In vista delle prossime elezioni regionali, prosegue il nostro focus di approfondimento politico: quest’oggi abbiamo intervistato Francesca Fazzi, candidata del PD e volto noto della società civile lucchese. La titolare della nota casa editrice Pacini-Fazzi ci ha illustrato il suo programma politico e ci ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinta a mettersi a disposizione della collettività. L’imprenditrice non si è sottratta neppure ad alcune considerazioni sul candidato alla presidenza Eugenio Giani, e ha lanciato un appello all’unità e alla coesione di tutto il centrosinistra.
Francesca Fazzi, in caso di sua elezione quali istanze del territorio porterà in Regione e in che cosa consiste il suo programma?
Vorrei, innanzitutto, la presenza del territorio in Regione. Il mio è un profilo sicuramente legato al mondo della cultura, e credo che la cultura sia un valore non accessorio al territorio lucchese e toscano in generale. Le istanze che porterò saranno connesse, ad esempio, alla valorizzazione e al coordinamento sul territorio del brand Puccini. Saranno finalizzate, ancora, alla valorizzazione di percorsi nei nostri borghi e nei centri storici minori. Punto alla valorizzazione di un patrimonio culturale diffuso che possa portare con sé anche un turismo enogastronomico legato ai nostri prodotti, ad esempio. Ecco, mi pare che queste siano cose assolutamente non banali. Sono valori che devono essere rappresentati in Regione e che possono convogliare su di noi delle risorse importanti. È questo, principalmente, quello che voglio fare. Senza tralasciare, poi, tutto il resto. Ma adesso non starò qui a fare il tema per far vedere che so com’è organizzato il bilancio della Regione e che l’87% dello stesso è rappresentato dalla sanità. Io porterò delle istanze, ovviamente, però è anche vero che il programma è quello del candidato Presidente. All’interno di ciò, mi sembra corretto valorizzare le mie sensibilità e le mie conoscenze. È ovvio poi che sanità, scuola, educazione permanente, giovani, lavoro e attenzione alle diverse abilità saranno centrali nel programma politico della coalizione a cui ho scelto di aderire. Diciamo che vorrei – e ci tengo a sottolinearlo – che quella strada che da Carlo Ludovico di Borbone fino alla Democrazia Cristiana è rimasta sempre poco asfaltata, e che ha una sua proiezione fisica nella difficoltà di collegamento anche ferroviario tra Lucca e Firenze, diventasse più snella e più accessibile. Perché, anche da questo, dipende molto lo sviluppo del nostro territorio.
Lei è da sempre impegnata a promuovere la cultura con professionalità ed estrema dedizione e, dunque per la politica è quello che si dice un volto nuovo. Questo è un “repulisti” del Partito Democratico o c’è l’intenzione reale di cambiare rotta?
C’è stata una richiesta, da parte del Segretario, di fare un appello a quella che viene chiamata società civile. Anche se, come dico sempre, la società civile dovrebbe essere in primis la politica. Ecco, io ho letto questo appello come una chiamata in un momento difficile e particolare, segnato in modo drammatico dall’esperienza del COVID-19. È stato richiesto, al cittadino comune, di portare la sua esperienza in politica per dare un segnale forte. Oggi è troppo importante che la Toscana abbia un risultato positivo, un risultato rappresentato dalla vittoria e dal successivo governo del centrosinistra. Un risultato che permetta di dimostrare come sia fondamentale governare delle istanze, e anche delle paure legittime, nella classe economica e in tutta la società. Credo che in questo momento la politica debba dare un segnale, ovvero quello di non pensare a sé stessa ma al bene di tutta la popolazione. Il centrodestra, spesso, attinge a un elettorato “generalista”. Ecco, a mio avviso anche il centrosinistra deve tornare a recepire e a comprendere maggiormente le istanze di queste persone, proprio per far capire che le risposte da dare alla gente sono importanti. È importante far comprendere, soprattutto, che la politica capisce le domande della popolazione.
Prima di questa tornata elettorale, lei era iscritta al PD?
No, non sono mai stata iscritta al PD. In realtà non sono mai stata iscritta a nessun partito. Ovviamente non sono mai stata alla finestra a guardare, ma ho sempre seguito con attenzione e interesse le vicende politiche. Le ho sempre seguite anche con grande rispetto, perché la politica non è da disprezzare. È il mondo in cui noi viviamo, e quindi rappresenta quelle risposte di cui tutti abbiamo bisogno. Non mi sono mai impegnata direttamente, è vero, ma ho ritenuto di doverlo fare in questo momento per i motivi che ho spiegato prima. Credo che questo 2020 sia un anno drammatico. Un anno che ci riserva ancora – purtroppo e inevitabilmente – delle brutte novità, perché la crisi economica verrà. Alla fine, quando finirà la cassa integrazione, ci saranno dei licenziamenti perché l’economia – grazie anche ai provvedimenti di Conte – ha retto e traghettato in questi mesi estivi, ma il fine anno sarà tragico. E quindi abbiamo bisogno che la classe politica capisca queste esigenze e le governi bene.
Se due mesi fa – da semplice cittadina non candidata – le avessero raccontato le vicende che hanno interessato il PD per le candidature a queste Regionali, che cosa avrebbe pensato? Mi riferisco, in particolare, alla questione Remaschi-Marcucci.
Avrei pragmaticamente pensato quello che ho pensato da candidata. Non so quali siano le vere motivazioni di questa faida, so che in questo momento il centrosinistra ha bisogno di chiamare a raccolta intorno a sé tutte le sue energie. E credo che sia importante vincere questa tornata, credo che sia importante stare uniti per cercare di portare più voti possibile al candidato del centrosinistra. Quindi, per rispondere alla sua domanda, la questione Remaschi-Marcucci mi è sembrata un grande azzardo.
Pietro Fazzi, suo fratello, è stato Sindaco di Lucca nelle file del centrodestra e acerrimo avversario di Alessandro Tambellini, colui che proprio qualche giorno fa ha lanciato la sua candidatura. Non crede che questo, insieme soprattutto alle sponsorizzazioni fatte da suo fratello, rappresenti una contraddizione? Tutto questo non la sta mettendo in difficoltà?
No, assolutamente. Ho sempre apprezzato moltissimo l’attività amministrativa di mio fratello, e come me molte altre persone che, peraltro, non erano certo di centrodestra. La cosiddetta sponsorizzazione è determinata anche da una presa di posizione da parte di mio fratello, una presa di distanza – che non risale certo ad oggi – nei confronti di un centrodestra che ormai ha cambiato volto. Un centrodestra che adesso ha il volto dell’intolleranza e a volte utilizza dei brutti toni di razzismo, indubbi e dichiarati. Un centrodestra che ha perso – nel suo attuale leader della Lega – molte delle sue istanze iniziali. Istanze che, peraltro, sono state anche raccolte – ad esempio in Veneto – da persone come Cacciari, che giustamente diceva che tante battaglie che la Lega stava portando avanti dovevano essere sposate dal centrosinistra. Spesso, però, il centrosinistra a quei tempi è stato cieco. Ma oggi la Lega non è più quella Lega e il centrodestra ha sicuramente fatto suoi dei toni intolleranti che hanno fatto prendere le distanze a molti, tra questi anche c’è anche mio fratello.
“Ci sono nuovi bandi regionali per accedere a finanziamenti comunitari”: sentendo tale frase, spesso i cittadini si spaventano perché questo significa cemento e nuove opere di dubbia utilità. La spada di Damocle, come sempre, è quella di perdere i soldi che ci mette a disposizione l’Europa. Cosa ne pensa di tutto questo?
Non è una cosa che vedo legata solo alla cementificazione. Io vedo l’opportunità di conoscere la possibilità di accedere a dei finanziamenti regionali o, attraverso la Regione, a dei finanziamenti europei. Vedo la possibilità di capire e, laddove il territorio ne abbia bisogno, di poter incanalare le risorse. Questo è il ruolo del consigliere regionale, quello di essere un tramite cosciente e disinteressato tra il territorio, le sue istanze e le opportunità che attraverso la Regione possono essere convogliate proprio sul territorio. Il punto centrale è proprio quello di avere una conoscenza profonda del territorio e della sua identità. Lo scopo è avere la fiducia delle Amministrazioni dando la possibilità di accedere a questi fondi.
Giani è in politica dal lontano 1989. È un ex socialista, e faceva capo a colui che molti uomini del Partito Democratico hanno sempre considerato il nemico pubblico numero uno…mi riferisco a Bettino Craxi. Alla luce di questo, avrebbe preferito un altro candidato – magari un volto giovane e nuovo – alla Presidenza della Regione?
Non ho in mente un candidato alternativo a Giani, che credo sia un uomo di grande esperienza. L’esperienza è importante e non va criminalizzata, perché anche questo è fare populismo. Bisogna stare attenti nel dare giudizi generici. Questo è il momento della ponderazione, e ciò non vuol dire tramare o arrivare a compromessi negativi. È un momento in cui c’è bisogno di persone che conoscano, e Giani è un grande conoscitore del territorio e dei meccanismi amministrativi. Non voglio dire meccanismi politici perché secondo me il ruolo di un Governatore di Regione è un ruolo prettamente amministrativo, in cui la politica fa parte di un’altra faccia della medaglia. E quindi credo – tanto più in un momento particolarmente importante come questo, dove potrebbe esserci una strumentalizzazione politica su scala nazionale del risultato in Toscana – che una figura come quella di Giani possa garantire un ampio consenso da diversi settori del centrosinistra, del centro e mi auguro anche della sinistra. Una sinistra che deve capire che questo è il momento di un compattamento e soprattutto di stare intorno ad un candidato che darà possibilità di espressione alle varie voci che avranno concorso alla sua vittoria.
Siamo in chiusura. Secondo lei, per queste elezioni, quali novità politiche, amministrative e legislative chiedono i cittadini lucchesi al Partito Democratico? Cosa chiedono i cittadini a Francesca Fazzi?
Io spero che tutti, sia quelli del PD che mi voteranno che gli altri, chiedano la stessa cosa: trasparenza. I cittadini chiedono che i loro rappresentanti non siano vincolati ad una parte, ma che siano espressione disinteressata del territorio. Chiedono competenza. Una competenza che non nasce dal fatto di conoscere già dei meccanismi amministrativi, ma che consiste in un’apertura mentale che permetta di imparare a mettersi a disposizione delle amministrazioni e dei territori con serietà. Credo che Lucca e il PD, oggi, abbiano bisogno di questo: di una voce libera, di un interesse vero che metta il territorio al centro del programma di Giani. La nostra città spesso è stata mortificata in questa relazione con la Regione, e io voglio che invece assuma quel ruolo di primo piano che storicamente e culturalmente le spetta. Un ruolo che, faticosamente, Lucca continua a conquistarsi tutti i giorni con le proprie energie. Voglio che tutto questo possa avere un suo peso sul tavolo regionale, ecco tutto.