Conosci l’Effetto Venezi? Quando la bellezza femminile diventa motivo di indignazione

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Vi invito ad una riflessione.
Perché la bellezza femminile dà ancora così tanto fastidio?
O meglio, perché rappresenta un accordo stonato nel momento in cui ci riferiamo ad un ambito dal quale ci aspettiamo competenza raffinata e selezionato talento?

Sarò più specifica: perché, entrando nel campo musicale, è ammesso che una pop singer si esibisca con le sue forme femminili liberamente espresse e ad un concertista classica no?
Perché ci entusiasmiamo per l’impeto che smuove la folta chioma del M° Riccardo Muti e alziamo invece immancabilmente il sopracciglio per quella biondo crinita del M° Beatrice Venezi?
Sarà che la coerenza è un principio importante nella comunicazione, di cui mi occupo, ma salta all’occhio solo a me questa profonda incoerenza?

Potrei continuare a lungo con gli interrogativi, e mi piacerebbe che la risposta fosse tipo “che noia, ma stiamo ancora a questo punto”, però non lo potete dire, visto che sì, siamo ancora molto distanti dal recepire naturale la bellezza femminile in tutte le sue espressioni, tutte, anche quelle fuori dai canoni d’epoca ( guardate il clamore della banalissima – che sarebbe dovuta essere tale – copertina di Vanity Fair con protagonista Vanessa Incontrada).

Il fatto è che più di un fastidio, la bellezza femminile al di fuori dei “recinti” di oggettivazione e valutazione fisica – la moda, lo show-enterteiment in genere, il social- sempre più porno-web –  diventa puntualmente motivo di indignazione, e stimola dalle più svariate reazioni scomposte, fino alle purtroppo consuete forme di aggressione verbali che spesso non stanno troppo lontane dalla “violenza”.

Se ancora sentiamo qualcosa che stona nell’ammettere che una donna possa andare al supermarket in tacchi a spillo, o a prendere i propri figli a scuola con un outfit che non necessariamente assomigli a quello di una persona che sta facendo un trasloco, proprio non digeriamo che una professoressa universitaria, una ingegnere, una direttrice d’orchestra sia semplicemente “bella”.

E non otterrete da me neanche una sottolineatura sul fatto che ognuna delle donne che vedete in foto sia “carismatica, dalla personalità ricca, culturamente variopinta, competente, seriamente orientata all’accrescimento personale, artisticamente talentuosa, dal talento limpido che si distingue.”

Ognuna delle donne che vedete nelle immagini scelte a caso – ma non troppo – è una affermata ( e sempre in crescita) artista dell’universo della musica classica.
Da Khatia Buniatishvili, pianista georgiana tra le migliori al mondo, alla virtuosa del violino Anna Tifu, dalla pianista pirotecnica Yuja Wang, alle direttrici quali Joana Mallwitz, Alondra de la Parra, Beatrice Venezi, ognuna è interprete, secondo le proprie caratteristiche e ambiente di riferimento, di una rivoluzione sociale e culturale continua. Sì, ancora, nel 2020. Ma sono solo io che mi stupisco.

Ognuna di queste artiste ha una propria bellezza femminile espressa confortevolmente. Ma se tutte loro, regolarmente e “naturalmente” – e sono solo una piccola selezione delle artiste donne che stanno emergendo nel mondo – sono protagoniste dei più importanti Teatri Stabili e Festival, non senza battaglie – per la Venezi c’è ancora qualcosa che stona.
Troppo bella per essere anche brava, anzi, per essere migliore di altri.

E questo è un punto dolente: migliore.

Però c’è da dire, in verità, che non ha incontrato particolari problemi, su questo aspetto – ovvero il suo “aspetto” – in Giappone, Armenia ( dove è stata la prima donna  a dirigere), Argentina, Svizzera, Spagna, ecc.
In Italia sì.
Forse perché se una donna è bella, in Italia, non si deve permettere di non rientrare nelle categorie “da contemplazione” in stile “Rodriguez-Leotta”. Non può avvalersi dell’idea di vivere attraverso il proprio talento artistico e professionale, e tanto meno osare di non cedere all’idea che quella bellezza sia bastevole per tutto il resto e soprattutto grimaldello delle edificate e poco edificanti ( in nomen omen, trovate la parolina nascosta) dinamiche del “potere” maschile.

Lo chiamo “effetto Venezi” : se appari bella, bimba, te Rossini, Puccini, Verdi, non li puoi neanche nominare perché altrimenti c’è qualcosa che non torna, e per forza deve essere “ tutto marketing” o relazioni miste.
L’ “effetto Venezi”, simpaticamente, nasce dalle ignobili allusioni  che uomini – e donne – hanno rivolto al maestro Venezi in occasione del primo “Festival Internazionale Mascagni”. Commenti realizzati in prima persona, con nome e cognomi che non riportiamo, ma ache hanno dato dimostrazione della sciattaggine.  E ancora prima emerge da un articolo altrettanto sciatto –commentato prontamente da Michela Murgia – di un importante quotidiano italiano, e di un rispettabile critico musicale, che elogiava giusto Joana Mallwitz (in foto; il M° Mallwitz quest’anno ha diretto la prima del “Così fan tutte” di Mozart – notare l’ironia- all’apertura del Festival di Salisburgo), dicendo che era “brava come un uomo”. Nello stesso articolo sprofondava ancora di più nel ridicolo sostenendo “mica come certe direttrici italiane tutto marketing”. E daje. Peccato che poche settimane dopo quello stesso quotidiano abbia dedicato proprio a Beatrice Venezi uno straordinario ritratto di merito, perché di questo si tratta.

Sia chiaro, l’ ”effetto Venezi” può riguardare anche a te che stai leggendo, senza necessariamente assomigliare a Grace Kelly, perché ricordiamo – tra le righe – che ogni donna ( ogni “persona”) curata e valorizzata, e messa sul proprio, personalissimo podio, si illumina come una stella.

Bene, tra l’altro Beatrice Venezi è lucchese, di Sant’Anna, e sta compiendo un cammino straordinario con i naturali, poco sottolineati, grossi sacrifici; come è naturale che sia. Se ci piace sentire raccontare delle icone americane quando iniziarono le loro carriere servendo sui pattini a rotelle dei Drive-In per pagarsi gli studi, ti diciamo che anche la Venezi si è pagata i suoi inizi facendo la barista in Anfiteatro. Ti sembra meno esotico degli Stati Uniti? Male, perché quello che questa ragazza di 30 anni sta facendo può succere anche a te, anche se non hai 30 anni. Si chiama studio forever, concentrazione, determinazione, tenacia, e sì, talento, quello sì che è imprenscindibile, ma ognuno di noi ha il suo.

Speriamo il talento dell’idiozia e dell’ignoranza non prevarichi gli altri meravigliosi talenti che possiamo e dobbiamo coltivare, per il benessere nostro e della comunità alla quale vogliamo apportare un contributo.

Beatrice Venezi converserà  sui suoi temi – musica classica, cultura e divulgazione musicale – e tant’altro con Sirio Del Grande, al Pinturicchio, questo sabato 24 ottobre. Enjoy.

Debora Pioli
Debora Pioli
Pianista e italianista di formazione, con specializzazione in comunicazione politica, dell’arte e della differenza di genere. Librettista d’opera, autrice di prosa e poesia, lavoro come content strategist e personal writer. Madre di Viola e Leonardo. Mi piace stare “Oltre Lo Schermo.”

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