Il Covid-19 è tra noi, siamo nella Fase 2 ma tutto è ancora così lento e pieno di paure. Il domani non è certo, né a livello economico né per quanto riguarda le evoluzioni di questo virus. C’è una gran confusione a riguardo a partire dal mondo degli scienziati: i virologi si sono divisi in due fazioni opposte, se da una parte c’è Montagnier, premio Nobel nel 2008 per la medicina, che grida al complotto, dall’altra c’è Burioni, virologo italiano, che spesso si è trovato sotto i riflettori in questo periodo.
La realtà è che siamo in balia degli eventi e questo non può che provocarci ancora più ansia e incertezza.
Abbiamo parlato con la Dottoressa Simonetta Tassoni, medico specialista in reumatologia, esperta in omeopatia da 30 anni e direttrice della scuola di omeopatia classica Effatà a Lucca, che ci ha spiegato meglio cosa è realmente questo virus, come mai è così pericoloso e se il vaccino è davvero l’unica soluzione possibile.
Cosa sappiamo del Covid-19 e quali sono le sue caratteristiche? Cosa dice la scienza sui Coronavirus?
Inizio fornendo i dati attuali:
Il Covid-19 appartiene alla grande famiglia dei Coronavirus, virus respiratori a filamento RNA che conosciamo da tempo e che devono il nome alle proteine bulbose del capside che al microscopio elettronico assumono la forma di una corona: sono proprio queste proteine spikes che permettono al virus di attaccarsi alla membrana delle cellule che infetteranno e utilizzeranno per la moltiplicazione virale stessa . Una volta moltiplicato il virus uscirà dalla cellula per infettare altre cellule così via.
La attuale pandemia è provocata da una variante del virus della Sars o COVID -1 (altamente patogeno) , che è scomparso fortunatamente nel luglio 2003 , e proprio per la somiglianza molecolare è chiamato COVID-2 o Covid-19 ma a differenza del precedente mostra di regola scarso potere patogeno, specie nelle persone in buone condizioni di salute, possiede però la caratteristica dell’ alta contagiosità, da qui la
diffusione pandemica.
Il vero problema di questo COVID-2 risiede proprio in queste due
caratteristiche:
1)scarso potere patogeno nell’individuo in buone condizioni di salute
2)alta contagiosità
Dalla combinazione di questi due elementi ne scaturisce la necessità di misure cautelative per evitarne la diffusione in quanto può diventare pericoloso per le persone affette da pluripatologie che potrebbero non essere in grado di far fronte all’infezione. Come è accaduto nella realtà: quasi tutti gli ammalati di Covid-19 che sono stati ricoverati e che sono morti erano affetti da plurime co-morbidità croniche, appunto concomitanti.
Quanto e come ci contagiamo? Il virus resta anche sulle superfici?
Il grande problema di questa pandemia sono gli asintomatici, o meglio dire in termini tecnici “i portatori”: ciòè quei soggetti che albergano nelle vie respiratorie questo virus ma che non hanno sintomi o ne hanno pochi, come colpi di tosse o starnuti, con i quali possono passare il virus.
Una cosa da chiarire è che il virus non viaggia da solo nell’aria ma attraverso l’aerosol, negli ambienti ospedalieri (sembra che può resistere nell’aerosol fino a 3 ore), e attraverso le gocce o droplets, di una persona che starnutisce o tossisce alla distanza inferiore di un metro e senza dispositivi di protezione. E’ fondamentale tenere conto che negli ambienti chiusi il virus può diffondersi più facilmente ed è quindi obbligatorio il ricambio dell’aria con la semplice azione di aprire le finestre.
Per quanto riguarda la sopravvivenza del virus sulle superfici sappiamo che varia a seconda della natura del materiale, ruvido, liscio, legno, metallo. Più a lungo sopravvive sulle superfici lisce e fredde, ma non sappiamo se dopo due giorni il virus è infettante.
È noto però che i comunissimi detergenti a base di alcool al 70% e l’ipoclorito di sodio usati con un panno che esercita pressione, possono effettuare una corretta disinfezione essendo un virus molto sensibile a queste sostanze.
Un’altra cosa da indagare è la sensibilità al calore del virus: dato molto interessante da studiare con accuratezza.
Studi effettuati rileverebbero che alta temperatura e alta umidità hanno un effetto sinergico sull’inattivazione del virus; mentre al contrario basse temperature e bassa umidità (caso tipico degli i ambienti dove c’è un uso intensivo di climatizzatori) sarebbero favorevoli alla sopravvivenza del virus. Nell’organismo vivente il virus è contrastato da una serie complessa di meccanismi di difesa tra i quali in primis l’aumento della temperatura corporea , ciò indica che il nostro naturale sistema di difesa sa bene come comportarsi in caso di invasione di materiale esterno: di conseguenza l’abitudine di abbassare esageratamente e sistematicamente la febbre in modo indiscriminato non sarebbe quindi utile togliendo un’arma terapeutica importante di contrasto alla replicazione virale.
Quanto è davvero pericoloso questo virus e perché?
La sua pericolosità risiede nell’alta contagiosità di un virus nuovo, sconosciuto al nostro sistema immunitario. Ciò diventa particolarmente pericoloso per i soggetti immunologicamente deboli o immunodepressi, specie gli anziani portatori di patologie croniche importanti o altri soggetti deboli a livello immunitario, cardiopolmonare, renale o metabolico.
Sappiamo però che è un virus “debole”, cioè che viene distrutto facilmente dai comuni disinfettanti e che è estremamente mutante e, ad ogni mutazione, sembra perdere la sua virulenza e quindi con il tempo potrebbe benissimo perdere la sua potenza.
Sono comunque tutti dati da confermare; al momento “esperti” del virus non ce ne possono essere data la recente insorgenza della infezione. Nessuno conosce così bene questo virus da definirsi tale ed è per questo che è importante il confronto senza preconcetti.
Le evidenze cliniche stanno dimostrando che organismi in buone condizioni fisiche, giovani ma anche anziani, riescono a controllare l’infezione sviluppando pochi sintomi, tanto che i contagi asintomatici sono la maggioranza. Allo stesso tempo c’è il problema della potenziale diffusione del virus attraverso gli asintomatici se non si mettono in atto le precauzioni di buon senso civico che il popolo italiano con responsabilità sta seguendo. In ogni caso non dobbiamo vivere nel terrore della paura “dell’untore”, perché tali emozioni possono essere nocive alla lunga per il nostro organismo, la paura e il panico generano danni importanti al fisico e alla psiche di molte persone.
Secondo lei, l’emergenza sanitaria è stata gestita bene dal Governo o potevano essere adottate soluzioni alternative per evitare di terrorizzare le persone?
Il Governo ha sicuramente agito nel modo corretto nella fase iniziale della pandemia, predisponendo misure di controllo e limitando così la diffusione del virus.
Avrebbe però potuto dare ascolto, oltre che al noto e supermdiatizzato comitato tecnico scientifico, anche alle molteplici voci scientifiche autorevoli, ad esempio Professor Montagnier, Professor Tarro e altri che hanno comunicato pareri discordanti. Il Governo avrebbe potuto sollecitare il crearsi di un sano e maturo confronto scientifico con contraddittorio tra studiosi e clinici invece di prediligere un’informazione monolaterale e dogmatica, quando sappiamo che alla base della Vera Scienza c’è il presupposto fondamentale dell’avere dubbi, farsi domande e accettare che le proprie idee possano essere sbagliate.
Il comitato tecnico scientifico ufficiale, con il permesso del Governo, ha deciso in modo unilaterale la gestione dell’emergenza ed ha imposto una linea di comportamento indiscutibile, liquidando come “non scientifico” tutti gli studi fatti da altri medici e scienziati che esprimono evidenze diverse.
Per esempio il lavaggio delle mani, oggi nel 2020, rimane la prima e incontestabile pratica condivisa per prevenire la diffusione del contagio, tesi scoperta dal medico Ignaz Semmelweis nel1847 che fu però denigrato e attaccato. Allo stesso modo, l’informazione che il Covid-19 ha una grande sensibilità alle alte temperature combinate con un alto grado di umidità, dovrebbe essere presa in considerazione e non liquidata come una fake news dato che evidenze scientifiche, certamente da confermare con ulteriori studi, dimostrano che tale pratica condotta con precise modalità tecniche e associata all’utilizzo di piante specifiche usate da pratiche millenarie, riduce notevolmente la carica virale specie se associata.
Il vaccino è, per lei, l’unica soluzione per sconfiggere questo nemico invisibile?
E’ noto che il Covid-19 è un virus che facilmente muta ed è per questo motivo che dobbiamo e possiamo trovare altre strategie oltre alla ricerca di un vaccino.
Verrà trovato un vaccino per un virus che muta così frequentemente?
La speranza c’è ma anche i tanti dubbi che venga preparato in tempi brevi rispettando le fasi di sicurezza della sua messa a punto. La sperimentazione, per essere sicura, deve assolutamente seguire tutte le fasi previste per legge per garantire la sicurezza della somministrazione.
Quanto l’omoeopatia può essere importante nella gestione del virus?
I medici provvisti di una formazione aggiuntiva in medicina omeopatica e medicina integrata in genere, sono preparati ad intervenire sul terreno del paziente e questa è una grande forza perché oltre ad applicare la medicina chimica, quando è necessario, abbiamo degli strumenti in più che devono essere rispettati e valorizzati. Dall’inizio della pandemia mi sto confrontando con colleghi italiani e internazionali per individuare le strategie integrative più efficaci per sostenere il sistema immunitario che è il primo grande sistema di protezione contro tutte le malattie virali, batteriche e micotiche.
Non tutti abbiamo lo stesso livello di salute e una terapia personalizzata per potenziare le nostre difese antivirali è il primo cardine e per coloro che hanno un miglior livello di salute la terapia omeopatica personalizzata è lo strumento privilegiato per abbreviare il decorso della malattia senza ricorrere a farmaci più impegnativi.
Accanto a ciò si possono consigliare misure utili per tutti, come la correzione del regime alimentare evitando sregolatezza, riducendo gli alimenti troppo zuccherati, le farine raffinati e i cibi animali che fanno accumulare metaboliti dannosi per le nostre cellule. Inoltre è importante l’assunzione di acqua e tisane calde e depurativa, l’introduzione di verdura cruda e cotta, la frutta di stagione, il succo di limone e l’olio d’oliva. È importante l’integrazione adeguata di vitamina C, di vitamina D, di oligoelementi come rame e zinco e l’assunzione di Pre e Pro-biotici per la prevenzione e la cura di infezioni virali.
Con la mia esperienza di medico omeopata non pretendo certo di curare il Covid-19 con il solo rimedio omeopatico, la gestione delle fasi più impegnative della malattia richiede l’ospedalizzazione e i supporti terapeutici che sono insostituibili, ma il rimedio omeopatico correttamente scelto rimane un trattamento importante, specie quando il paziente è nelle prime fasi della malattia, creando supporto all’organismo e evitandone anche l’ospedalizzazione.
All’estero, specie in India e a Cuba, i governi hanno distribuito in modo gratuito alla popolazione kits terapeutici di medicina omeopatica e di profilassi sulla base di precedenti esperienze positive di prevenzione di patologie epidemiche, proposte impensabili nel mondo occidentale per motivi facilmente intuibili.
Ho proposto ufficialmente una collaborazione per una medicina integrata ma sto constatando che questa strada attualmente fa fatica a decollare, nonostante la letteratura mostra inequivocabilmente che la medicina omeopatica ha storicamente dato un grande contributo alla cura delle pandemie: la spagnola della prima guerra mondiale è stato il primo grande riscontro del potere terapeutico di una medicina omeopatica ben condotta. Tutto è documentato, ma di questo non si parla mai.
Nell’attesa, cosa suggerisce per convivere con il virus?
La convivenza con il virus richiede la presa di coscienza che questo virus è in realtà lui stesso vittima di un sistema di vita e di utilizzo del nostro pianeta in modo sconsiderato. Abbiamo noi, Homo Sapiens, sfruttato la Terra che ci è stata affidata in custodia, depauperandola della sua energia vitale, intossicandola. Il Covid-19 ha certamente ridotto l’inquinamento, dando un po’di respiro al pianeta, ma ne hanno pagato il prezzo le persone più deboli che non ce l’hanno fatta e questo per motivi molteplici. Il sistema Sanitario Nazionale si è dimostrato impreparato, molti medici di prima linea sono crollati e si sono ammalati fino a morire e questo perché nei primi tempi della pandemia la nostra società del superfluo in eccesso non aveva gli strumenti di protezione primari.
La primavera è esplosa e noi dobbiamo tornare ad essere rispettosi del Pianeta Terra e di tutti gli esseri, vegetali ed animali, che la abitano e che con noi convivono e noi, Homo Sapiens, dobbiamo indubbiamente riscoprire la saggezza.
Direi di fermarmi qui, chi ha orecchie da intendere, intenda…