Anche tu, lo so. Amaro, macchiato, al vetro. Appena sveglio o al bar, alla moka, stop and go o come pausa di riflessione.
Anche tu prendi un caffè.
Cosa c’è dentro una tazzina di caffè?
Questa lettura ti impegna 5 minuti per toglierti una curiosità e raccontarti una micro-storia lucchese.
In ogni tazzina che bevi ci sono le giornate di sole e quelle ventose della penisola Arabica, dove la Coffea, cioè la pianta del caffè, è di casa. Gli alberi possono raggiungere i 10 metri di altezza e hanno foglie ovali e fiori bianchi e profumati disposti a grappolo con il frutto simile a una bacca contenente due semi. Ogni pianta produce fino a 2 kg di caffe all’anno ed esistono circa settanta differenti specie di Coffea, fra le quali l’ Arabica e la Robusta sono le più diffuse.
Dentro ogni tazzina c’è la filiera di un lavoro meticoloso, votato alla passione, attento: forse non sempre, ma nel nostro caso sì.
Il caso è quello di un caffè artigianale lucchese, che oggi troviamo dentro la tazzina nel nome della forza, della professionalità e della voglia di non mollare che ci appartiene o dovrebbe appartenerci.
A Lucca c’è un caffè gentiluomo, e si chiama Bonito.
Non si tratta solo di un bussiness del Gruppo Giannecchini, ma di un progetto culturale e didattico che fa onore alla città.
Nella sede di Via Di Tiglio l’ impianto di torrefazione – dove poter andare, su appuntamento, a scoprire la lavorazione di alta qualità e a scegliere la propria miscela – è accompagnato dalle attività di aula didattica che a breve riprendere i suoi incontri al pubblico, divulgando la sana cultura della gastronomia del nostro territorio, con il caffè a fare da padrone di casa.
Anche tu puoi andare, essere accolto e scoprire tutta la cura e la passione di professionisti come Andrea Romoli ( responsabile commerciale) e Stefano Torre, fa gustare ancora più volentieri la bontà del prodotto che racconta un modus e una intenzione tutta nostra. Oggi diciamo di loro, ma in quanti siete? Competenti, resilienti, innovatori e detentori di tradizione?
Oggi raccontiamo cosa c’è dentro una tazzina di caffè – tazzina, e non bicchierino di carta – anche perché questo racconta di tutta la rete di bar e locali che hanno sofferto e che stanno ancora soffrendo a causa dell’onda pandemica, ed è un invito a non dimenticarsi cosa significa, semplicemente: una tazzina di caffè.
In ogni tazzina ci sono i migliori chicchi selezionati e raccolti nel pieno rispetto etico delle forze lavoro. C’è un processo di tostatura e torrefazione ad “aria”, che non ferisce, né brucia il chicco, perché “non c’è niente da nascondere”, come ricorda Romoli. Ovvero non ci sono sentori di muffe e alterazioni all’origine da coprire. Il chicco, una volta raggiunta la sua colorazione “testa di moro”, viene miscelato e macinato. La miscelazione consiste nel dosare con sapienza le differenti varietà di caffè per ottenere il blend desiderato. Ogni miscela ha uno standard di qualità di riferimento, stabilità da un team di esperti, che ne garantisce la conformità indipendentemente dalla differenza dei vari raccolti. Segue la macinatura: fine per la macchina espresso, media per la moka, più grossa per la caffettiera filtro.
Ognuno scegliere la propria miscela preferita, e può personalizzarla, secondo il carattere e lo stile del proprio locale.
Tra l’altro, proprio la scorsa estate, la 44cromosomi di Caffè Bonito ha vinto la medaglia d’oro al prestigioso International Coffee Tasting per la categoria “Espresso italiano”.
In ogni tazzina c’è quindi una storia, c’è il passato ma anche una speranza di futuro, c’è la gratificazione e pure le amarezze, la voglia di stare bene, di contribuire a tramandare una piccola grande magia, i viaggi fatti e anche quelli da fare, e soprattutto una passione silenziosa, da cui lasciarsi ispirare. In ogni tazzina c’è un po’ ognuno di noi, come un chicco di una miscela dal gusto indescrivibile.