturito dal crollo dell’Unione Sovietica Russia, Cina , Iran, Nord Corea e le democrazie occidentali. Bisogna scegliere da che parte stare, e sperare che non si giunga all’uso delle armi nucleari. Quanto agli appelli di Papa Bergoglio, quasi sempre poi corretti dalla sala stampa vaticana, lasciano francamente il tempo che trovano: Putin sarà pur un criminale, ma non è uno sprovveduto, perchè dovrebbe mettersi a trattare ora e non aspettarel ‘esito delle elezioni americane e, Dio non voglia, la vittoria di Donald Trump, che significherebbe la fine certa dell’indipendenza ucraina e lascerebbe l’Europa, militarmente insignificante, alla mercè dell’asse Russo – Cinese che già si sta spartendo buona parte del continente Africano?
Ripeto:
Che proposta reale c’è, utile ad evitare che accada ciò, a parte gesti scaramantici?
Proposta fattiva, reale, attuabile in pratica, e non chiacchiere da talk show tipo “c’è un aggressore ed un aggredito”, cosa che neanche ci sarebbe bisogno di dire in quanto sotto gli occhi di tutti.
Arricchirsi con la guerra, vendendo armi e promettendo ricostruzione?
La ricostruzione, forse, può arricchire qualcuno, ma i morti non si ricostruiscono.
Quindi:
Attenderei a spendere soldi per costruire case green, perlomeno fintantoché non si abbia risposta a tale domanda.
[…] articolo sul tema «Guerra e pace» ha suscitato reazioni contrastanti. Quindi vogliamo tornarci […]
“Finora si dava per scontato che l’Ucraina di Zelenski desse filo da torcere ai Russi, ma ora pare che, non potendo più contare sulle forniture di munizioni Americane e dall’Europa, la cosa per l’Ucraina si stia facendo seria . Per fortuna pare che (ultimissima notizia). Zelenscki stia optando non per una resa, che in effetti poi non é ancora nemmeno all’orizzonte, ma di sedersi ad un tavolo di pace e di concordia col diavolo Russo al quale é disposto a lasciare la Crimea e parte del Donbas , effettivamente di estrazione russofona (e quindi ben contento dell’accordo, mentre il resto del paese viene nominato Stato Ucraino il quale poi entrerebbe subito a far parte della NATU col risultato che la Russia non si potrebbe lamentare, Ci starà Putin o farà i capricci? Speriamo di no che si accontenti della decisione e firmi il trattato. Ai posteri….etc, etc”