Quando in Italia qualcuno resta sorpreso della vittoria di Tramp dovrebbe intanto farsi un esame di coscienza: ho ancora la capacità di giudicare quanto giornalisticamente è obiettivo chi mi informa? Ci è sembrato abbastanza chiaro infatti che la maggior parte della nostra comunicazione nazionale, nel riprendere notizie e sondaggi provenienti dagli Usa, finiva per fotografare una situazione piuttosto di parte. Insomma, l’impressione è che l’egemonia culturale della sinistra nella comunicazione trovi ancora conferma dopo decenni.
Fatta questa premessa, volendo valutare noi la possibile politica lucchese nel 2025, abbiamo l’ambizione di contraddistinguerci per obiettività. Il quadro dell’ente Provincia è scontato, squadernando le ultime elezioni – per quanto contano – vinte dal centrosinistra. Per quanto riguarda il capoluogo sospendiamo il giudizio: il centrodestra ha una componente, appunto la destra, che attraversa la prima esperienza amministrativa in città e perciò necessita di tempo per essere misurata adeguatamente (il sindaco Pardini, trascinatore per la conquista del Comune, è all’incirca a metà mandato e ora dovrà dimostrare se potrà essere l’erede, ad esempio, di Favilla oppure… di Tambellini (fatte le debite proporzioni, anche a Biden indicare la vice Kamala Harris non ha portato fortuna).
La sinistra, dunque. Cioè il Pd, perché i 5Stelle sono decapitati e il terzo polo è come la Sora Camilla, tutti la vogliono ma nessuno la piglia. La prima cosa che colpisce del Pd è che abbiano preso il peggio degli avi (non era meglio se Veltroni, invece di crearli a somiglianza dei Democratici americani, li lasciava separati? Quercia e Ulivo, col doppio turno elettorale). E quindi non è esente da lotte interne di potere, anzi…
Le figure che finora hanno saputo emergere, se dividiamo il territorio di qua e di là dal Quiesa, sono Menesini e Del Ghingaro. Partiti contemporaneamente da Capannori, oggi i loro destini appaiono molto diversi. Il primo, vincente a Capannori (grazie Giannoni, grazie Fantozzi, grazie Donzelli, andate pure avanti così) ha dato ulteriore dimostrazione nelle recenti elezioni per la Provincia, ed è sempre molto attivo, dal territorio all’intera Toscana e fino a Bruxelles. Il secondo, sindaco di Viareggio, al di là dei riconosciuti meriti amministrativi, lo si può inquadrare meglio leggendo una sua intervista al Tirreno del mese scorso. In una sintesi, diceva:
«Sono orgogliosamente di centrosinistra, faccio le mie scelte per il bene della comunità e a prescindere dagli steccati; la divisione destra-sinistra sclerotizza la discussione ma la politica ormai è cambiata, il 50 per cento non va a votare e non si riconosce nei partiti; però intanto continua la rincorsa ad avere posti e incarichi, ormai siamo abituati a vedere premiato chi perde e non chi vince, un gioco ad excludendum per assicurare qualche poltrona. Qui nella prima città toscana non capoluogo per numero di abitanti, il civismo governa da nove anni, segno tangibile di un’innovazione politica. Non è stato facile e non è facile gestire un Comune come Viareggio con il solo strumento del civismo e avendo come oppositori Pd, Fratelli d’Italia, Lega e Sinistra.» Eallora, aggiungiamo: non è un caso che Del Ghingaro, uomo di centrosinistra, che ha vinto quattro volte in due comuni diversi, sia stato interpellato sia dal centrosinistra che dal centrodestra in vista delle elezioni in Toscana dell’anno prossimo.
Di nuovo il sindaco: «a livello regionale la gestione del potere sta debordando; le nostre aree sono completamente emarginate dalla discussione politica; Viareggio è fuori dal futuro della regione, nonostante il grande appeal di cui gode a livello internazionale; nelle stanze dei palazzi fiorentini sicuramente non si è a conoscenza del fatto che Viareggio rappresenta un terzo del fatturato internazionale degli yacth di lusso» (N.B. per inciso: nel frattempo è arrivata la notizia che il governatore della Florida, DeSantis, dopo la vittoria di Tramp, è in Italia per una missione economica e commerciale e, interessato alla nautica, farà tappa a Viareggio).
Riassumendo, «c’è un modo nuovo con cui la politica deve fare i conti; l’attuale discussione è tutta sui nomi e non sui temi di rilevanza regionale. In mancanza di adeguati coinvolgimenti, c’è un movimento civico e libero che si farà sentire, pronto a costruire un grosso elemento di pungolo, di discontinuità lungo il percorso di avvicinamento alle elezioni del 2025. Un movimento che sta cercando una propria forma organizzativa e avrà i propri riferimenti non solo a Viareggio. Alle elezioni regionali potremo dire la nostra con qualche interessante cifra da raccogliere. C’è uno spazio libero che potremo andare a riempire e che potrà scatenare un ballottaggio.»
In altre parole, Giorgio Del Ghingaro, in vista della scadenza del secondo mandato viareggino, praticamente lancia la sua candidatura alle elezioni regionali dell’anno prossimo. Lo fa per tempo e a modo suo, con decisione – evidentemente non vuole disperdere l’esperienza accumulata negli anni.Superate le due regioni alle urne in questo mese (previsioni abbastanza prevedibili), da gennaio la politica riprenderà con maggiore attenzione sicuramente in Toscana, e a quel punto sarà anche una questione di nomi. Del Pd lucchese attualmente a Firenze ci sono due consiglieri regionali eletti, Puppa e Mercanti, e l’assessore Baccelli. Il quale come si ricorderà fu titubante a candidarsi a sindaco di Lucca (forse per timore di perdere) ma poi con l’appoggio di un potente di turno riuscì a entrare in giunta. I consiglieri hanno fatto un solo mandato per cui potrebbero essere confermati (a meno che uno entri in giunta al posto di Baccelli stesso, il quale a sua volta potrebbe diventare il futuro candidato a Lucca). In attesa di chiarimenti congressuali e di correnti – mentre a livello nazionale sembra che serpeggi sempre più la delusione per la Schlein: le cronache dicono che la corrente riformista il 30 novembre si riunirà a Roma per parlarne, i sindaci del nord le sono diventati ostili, molto sud sta con De Luca (eventuale sostituto? Giorgio Gori).
Lettore ’46