E se la Grande Madre fosse solo una favola?

-

Ogni giorno si sente parlare della Russia come di una superpotenza. È frequente sentire parlare della Russia come di un grande mercato: uno di quelli che cambiano il profilo di commercio estero di un paese come il nostro e persino di paesi dai giganteschi mercati come USA e Cina. Anche in questi giorni si favoleggia di enormi affari che l’America di Trump starebbe trattando con la Russia in cambio della svendita di Europa e Ucraina.

Tutta questa cosa è una farsa: la Russia non è una superpotenza se non per il fatto di avere delle atomiche (tantissime) che però non può usare senza che questo diventi un conflitto mondiale. E per il fatto che è una fonte di grave instabilità ai confini orientali dell’Europa.

La Russia, in effetti, è solo una media nazione che di grande (arsenale atomico a parte) ha solo il territorio: 17milioni di km2. Il territorio più grande del mondo ma anche uno dei meno ospitali: gran parte è disabitato, polare e inabitabile o quasi. A ruota seguono, per dimensioni di territorio, Canada, Stati Uniti e Cina.

La popolazione è di 146 milioni di abitanti. Non certo pochi ma, visto l’immenso territorio su cui è distribuita e la lontananza delle varie località (la Russia va dalla frontiera europea fino ad abbracciare la Cina confinando anche con gli Stati Uniti e il Giappone), neppure si può dire che sia tanta. Inoltre è per la grandissima parte molto povera.

Il PIL appena di 2’100 miliardi di dollari, ossia l’11° pil mondiale dopo quasi tutte le grandi nazioni europee perse singolarmente, Italia compresa. Oltretutto questo è composto per la gran parte dall’esportazione di petrolio e altre risorse minerarie non avendo al suo interno grandi capacità industriali. Il risultato è che il reddito medio procapite effettivo (tolti dal PIL i redditi dei super ricchi e i ricavi dello stato) è pure più basso del già non propriamente entusiasmante valore di 14’000 $ annui.

Il parametro che ci interessa e preoccupa di più è però la sua capacità militare. E ci interessa perché, in fondo in fondo, nessuno pensa davvero che Mosca sia una capitale come le altre: se proprio si deve cercare un’anima gemella la si deve trovare dalle parti di Pyongyang. Che non a caso manda i suoi militari a sostegno della Russia e che fa annualmente le esercitazioni congiunte con anche la Cina. Peraltro fatte proprio nei nostri mari: il mediterraneo.

La Russia cerca un riscatto dalla storia che è fuori tempo massimo. E lo fa coltivando un sogno imperialistico che è oggettivamente pericoloso e destabilizzante. E quindi tutti siamo, in fondo in fondo, interessati a valutare la sua reale capacità militare. Che, è vero, nel confronto scontro con l’Ucraina, è uscita ridimensionata rispetto a come ce la figuravamo ma, comunque, è grande abbastanza da preoccupare.

La sua spesa militare è del 4% del PIL pari a quindi circa 86 miliardi di $. Più della gran parte delle nazioni europee, certo, ma non paragonabile al progetto della von der Leyen che ha proposto un piano di 800 miliardi (in quattro anni) da fare “on top” alle spese nazionali. Che comunque è meno del budget difesa USA che ne spende quasi 900 miliardi ogni anno. E appena il doppio della “piccola Ucraina” che nel ’22 ne ha spesi 44 (pari, però, al 33% del PIL nazionale).

Quello che abbiamo visto è che il “gigante” (o presunto tale) non è riuscito a ingollare neppure un paese piccolo e doble come l’Ucraina. Ma gli altri “giganti” non sono intenzionati a fare molto fin qui per impedire alla Russia di esondare.

Certo non vogliamo entrare in guerra e questo non è un tema da perdere alla leggera. In guerra si muore. In guerra si corrono enormi rischi. Le guerre sono estremamente costose. E dovremmo fare di tutto per evitare questi rischi; per salvare queste vite; per risparmiare questi soldi.

Però stride il diverso atteggiamento avuto negli anni: in Kosovo e nella ex Jugoslavia siamo intervenuti per difendere coloro che ci pareva ne avessero bisogno; in Afganistan abbiamo dato la caccia a chi aveva attaccato gli Stati Uniti; in Libia abbiamo combattuto per rimuovere un dittatore (anche contro il nostro stesso interesse). Ora non siamo neppure disposti a inviare soldi ed equipaggiamenti militari per difendere il confine est del nostro mondo da chi lo aggredisce militarmente, da chi uccide, distrugge e, mentre lo fa, sbeffeggia. Da chi, domani, potrebbe attaccare Danzica.

Le similitudini tra i Sudeti “difesi” da Hitler nella seconda guerra mondiale e Putin con il Donbass sono inquietanti. Ma più inquietante ancora è la miopia che ci acceca: non occorre aver preso un manuale di storia in mano per sapere che lasciar vincere il bullo non porta mai a nulla di buono. Neppure per gli spettatori che pensano di poter evitare i problemi con una robusta dose di viltà e infingardaggine opportunamente ridipinta di prudente “Realpolitik”.

Foto di Romi_Lado da Pixabay

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

Share this article

Recent posts

Popular categories

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Recent comments