Nei giorni scorsi sono stati celebrati i 140 anni dalla nascita di Enrico Pea, poeta e scrittore originario di Seravezza, grandissimo interprete di una raffinata branca dell’arte come la poesia, la scrittura, la drammaturgia. Il suo estro, la sua fantasia, le sue corde interiori sono state capaci di tirar fuori versi e strofe di bellezza impareggiabile, considerando il trascorso dell’uomo, che non fu un vero e proprio letterato, ma un autodidatta. Quel mestiere lui lo aveva dentro, la sua natura era quella di emozionare e di sconvolgere il prossimo con dolci e malinconiche poesie, o con abili scritti o con la drammaturgia. La sua città sembra averlo trascurato nel corso degli ultimi anni, eppure egli fu uno di coloro che fece grande il Caffè Caselli, il luogo di ritrovo per eccellenza dei più dotti fra i lucchesi, compresi Puccini, Catalani, Pascoli, solo per citarne alcuni.
Pea fu un giramondo, avendo vissuto anche in Egitto, ad Alessandria, ma non dimenticò mai le sue terre, la Versilia e la lucchesia. Nel 1914 prese casa con la sua famiglia a Viareggio dove si fece impresario teatrale, realizzò teatri all’aperto e scrisse molte opere teatrali. Nel 1922 pubblicò la prima e più importante opera in prosa, “Moscardino”, edita da Treves cui Giacomo Puccini aveva raccomandato lo scritto. Durante il ventennio fascista, Pea ebbe alcune difficoltà in termini di riconoscimenti e dovette dividere con Vittorio G. Rossi il premio Viareggio assegnatogli nel 1938 con “La Maremmana”. Durante la seconda guerra mondiale, Pea si stabilì a Lucca dalla figlia Pia, dopo aver soggiornato anche nella campagna lucchese in seguito a un bombardamento che aveva danneggiato il suo teatro Politeama a Viareggio. In quella circostanza pare che fossero andati distrutti alcuni manoscritti fra cui quello di “Vita in Egitto”, una delle migliori opere di Pea, motivo per cui Pea avrebbe dovuto riscriverla quasi tutta per pubblicarla nel 1949.
Fra gli anni ’40 e ‘50 Pea collaborò a importanti quotidiani e riviste, scrisse molti romanzi, e coltivò un grande rapporto di amicizia con Ezra Pound, che tradusse in inglese “Moscardino”, pubblicato nel 1955 in USA dalla casa editrice New Direction e in Italia nel 1956 da Vanni Scheiwiller. Durante la stagione estiva, Pea soleva passare il suo tempo a Forte dei Marmi e frequentare il caffè Roma dove ama scrivere, sedendo al “quarto platano” insieme a de Robertis, Montale, Carrà, Longhi. Morì nel 1958 proprio nella cittadina di Forte dei Marmi.