Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta inviata a questa Redazione dalla titolare della libreria UBIK, Gina Truglio, attraverso cui la nota imprenditrice ha risposto al General Director di Lucca Crea, Emanuele Vietina.
“In un’ottica di discussione pubblica, vorrei aggiungere qualche riflessione all’intervista rilasciata dal Direttore di Lucca Crea, Emanuele Vietina, sulle sue parole cruciali e fondamentali come cultura, innovazione e tradizione. Niente che mi possa trovare più d’accordo e che non mi spinga a dire la mia, dato che la cultura è il mio bene principale.Ovviamente sono un’imprenditrice, mentre il direttore di Lucca Crea è un manager di una società che fa capo al 100% al Comune di Lucca, possiamo quindi dire che è un dipendente pubblico. Lo sottolineo ad onore di chiarezza, perché credo che sia importante la differenza tra noi, sia in termini d’innovazione sia anche ahimè, in termini economici. Il mio fare cultura si scontra con dei costi faticosissimi ed impegnativi a livello personale che un manager pubblico a livello personale non ha, pur dovendo amministrare in maniera attenta ed oculata, non solo da un punto di vista economico ma anche sociale. Molto bella la riflessione su quanto detto dal professor Robert de Filippi nel suo intervento all’IMT, infatti è di queste ore la presentazione di una vetrina “virtuale” di Lucca Comics su Amazon, notizia che mi ha lasciato “un po’ interdetta” e non perché sia sbagliata o altro, anzi, la trovo necessaria in uno scenario mondiale come quello attuale, ma chiedo dove sia, in questo caso così importante, la citata tradizione. Questa è una vetrina, si, ma solo “commerciale”, me lo lasci dire, perché il marchio Lucca Comics su Amazon vende dei prodotti, punto. Quindi mi rispondo da sola, la tradizione in questo caso non c’è, non esiste, qui abbiamo l’innovazione pura. Allora riformulo la domanda, dov’è la tradizione in questo importante progetto, per la città di Lucca? La città badi bene intesa non come brand, ma come gente, come cuori pulsanti, persone che vivono. Se vuole, se ne ha voglia possiamo metterci intorno ad un tavolo e parlarne, allora io – ma credo anche qualche altro – potrà raccontarle i salti mortali che si fanno nel periodo di Lucca Comics, che dovrebbe essere un periodo d’oro, ma si trasforma in un incubo, fatto di tanto incredibile lavoro che corrisponde a 0 guadagno. Perché tanto alla fine è di questo che si tratta. Innovazione, cultura, tradizione tante belle, meravigliose, scintillanti parole che però non riempiono la pancia, al contrario di una vetrina su Amazon. La tradizione parte “dall’arboreo cerchio” e si estende naturalmente fuori le mura e per essere molto spiccioli ha un nome e si chiama appunto Lucca, con i suoi cittadini, che talvolta sono anche dipendenti di attività commerciali che a fine mese devono mettere su uno stipendio pur mantenendo alta la cultura, per es., che non ha un concetto diverso da una holding pubblica. Adesso il centro di Lucca si è spostato e si chiama ex-Manifattura, ma tutto il resto della città dov’è? Sparisce per effetto di un incantesimo, malefico o benefico, che vuole creare un altro centro commerciale? per inciso stiamo ancora aspettando di risistemare il Carmine però andremo a pagare un posto macchina ad una società milanese….Cosa si pensa di fare del resto del mondo commerciale che già esiste? Lo buttiamo via? La legge del mercato m’insegna che a domanda corrisponde offerta, ma le do una notizia, la domanda non c’è, o per lo meno non è adeguata ai costi che si vogliono mantenere in questo vecchio e ammuffito centro esistente. Qualunque cosa sarà realizzata all’ex-Manifattura non credo che sarà gratis, ci saranno affitti da pagare e rimango ancora perplessa quando vedo le zone morte della città, zone che erano vive solo 10 anni fa, Piazzetta San Carlo, Via Mordini, tutta Via San Giorgio solo per citarne qualcuna che incrociano l’arteria personale della città…..Mi sarebbe piaciuto, quindi, che Lucca Crea, cosa che non ha mai fatto in questi anni, proponesse anche a noi “bottegai”, non solo librai, una vetrina vera e non virtuale come quella di Amazon. Forse quest’anno (forse dico…), potevamo dare modo agli editori e agli standisti tutti di avere vetrine vere sulla città e nella città, che non arrivassero in Congo o in Uganda così come a Roma e a Milano ma che fossero tradizionalmente lucchesi, in nome di una tradizione di una città che li ospita da anni, e che il canone – che in questi anni veniva pagato a voi con gli stand che nel 2020 non ci saranno – fosse corrisposto in maniera semplice e tradizionale alle attività di qualunque genere, che fossero state disposte a concedere i loro spazi. Troppo complicato? Ah già, ma a noi è stato dato un contributo sugli affitti di 500€ una tantum, mi scusi la frecciata che non la interessa direttamente perché lei non paga un affitto, ma mi da l’occasione per dire al Comune per cui lei lavora che purtroppo nonostante gli sforzi e la lunga attesa questa cifra non aiuta nemmeno lontanamente, così come i prestiti a tasso zero per i primi due anni, che sempre prestiti sono. O forse c’è una cultura di serie A e una di serie B e io non lo sapevo? Mi scusi l’ironia ma mi piacerebbe sapere perché poi c’è bisogno di un nuovo futuro centro commerciale, o meglio come lo definisce lei “di un luogo dove possa germogliare una novella impresa culturale” per iniziare con Lucca Crea una collaborazione con le persone che “vivono”di Lucca. Non va bene quello che già c’è??? Guardatevi intorno e attingete dalla tradizione che è sotto i vostri occhi, aiutatela a mantenerla in piedi aiutatela a mantenerla VIVA!!”