“Gesso 4 non risponde”

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Largo della Meloria (LI) 9 Novembre 1971 ore 05:55 L.T.

Una formazione di 9 aerei da trasporto militari C 130 Hercules della RAF, decollata da Pisa San Giusto, vola in formazione lineare verso la Sardegna, nel contesto di una importante esercitazione NATO denominata “Cold Stream”.

Li precede poco davanti a loro, un aereo inglese Andover C1 – nominativo “Gesso 1” decollato alle 04:55 – sul quale sono istallate nuove apparecchiature elettroniche particolari e innovative per la determinazione del punto di lancio, una nuova procedura operativa chiamata C.A.R.P. – Calculated Air Released Point.

Il nominativo “Gesso” utilizzato per indicare l’aereo, era derivato da una vecchia usanza della Seconda Guerra Mondiale, nella quale gli equipaggi Alleati usavano scrivere a grandi caratteri sulla fusoliera, il numero di aereo sul quale imbarcarsi, utilizzando un grosso gesso bianco per indicare ai paracadutisti l’aero sul quale salire.

Di notte, senza luci, questo grosso numero in gesso color bianco facilitava le operazioni di imbarco.

Questa usanza era rimasta anche nel dopoguerra, almeno nel modo di dire.

L’Andover imbarca 10 “Sabotatori” del 9° Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” con il compito di aviolanciarsi e precedere il grosso dei paracadutisti per segnalare la Zona di Lancio.

Erano i tempi della Guerra Fredda, una guerra dichiarata ma non combattuta.

L’esercitazione aveva lo scopo di dimostrare al nemico, all’epoca il cosiddetto Partito Arancione, praticamente i paesi aderenti al Patto di Varsavia… la capacità della Alleanza Atlantica di schierare in tempi rapidi una potente forza operativa, con nuove modalità di aviolancio di massa.

Per garantire la voluminosa capacità di trasporto era stato richiesto un rinforzo di aerei alla R.A.F. che aveva messo a disposizione i C 130 Hercules del 24 Squadron di Lyneham.

In Italia l’Aeronautica Militare aveva ancora in linea i vetusti e obsoleti bimotori Fairchild C-119 Flying Boxcar, chiamati “Vagoni Volanti”, spompati e sfiniti, non idonei per una operazione del genere.

La zona di lancio prescelta era un territorio a nord-owest di Cagliari, “Villa Cidru”, un pianoro brullo e desolato che si prestava benissimo per l’attività operativa prevista per il mattino del giorno 9 novembre.

Il primo aereo della grande formazione “Gesso 2”, carico di paracadutisti, aveva a bordo il Comandante della Brigata Paracadutisti “Folgore” il Generale di Brigata Ferruccio BRANDI detto “Mascella d’accio” perché la sua originale gliel’aveva staccata una raffica di mitragliatrice inglese a El Munassib in Africa Settentrionale il 24 ottobre 1942, durante la battaglia di El Alamein.

L’allora Tenente Brandi gravemente ferito, rimase al suo posto di combattimento continuando a incitare gli uomini, orrendamente sfigurato con la mascella penzolone. Si guadagnerà una Medaglia d’Oro, vivente. Altra gente, altro spessore.

Il grosso della formazione decolla da Pisa alle ore 05.41.

Poco dopo il decollo, mentre la formazione procede nella notte verso la Sardegna, l’aereo C 130 KC1 matr.XV216, denominato “Gesso 4”, con a bordo 6 tra piloti e specialisti RAF, e 46 paracadutisti della Folgore, rompe la formazione e si inabissa improvvisamente al largo delle “Secche della Meloria”.

Precipita in mare. Senza impatto verticale; letteralmente ci si infila dentro.

Nessuno a bordo sopravvive. Le cause dell’incidente rimarranno indeterminate…

Ora se ne vanno, con i sei compagni stranieri.

Guardateli, se ci riuscite.

Personalmente mi fanno ancora più pietà dei leggendari bambini di Albenga.

Non si disperano.

Non singhiozzano,

Non maledicono.

Spalla a spalla si allontanano dritti, pallidi sì, ma senza un tremito; a testa alta, con quel passo lieve e fermissimo che nei tempi antichi si diceva appartenesse agli eroi e che oggi sembra completamente dimenticato.

(D. Buzzati)

Poi siccome quando piove piove sul bagnato, nelle operazioni di recupero, alcuni giorni dopo un Sabotatore, il Sergente Giannino Caria del 9° Btg “Col Moschin” immersosi assieme ad altri per recuperare i corpi, morirà sottacqua anch’esso.

I paracadutisti furono rinvenuti tutti seduti uno accanto all’altro stretti e impossibilitati ad uscire dallo scarso preavviso di impatto sull’acqua. Morirono tutti annegati, uno accanto all’altro.

L’aereo che seguiva, “Gesso 5” non vedendo più le luci di navigazione di “Gesso 4” ruppe la consegna del silenzio radio e comunicò all’aereo capoformazione “Gesso Due” che non vedeva più in volo l’aero che lo precedeva, “Gesso 4”.

Ma “Gesso quattro” non rispondeva.

Non risponderà mai più.

Tra i paracadutisti a bordo di “Gesso 4”, vi era il caporale Daniele Matelli, classe 1951 in forza alla 6° Compagnia “Grifi” del 2° Battaglione Paracadutisti “ Tarquinia”.

Il Caporale Daniele MATELLI era originario di Oneta, una frazione del Comune di Borgo a Mozzano, a Nord di Lucca.

Negli anni la sua memoria non si è mai spenta.

L’Ex Sindaco del Borgo Gabriele BRUNINI, suo compagno di scuola, si è adoperato per intitolargli la piazza del paese, e la realizzazione di un monumento a lui dedicato.

Nazareno Giusti ha scritto per lui sul Giornale di Barga.

È stato piantato un cedro a Barga in suo ricordo.

Ogni anno i paracadutisti di Lucca depongono i fiori sulla sua tomba, in mare, e al piccolo monumento ricordo nella piazza del paese.

“Nessuno indietro.”

Vlb

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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2 Commenti

  1. Come sempre una descrizione completa dell’accaduto,avevo 26 anni,ricordo bene questa tragedia che fece piangere un po’ tutti noi amanti dei nostri cari aviatori
    G.C,

  2. Cause indeterminate….mi viene la pelle d’oca a sentire queste parole e anche un moto di rabbia. Chissà perché, per associazione di idee, la mia mente è “volata” a quasi dieci anni più tardi al 27 giugno 1980, all’incidente aviatorio di Ustica.
    Comunque, onore a tutti i militari morti nell’adempimento del proprio dovere e che si conservi la memoria del loro sacrificio.

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