“Il livello delle acque nel Condotto pubblico non è più tollerabile, siamo pronti a ordinanze e ad azioni legali se Regione e Provincia non intervengono”, lo aveva dichiarato il sindaco Alessandro Tambellini a inizio anno dopo gli ennesimi danni provocati dall’innalzamento dell’acqua del condotto pubblico ad edifici privati e negozi. Un ultimatum che però ancora oggi non trova risposte concrete da parte degli enti proprietari.
L’ultimo episodio il cedimento di un pezzo di asfalto in via del Fosso (15 maggio), all’angolo San Nicolao, dove i tecnici comunali, che hanno svolto d’urgenza un’indagine per comprendere le ragioni della voragine, scavando hanno trovato un vero e proprio ruscello sotterraneo nato da infiltrazioni della spalletta del condotto pubblico per la forte corrente. “Questi sono gli effetti annunciati della corrosione prodotta dai livelli dell’acqua tenuti alla massima portata nel condotto pubblico per le note esigenze delle centraline idroelettriche a monte – dichiarava il sindaco Tambellini –. L’antico muro delle spallette non sopporta l’aumento d’energia provocato dalla forte corrente e l’acqua si insinua con forza nelle fenditure. Questo fenomeno può ripetersi in altri punti. Non è possibile andare avanti in questo modo, il problema doveva già essere risolto mesi fa“. A rischio anche la tenuta della struttura del canale Ozzeri a causa di un aumento della portata.
I danni alle sponde sul percorso a monte della città sono evidenti, sopratutto nella zona di San Pietro a Vico. In particolare a Lucca la sponda destra di via dei Fossi (fra la Madonna dello Stellario e il collegamento con via San Nicolao) ha dato preoccupanti segnali di cedimento ed effetti di grave erosione sono presenti anche sotto il baluardo San Colombano, dove l’intenso flusso d’acqua scorre proprio sotto l’orecchione del baluardo. Senza contare, come già sottolineato, gli allagamenti nelle cantine private e nei negozi.
Viste le continue sollecitazioni dei cittadini per risolvere il problema, su proposta del gruppo Sìamo Lucca, a maggio il consiglio comunale votava all’unanimità l’istituzione di una commissione speciale che trattasse le problematiche relative alla questione. Dieci i membri: Marco Martinelli (Fdi), Fabio Barsanti (Difendere Lucca), Alessandro Di Vito (SìAmo Lucca), Maria Teresa Leone (Lucca Civica), Massimiliano Bondocci (M5s), Marco Barsella (Lei Lucca), Alessia Angelini (Pd), Daniele Bianucci (Sinistra Con), Giovanni Minniti (Lega) e Enrico Torrini (gruppo misto). Ma mentre i danni legati alla portata del condotto persistono, anche a valle, nessuno l’ha mai convocata.
Da una parte Regione e Provincia, che da mesi si rimbalzano le responsabilità dei danni causati dall’opera e le promesse di una risoluzione senza strutturare alcun piano operativo di interventi, dall’altra i proclami e la minaccia di azioni legali da parte del sindaco Tambellini che però, se pur il Comune non abbia responsabilità diretta, non sembrano avere un riscontro concreto in fatti, a partire dalla ‘mancata’ commissione. Nel mezzo i cittadini che da molto tempo depositano sui tavoli degli uffici comunali resoconti di danni e allagamenti che persistono e che comprendono molti costi di riparazione e riqualificazione. “Qui gatta ci cova“, dicono alcuni. Una situazione in stallo dove nessuno sembra voler prendere posizione, anche nei confronti delle centrali elettriche. Sarà vero?
Opera nata nel 1300, il Condotto pubblico si estende per 13 chilometri, raccogliendo le acque del Serchio e percorrendo le frazioni di Saltocchio, San Pietro a Vico, San Marco fino a entrare nelle mura urbane percorrendole a cielo aperto con via del Fosso fino a via delle Rose. Prosegue poi in Corso Garibaldi al di sotto della sede stradale, immettendosi infine nel canale Piscilla e infine nell’Ozzeri.