Elon Musk

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In questi giorni si fa un gran parlare di Elon Musk. E, come spesso succede dalle nostre parti, si confonde il capo con le sue aziende.

Elon Musk è uno dei grandi innovatori di questi anni. Questo lo è senza dubbio e non si può non riconoscergli questa caratteristica.

Ha investito nell’auto elettrica quando nessuno pensava potesse essere possibile arrivare ad un buon risultato. Non c’erano assolutamente infrastrutture per la ricarica facendo sembrare le auto prodotte un fenomeno di immagine e oggetti buoni solo per spostamenti locali. Ma lui ci ha creduto e ha fatto in modo che molti investitori ci credessero tanto che Tesla aveva una capitalizzazione in borsa superiore al gruppo Volkswagen anni prima che le sue vetture vendessero quote apprezzabili. E ha condotto un lunghissimo periodo di sviluppo e crescita in forti perdite. Poi ha avuto ragione: oggi le sue Tesla sono le auto più interessanti del mercato automobilistico e fanno da apripista su tantissimi fronti mentre le altre case copiano le idee di base che hanno introdotto.

Sempre con Tesla ha scommesso sulle auto a guida autonoma: una promessa ancora solo parzialmente mantenuta (sul territorio americano hanno una certa autonomia di spostamento) ma la ricerca di Tesla in questo settore rimane la più avanzata e probabilmente sarà la prima a raggiungere l’obiettivo. Ma Tesla oggi sta diventando leader anche in un altro settore futuristico: i robot. La cui ricerca di base si collega strettamente a quelle citate: riconoscimento visivo (alla base dei sistemi di guida autonoma di Tesla) per consentire il movimento senza incidenti e stato dell’arte delle batterie per consentire autonomia. Un’altra ricerca in cui Tesla sta preparando la prossima “big thing” della nostra vita quotidiana.

Ma il curriculum di Musk non si ferma qui. Ha fondato e guida anche SpaceX. Anche qui ha sfidato tutte le convinzioni e ha realizzato un campione di innovazione, questa volta nel mondo estremamente complesso dei viaggi spaziali. SpaceX ha realizzato il primo vettore riusabile: atterra, lo si rifornisce e riparte come se fosse un aereo. Gli altri lo buttano via e ne fanno un altro. In questo modo ha abbattuto enormemente i costi di invio nello spazio e ha reso possibile lanci a ripetizione a distanza di poche ore. Poi lo sta facendo anche con i vettori pesanti: pochi mesi fa è riuscito a “riacchiappare al volo” il vettore Super Heavy, uno spettacolo davvero imponente!

Ma il suo successo maggiore sul piano dello spazio è stato quello di riuscire a mettere su una costellazione di satelliti in orbita bassissima. Ad oggi quasi 7’000 satelliti con un progetto di arrivare a oltre 30’000 satelliti operativi. Questo mix di abbattimento dei costi di esercizio e di efficacia dei servizi produce un mix che ha spiazzato il mercato e che non ha, al momento nulla di paragonabile al progetto StarLink. E, ha messo a disposizione anche la versione per i governi in modalità “dual use”: StarShild. Ad oggi non esistono alternative operative a questi due sistemi, anche se, naturalmente, ci sono diversi attori che, visto che SpaceX ha avuto successo, stanno lavorando alacremente per recuperare il terreno perso: in particolare l’americana Blu Origin (di Bezos, proprietario di Amazon) ma anche vari consorzi anche europei che hanno obiettivi meno ambiziosi ma che vorrebbero prendersi il settore della difesa, naturalmente con investimenti pubblici molto più consistenti e con ritorni generali assai più contenuti.

Poi ancora troviamo il nostro impegnato in una compagnia meno nota al grande pubblico: The Boring Company, società che si occupa di piccole perforazioni a lunga distanza. L’idea di base è che tunnel di sezione ridotta (circa 3-4 metri) costruiti con una fresa meccanica a piena sezione (TBM) possano avere costi ridotti e una maggiore semplicità di costruzione, soprattutto se adibita esclusivamente a mezzi ZEV (elettrici) o per servizi.

E poi, naturalmente, ha acquistato Twitter poi rinominato in X.

Elon Musk ha quindi spaziato su una vasta quantità di settori. Nessuno di questi è stato scoperto da Musk. Non le auto elettriche (già esistenti prima di Tesla), certo non l’aerospazio e neppure l’intelligenza artificiale. In tutti questi casi ha affrontato un mercato esistente e ha scommesso di poter rivoluzionare i confini operativi. Ha efficientato il sistema, ha ripensato la comunicazione e la destinazione d’uso, ha fatto sinergia con le altre iniziative e ha puntato a diventare leader di un mercato trasformato e, in un certo senso, reinventato. Al punto che, per certi versi, è come se lo avesse davvero inventato lui.

Elon Musk è stato ed è oggettivamente un innovatore. Ultimo in ordine di tempo di una lunga schiera di innovatori praticamente tutti targati USA.

La vera domanda che dovremmo farci è: perché questi innovatori vengono tutti dallo stesso posto?

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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