Forse non tutti sanno che.. Tanti modi per aiutare un minore in difficoltà.

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Tutti, ma proprio tutti possono farlo: famiglie, coppie e singole persone. Non serve nemmeno essere ricchi o giovani, basta avere la capacità di accettare la storia del bambino o della bambina e quella della sua famiglia di provenienza. Facciamo un esempio: pensiamo a quante persone vanno in pensione ogni anno dopo aver accumulato saperi che oggi potrebbero essere risorse utilissime nella crescita di un bambino fragile.

Il modo per far avere ai minori e alle loro famiglie questo tipo di aiuto si chiama affido. Una parola che può spaventare, che per questo deve essere spiegata e capita bene: per esempio, forse non tutti sanno che si può fare anche solo per qualche ora alla settimana. Si chiama affido diurno e permette ad un minore di trascorrere con la famiglia affidataria una parte della giornata, per uno o più giorni alla settimana, ad esempio per un supporto nell’educazione. Elementi importanti di questo tipo di affido sono la vicinanza fisica della famiglia affidataria a quella di origine e la capacità da parte degli affidatari di instaurare e mantenere costanti rapporti con i genitori. Nell’affido a tempo pieno invece, il minore si trasferisce per un periodo che può essere di poche settimane (nel caso in cui si risponda ad un’emergenza) ad alcuni anni.

In tutti i casi, l’affido è sempre un intervento a tempo determinato, costruito a misura del minore a cui spetta il ruolo di protagonista: tutto ruota intorno a lui o lei, al suo mondo, al suo bagaglio di esperienze e affetti. Perché è alla sua storia che si aggiunge una pagina: potrebbe trattarsi di una giovane persona che vive in un istituto o in una comunità, o che è necessario allontanare per qualche tempo dalla famiglia di origine, ovvero che abbia bisogno di un supporto educativo.

Gli adulti che si prendono questa responsabilità non operano da soli. Dal momento della segnalazione alla conclusione dell’affidamento familiare inizia una stretta collaborazione con il servizio sociale e le figure professionali (lo psicologo, il neuropsichiatra infantile, il pediatra, lo psichiatra, il Ser.T.) chiamate a sostegno del progetto, con lo scopo di mediare tra le varie componenti e di attivare interventi integrati rivolti alla famiglia di origine, alla famiglia affidataria, al bambino stesso.

Le famiglie, le coppie e i singoli interessati si possono rivolgere al Centro Affidi Piana di Lucca e Valle del Serchio per un primo colloquio, durante il quale viene spiegato cosa significa e cosa comporta rendersi disponibili ad un progetto di affido. Il percorso prosegue poi con incontri di formazione e informazione e con colloqui individuali di conoscenza finalizzati ad identificare quale potrebbe essere il minore più idoneo per l’inserimento. Nell’affrontare un progetto di affidamento si può contare sul supporto di un “assegno di base” mensile, la copertura assicurativa per infortuni e responsabilità civile, consulenza e formazione e il sostegno delle altre famiglie affidatarie.

Per info: [email protected] – 0583.442021, 442026 – via S. Chiara 6, Lucca.

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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