Alle porte del Natale Giorgio Del Ghingaro fa la sua mossa. E rilascia un’intervista a Repubblica di Firenze in cui mette in chiaro la sua posizione.
A cominciare dall’incipit: “… non mi piace adagiarmi sugli allori. Nel mio futuro vedo nuove sfide. E certo Lucca mi sta a cuore”.
Il senso dell’intervista (che potete trovare qui) è sostanzialmente chiaro anche se contiene un po’ di messaggi scritti in “politichese”.
È una missiva ai vertici di centro sinistra. Regionali e nazionali, saltando a piè pari tutta la politica locale (e non per caso rilasciata all’edizione fiorentina di un quotidiano nazionale).
E il contenuto del messaggio è un atto di sfiducia alla classe politica della città (e anche, inevitabilmente, della provincia…). Un j’accuse che mette sul banco degli imputati tutta la giunta cittadina, a partire dal sindaco, ma anche tutto il gotha politico, incapace di offrire un progetto per la città, e interessato solo alla propria sopravvivenza.
Un atto di sfiducia a cui viene allegata una “proposta di pace”. E il contenuto della proposta di pace è, a dir poco, indigesto per i politici lucchesi. Il senso, tra le parole, è: “arrendetevi a me e datemi il comando politico della città (intesa come area di influenza, ossia – forse – con la sola esclusione della valle del Serchio). Se lo farete la guerra finisce e vi porterò palazzo a Palazzo Orsetti. Altrimenti preparatevi a perdere tutto!”.
Già perché il senso dell’intervista, a leggere bene, è che il PD lucchese è diventato un piccolo circolo. Un luogo asfittico che ha perso il contatto con la realtà locale e che non capisce che il tempo è cambiato. E quindi, parlando ai vertici nazionali e regionali, la proposta è di rifondare tutto.
Altrimenti… lui, da “uomo non confinabile in forze politiche”, si rimetterà in gioco. Con una nuova forza civica e un nuovo progetto che spaccherà i fronti e conquisterà Lucca.
Ora Giorgio Del Ghingaro attende di vedere che cosa accade.
Non tanto nelle primarie. Quelle non sono importanti, dal suo punto di vista. Lo dice neanche troppo indirettamente: “io non voterò sebbene lo abbia sempre fatto”. Come dire che se non lo fa lui, è inutile farlo.
Piuttosto vuole capire se il suo messaggio, la sua offerta di “resa” viene accettata o rifiutata. Se viene accettata, allora le primarie sono state inutili: il candidato del centrosinistra lo sceglie il “re” (lui stesso? O, più facilmente, un suo fidato?).
Se viene rifiutata (sdegnosamente o anche solo semplicemente ignorandola) allora il “re” scenderà con le “sue truppe” e dimostrerà con i fatti l’inconcludenza delle forze sul campo di centrosinistra. Ma, in questo caso, non lo farà per il centrosinistra, ma per sé stesso e per un’idea di politica ancora da costruire, sebbene definitivamente alternativa all’attuale fisionomia dei partiti. Un’area al centro, o forse anche fuori, dagli schieramenti. Ma, forse, più ampia ancora, strizzando l’occhio alle formazioni neocentriste e fino a pezzi di centrodestra. Come, di fatto, già avviene a Viareggio. E con la possibilità di “muovere” e vedere quello che avverrà nel futuro.
Del resto in politica le cose evolvono, a volte anche in maniera repentina. Quindi si deve fare un passo alla volta e poi…
Ma quali saranno le conseguenze nel centrodestra?
Pardini, che ora chiede le primarie, avrà coraggio di affrontare il sindaco di Viareggio? E se non Pardini, allora chi potrebbe: Santini o Leone?
E il centrodestra resterà unito appoggiando un candidato unitario? O piuttosto si dividerà tra chi appoggia e chi contrasta il Del Ghingaro?
Perché appare improbabile che il centrodestra si schieri compatto contro, visto che a Viareggio FI governa con l’attuale sindaco. E va anche tenuto conto che, nel caso di uno scontro con il centrosinistra, sarebbe necessario che il candidato fosse direttamente lui: Giorgio Del Ghingaro. Quindi dovrebbe dimettersi da Viareggio che diverrebbe quindi un premio importante per potenziali “alleati” (leggi Forza Italia) assai più sensibili a quella città che non a Lucca. Non fosse altro che per il fatto che tutta la classe politica che conta del partito abita “di là dal monte”.
Quindi sarebbe persino più probabile che il centrodestra si troverebbe necessitato (per “Realpolitik”) a trovarsi unito nel sostenere il “progetto civico” (neocentrista) del sindaco di Viareggio. Opzione a dir poco indigesta per Fratelli di Italia.
Ma da una tale sudditanza politica (la riconquista del capoluogo più storicamente contendibile della Toscana sarebbe affidata ad un esterno – e per di più di area opposta – per incapacità di conquistarlo con le proprie forze) quale centrodestra potrebbe poi rialzarsi?
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi