Mi è capitato spesso, in questi giorni, di ripensare agli anni ’90. Proprio di ieri, 9 giugno, è la notizia della scomparsa di Pau Donés, enorme artista spagnolo, cantante della band Jarabedepalo. I suoi pezzi, su tutti ricordiamo La Flaca, sono le colonne sonore di chi quegli anni li ha vissuti, consapevole di trovarsi in un periodo magico, fatto di momenti e fotografie che resteranno per sempre. Io ero adolescente e, tra alti e bassi, mi sentivo così pieno di energia che non avrei mai immaginato, circa trenta anni dopo, di vivere un 2020 così decadente e divisivo. Chi negli anni ’90 era già grandicello sentirà il suono delle “Notti magiche” del mondiale di casa nostra rimbombare nelle orecchie e nel cuore. Ricorderà un paese unito dietro i colori di una bandiera tricolore che era uguale per tutti e non come oggi, un tricolore sbiadito ed esposto nelle piazze e sui balconi, tanto per dire io ci sono, tanto per sottolineare che c’è qualcuno che ha più diritto di altri di esporre la nostra identità nazionale.
Ci ho fatto caso in queste settimane, anzi negli ultimi mesi, di come abbiamo intonato l’inno d’Italia in ogni buona occasione, come fosse un Fiumi di parole qualsiasi. Ma non ci ha unito, ci ha diviso. È questa la decadenza della nostra vita digitale, dove tutto è veloce, accessibile, dove chiunque è uscito dal bar per esprimere la propria opinione è si è ritrovato tra le mani una tastiera, ben più pericolosa di un porto d’armi.
È il 2020, e se mi avessero chiesto di immaginamelo trenta anni fa, quando in Italia c’era il mondiale e quando ci abbracciavamo felici e inconsapevoli di quello che ci avrebbe riservato il futuro di fronte agli occhi spiritati di Totò Schillaci, non avrei mai pensato di ritrovarmi nell’Italia del “Buongiornissimo Kaffè”. Quegli occhi del numero 19 con la maglia azzurra erano il simbolo del riscatto, erano la storia di un uomo partito dal niente, che ce l’aveva fatta, che era diventato il nostro esempio. Lo stesso il nostro paese, ricostruito dalle macerie della guerra e salito fino ad essere una delle nazioni più influenti e importanti al mondo. Quelli erano i modelli a cui ci ispiravamo: gli Schillaci, i cantanti che ci descrivevano la vita come un’opportunità, come una cosa straordinaria. A proposito, “questa vita è straordinaria” riporta il testo di “Depende”, altro capolavoro di Pau Donés.
E oggi? Abbiamo Sfreraebbasta, influencer che ci raccontano la vita da milionari su Instagram e gente che spacca le bottiglie di champagne in rete. Tutto mentre il popolo scende in piazza, diviso su tutto, perché se esprimi un’opinione, se provi ad approfondire i fatti, se non ti fermi a leggere il titolo di un link, ma provi a capire anche il corpo del testo, se analizzi e non ti limiti al “cut and paste”, più semplicemente il copia e incolla, di slogan politici, devi stare per forza dalla parte di qualcuno. Sei con me, o contro di me, anche se entrambi cantiamo l’inno d’Italia.
Ridatemi il profumo di quelle avvincenti “Notti Magiche” e non dei vostri noiosissimi “Buongiornissimo Kaffè”.