Esattamente 60 anni fa si costituiva a Roma “Agriturist”, l’Associazione nazionale agricoltura e turismo. Era la prima associazione agrituristica italiana, che con la propria denominazione ha dato il nome al fenomeno agriturismo. Dal 1978 ha assunto la denominazione di Associazione nazionale per l’agriturismo, l’ambiente ed il territorio, e nel 1988 è diventata associazione ambientalista riconosciuta presso il Ministero dell’Ambiente (membro del Consiglio Nazionale dell’Ambiente).
Il fenomeno agriturismo è presente in maniera notevole, ramificata ed anche datata in provincia di Lucca e in tutta la Toscana, aree che hanno il primato in Italia per il numero di aziende coinvolte.
Anche il recentissimo report di Istat che fotografa le aziende agrituristiche in Italia evidenzia un aumento del numero con il 53 per cento delle strutture agrituristiche che si trova nelle aree collinari, il 31 per cento in quelle montane e il 16 per cento nelle aree di pianura. Per quanto riguarda l’assetto produttivo delle aziende agrituristiche si confermano sia il carattere multifunzionale delle aziende, sia un’articolazione dell’offerta economica che fa leva sulle peculiarità culturali e paesaggistiche dei territori. In particolare, emerge sempre più forte l’integrazione dell’offerta di alloggio, degustazione e ristorazione, attività che rimangono il core-business di queste strutture, con i servizi di equitazione, escursionismo, osservazione naturalistica, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi vari, attività sportive e altri servizi.

In Italia le aziende agrituristiche che svolgono attività di ristorazione sono poco più di 13.000, ovvero circa il 50 per cento del totale. A livello regionale, delle circa 9.500 strutture che offrono alloggio e ristorazione, oltre il 19,6 per cento si trova in Toscana; seguono, ma a maggiore distanza, Puglia, Campania e Piemonte, con valori compresi tra il 6,5 e il 6,3 per cento. Tra le tre attività di alloggio, ristorazione e degustazione, quest’ultima registra la crescita maggiore (più 3,8 per cento); un dato che sembra confermare la connessione tra il settore agrituristico e quello del vasto e variegato “mondo” dei prodotti di qualità: due settori, questi, che contribuiscono al prestigio a livello nazionale e internazionale del “made in Italy”. Le aziende con il servizio di degustazione sono oltre 6.500. Il 44,6 per cento si localizza nelle regioni del Centro, dove spicca la nostra Toscana con il 28,3 per cento, il 17,7 per cento nel Sud, con la Puglia al primo posto (6,7 per cento), il 17,3 per cento nel Nord-ovest con il Piemonte che conferma la propria importanza (12,1 per cento), l’11,3 per cento nelle Isole con il forte contributo della Sicilia (9,4 per cento) e, infine, con il 9,1 per cento il Nord-est, con il Trentino-Alto Adige/Südtirol che ospita il 6,6 per cento di queste strutture.
La nostra regione ha la maggior dotazione di agriturismi con alloggio (24,6 per cento), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (13,7 per cento) e dall’Umbria (6 per cento).
Guardando ai dati del 2023, ultimo anno finora disponibile, emerge che gli agrituristi sono stato oltre 4,5 milioni, con un aumento dell’11 per cento a livello nazionale rispett9o al 2022; di questi poco meno della metà (49 per cento) è composta da italiani (erano il 51,9 per cento nel 2022). Tra le Regioni, si conferma al primo posto la Toscana con il 28,1 per cento del totale degli agrituristi, seguita dal Trentino-Alto Adige (16,7 per cento) con la Provincia autonoma di Bolzano che ospita poco meno del 80 per cento degli arrivi nella Regione. Rispetto al 2022, gli agrituristi italiani sono aumentati del 4,9per cento, mentre quelli stranieri del 17,6 per cento. La crescita più consistente, sempre rispetto allo scorso anno, si registra nelle Isole (31,1 per cento) e, a seguire, nel Nord-ovest (11,5 per cento), nel Nord-est (11,2 per cento), nel Sud (10 per cento) e nel Centro (8,1 per cento). La permanenza media nelle strutture è di 3,7 giorni. Per gli ospiti italiani e stranieri è rispettivamente di 3 e di 4,3 giorni.