Spesso capita che quando si pensa ad attività o esercizi storici a Lucca, il pensiero si limiti a quelle collocate all’interno delle mura e di conseguenza del centro storico. La nostra città però può vantare un’intera costellazione di storiche attività e tra esse vi possiamo inserire la Pasticceria Belluomini a Sant’Anna, in attività dal 1973. Ne parliamo con il suo giovane responsabile Filippo Franceschi, classe 1992.
Filippo, puoi riassumerci la storia della pasticceria e in che modo si è legata con la tua?
Certamente. Allora io e la mia famiglia siamo subentrati come proprietari all’incirca dieci anni fa, consapevoli della responsabilità derivante dall’acquisizione di questo marchio. La pasticceria Belluomini infatti è stata fondata nel 1973 dall’omonima famiglia e nel corso del tempo si è trasformata in una vera istituzione, non solo del quartiere ma in generale della città di Lucca. Il lavoro della famiglia Belluomini ha avuto il suo apice negli anni novanta, quando la pasticceria ha vissuto il suo periodo più florido, sia a livello economico che di notorietà. Il precedente proprietario aveva un appartamento proprio sopra i locali dell’esercizio, a simboleggiare il forte attaccamento verso di esso e in generale verso il quartiere di Sant’Anna, dato che aveva sviluppato una forte sinergia anche con altre attività storiche della zona, come ad esempio la rosticceria Il Fagiano.
Una brutta malattia purtroppo colpì e si portò via a 58 anni l’ultimo titolare e la pasticceria fu messa in vendita dai restanti membri della famiglia. Fu in quel momento che mio padre decise di farsi avanti per rilevare l’attività, in memoria anche del forte rapporto amicale che aveva con i Belluomini. Da quel momento la pasticceria è stata data in gestione a terzi fino al 2019, quando io e la mia famiglia abbiamo deciso d’impegnarci in prima persona nell’attività. Così è iniziata la mia carriera nel settore, un banco di prova non da poco per far fruttare i miei studi in economia del turismo.
Com’è stato l’impatto e che pensiero hai sviluppato sulla gestione di questo tipo di attività?
L’impatto è stato tosto indubbiamente. Passare dalla teoria alla pratica d’altronde è così, però è un lavoro che se svolto con passione ti arricchisce sia umanamente che professionalmente. Se infatti coi miei studi avevo un’idea di come gestire bilanci, gestione dei costi e delle entrate, ecc… dal punto di vista del rapporto al pubblico ho invece dovuto imparare tanto e in “prima linea”, coi clienti che non sono tutti uguali e bisogna imparare a gestirli.
Col tempo ho capito però che per me il fulcro di questo lavoro è dare un’esperienza di qualità all’avventore che non si ferma però alla qualità del prodotto che vendiamo, ma proprio del rapporto che andiamo a creare con la clientela. Il momento della consumazione, che sia colazione, pranzo o un aperitivo è una pausa nella quale si cerca relax, armonia e cordialità e per svolgere bene questo lavoro per me bisogna essere in grado di assecondare e incentivare queste sensazioni perché è un ottimo modo per generare fidelizzazione. Questa è la mia filosofia, che cerco di passare anche a tutti i membri dello staff: qualità del prodotto e qualità dell’esperienza.
Parlando poi della gestione dei dipendenti io sono dell’idea che si debba creare un legame armonico e collaborativo. Non ho mai apprezzato la figura del capo dispotico, anzi la trovo più deleterea che mai, preferendo la costruzione di un rapporto di reciproco rispetto e un clima tale per cui a volte ci ritroviamo anche tutti assieme per delle uscite a fine lavoro. Parlando di rispetto però, una cosa su cui non transigo è la mancanza di questo nei confronti del mio staff, dato che a loro è la prima cosa che insegno. Capita purtroppo il cliente più difficile, ma quello che manca di rispetto al lavoratore mi vede spesso intervenire in prima persona. Avendo tra i dipendenti persone straniere o di origine straniera, è accaduto a volte che capitassero episodi sgradevoli di intolleranza da parte della clientela e sono quei momenti che ti insegnano a gestire certe brutte situazioni, utilizzando il garbo e l’intelligenza per far comprendere l’ignoranza di certi comportamenti.
Molto bene. Parlando invece di Lucca, come valuti il lavorare in questa città?
Lucca è sicuramente una città che ha fatto del turismo la fonte principale dei suoi guadagni. Chiaramente gli esercizi e le attività che stanno all’interno delle mura usufruiscono del fatto che le maggiori attrattive del patrimonio storico si trovano lì e con l’arrivo della bella stagione il flusso turistico raggiunge il suo picco. Oggettivamente noi beneficiamo poco di questa impennata di visitatori, perché come dicevo prima il nostro piano di business si basa sulla fidelizzazione della clientela locale, per avere un bacino costante di consumatori e di affezionati che scelgono noi per un momento di relax o l’acquisto di un dolce. La tradizione pasticcera basata su standard molto alti che siamo riusciti a mantenere, unita all’approccio di “coccolare” il cliente sta dando i suoi risultati, tanto che abbiamo flussi regolari di clientela per tutti i mesi dell’anno, cosa che invece molte altre attività che si basano per la maggior parte sul turismo non possono vantare.
Si sente parlare molto di rilancio e ripartenza. Qual’è la tua opinione a riguardo?
Io mi sono sempre reputato una persona ottimista, ma negli ultimi tempi propendo più verso un forte realismo. Abbiamo attraversato come tutti il periodo della pandemia fatto di lockdown e divisioni a zone, che per chi lavora nel mio settore è stato veramente complicato. Gli strascichi della crisi generatasi sono sotto gli occhi di tutti, i giri d’affari sono ridotti perché il potere d’acquisto e di spesa del cittadino è diminuito. Il rilancio e la ripartenza poi potevano avere senso se sbandierati prima del conflitto russo-ucraino che ha generato nuovi disagi a livello economico. La speculazione generatasi ha fatto aumentare i costi dei beni di prima necessità, già lievitati dalla pandemia, verso picchi davvero preoccupanti. Il tanto proclamato aumento del PIL del 3/4 % è già stato abbondantemente ridimensionato dai portavoce delle istituzioni. Io credo che nonostante la situazione molto complessa almeno la caduta delle restrizioni legate alla pandemia abbia influito positivamente. La speranza è che anche la questione del conflitto possa risolversi per riportare un clima di maggiore serenità a tutti.
Un ultima domanda. Prospettive future per l’attività?
Intanto un lento ma costante ritorno verso la normalità lavorativa. Si lavora giorno per giorno con l’idea di migliorare costantemente il servizio che offriamo e i nostri prodotti di pasticceria. Parlando prettamente di me, sto ultimando anche il mio percorso accademico con una tesi che ahimè non si scrive da sola (ride, ndr). Spero davvero che questo percorso di studi possa in futuro portare ulteriori benefici alla mia attività e ai miei dipendenti.
Ringraziando Filippo per la disponibilità, facciamo un grande augurio per il futuro ad un ragazzo che ha dovuto sviluppare in poco tempo una grande maturità lavorativa. Se poi nel caso vi venisse voglia di dolce, magari proprio di una treccia, un indizio su dove andare a soddisfarla potete trovarlo qui.