Gli euroscrocconi

-

Ci piace descrivere Trump come un rozzo infantile prepotente. E, davvero, non è difficile presentarlo come tale. Ma la combriccola che ha intorno è la claque che accompagna sempre i potenti esagerandone tutti i difetti.

Al confronto con il suo vice, Vance, Trump finisce per sembrare un pacioso moderato. Ma una domanda è sottesa all’offesa mandata in mondo-visione: perché gli USA dovrebbero davvero spendere decine e centinaia di miliardi di dollari per proteggere l’Europa?

La risposta che ha retto finora era: perché, in fondo, è un buon affare.

E lo è stato davvero. La difesa statunitense ci ha regalato anni di tranquillità. Ma è stata anche lo strumento con cui gli USA hanno colonizzato il mercato della difesa europeo e mondiale vendendo molto degli armamenti prodotti oltre oceano a tutte le democrazie che hanno usufruito del suo ombrello. Inoltre ha definito degli standard «de facto» in materia militare che facilitano i commerci e la penetrazione dei suoi prodotti.

Ma il vero vantaggio economico non viene dai commerci di prodotti ad uso militare. Il vero vantaggio è più impalpabile. La difesa esterna ha favorito i processi di disgregazione dell’Europa. Ha cioè contribuito significativamente a non avvertire il bisogno di fare grandi passi avanti nel processo di integrazione tra le nostre democrazie. E questo lavoro di contenimento è un lavoro a cui tutti i presidenti USA si sono sempre dedicati con assiduità: democratici o repubblicani su questo hanno sempre avuto le idee chiare. Una Europa unita è un soggetto di potere confrontabile con gli Stati Uniti; i singoli stati d’Europa invece no. Se poi questi stati sono senza una propria deterrenza militare meglio ancora. Non potranno avere una strategia davvero autonoma sul piano delle relazioni internazionali. In questo modo l’America si è garantita dei mercati aperti senza avere dei contrappesi politici con cui dover trattare.

Certo, controaltare di questa politica è sempre stato dare un’immagine di stabilità e affidabilità che rendesse questa cessione di sovranità non preoccupante. E il sistema ha funzionato bene per oltre 70 anni. Anni nei quali l’Europa ha effettivamente fatto dei passi avanti ma senza arrivare mai davvero ad una unità politica.

Poi è arrivato Trump con la sua banda di esagitati. E in effetti in questo governo non avrebbe stonato neppure Angeli (ve lo ricordate quello che, nell’assalto al Campidoglio, girava mezzo nudo con le penne da capo indiano?).

E l’immagine di affidabilità si è dissolta.

Oggi la domanda che non possiamo più non farci è: possiamo davvero credere che un mondo senza guerre sia possibile?

Davvero possiamo fare a meno di una deterrenza militare?

Non rischiamo di essere appetibili prede?

I latini dicevano «si vis pacem para bellum» (se desideri la pace sii pronto alla guerra). È solo il retaggio di un mondo antico e violento o è una massima ancora valida?

Io credo che la deterrenza militare sia un bisogno inestinguibile. Come lo è la polizia all’interno dello stato. Una forza controllata e costituzionalizzata che possa garantire che nessuno possa avere l’impunità per le proprie azioni ostili.

Ma serve anche come necessità di civiltà: se lo stato forte non si erge a difesa degli stati deboli, non per nuove forme di colonizzazione, me per un impegno di equilibrio e di giustizia, a che diritto si può definire civilizzato, migliore o eticamente giusto? Non è dovere di tutti essere di aiuto al debole e non lasciare che venga sopraffatto dal prepotente? O queste cose le diciamo solo per giustificare uno scandalo morale tanto dichiarato quanto imbelle? E poi, in fondo, restare impassibili di fronte alle prepotenze non favorisce proprio quel meccanismo di rafforzamento di poteri irresponsabili che, prima o poi, possono venire a bussare alle nostre porte con esiti molto più catastrofici?

Perché un imperialismo non contrastato nella fase embrionale (non necessariamente con le armi ma la deterrenza militare è anche solo minaccia o sostegno indiretto) produce possibilità di rafforzamento dell’impero nascente. E l’imperialismo, una volta radicato, cerca sempre nuove sfide, nuove conquiste e nuovi spazi vitali. Presto o tardi arriverà a volgersi anche verso di noi.

Se qualcosa ha insegnato la Seconda guerra mondiale è che lasciare che un imperialismo cresca libero è un pessimo affare. Se c’è una cosa che ha insegnato la Guerra Fredda è che un imperialismo contrastato con determinazione e fermezza può essere controllato anche senza arrivare davvero ad una guerra. E salvando, per quella strada, la libertà di centinaia di milioni di persone (in Europa). La prima ha mietuto milioni di vittime e una devastazione inenarrabile. La seconda ci ha tenuto con il fiato sospeso per la determinazione dell’impero ostile (quello russo) ma, sebbene con molti rischi, si è conclusa senza danni.

Oggi quegli statisti che capivano queste cose non sono più presenti di là dall’oceano. Rendendo necessario che si palesino di qua dall’oceano.

Ma, va detto, un tale tipo di statisti, se presenti, sono davvero ben rimpiattati. E il titolo di euroscrocconi per una difesa desiderata gratuita e senza pensieri non è davvero del tutto immeritato.

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

Share this article

Recent posts

Popular categories

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Recent comments