Nasce a Lucca il 7 ottobre 1891da Ernesto Tinivella un funzionario del genio Civile e dalla signora Maddalena Somma di origini piemontesi; qui a Lucca abitavano in via Santa Chiara.
L’anno successivo il padre ingegnere, viene promosso Capo Ufficio e deve raggiungere la sede di Ferrara; la motivazione è l’alta direzione dei lavori di costruzione del ponte sul Reno della Strada Provinciale Bologna Ferrara. Per seguire meglio i lavori nel 1895 l’ingegnere con la famiglia si sposta provvisoriamente a Poggio Renatico. Nel 1906, terminati i lavori, il padre viene trasferito a Sondrio dove Umberto ormai quindicenne frequenta l’Istituto Tecnico e si diploma Perito Agrario.
I tempi son quelli e nel 1912 in piena Guerra di Libia, si arruola nel Regio Esercito come Ufficiale di Complemento; provenendo da Sondrio la sua destinazione iniziale per fare il corso Ufficiali è segnata: 5° Reggimento Alpini a Intra. Nel 1913 viene trasferito come Sottotenente di Prima Nomina nel 4° Rgt Alpini, una unità operativa. Fa il suo anno di 1° Nomina e al termine viene congedato; nel 1915, all’ingresso dell’Italia in guerra, tutti i riservisti vengono richiamati in servizio; il Sten. Tinivella viene assegnato al battaglione Alpini “Val Tanaro” e poi al “Val Stura”. Il giovane ufficiale si dà da fare in combattimento e si distingue particolarmente sul Rombon, sul Monte Rosso, a Kukla, e sull’Ortigara; guerra durante viene promosso prima tenente e poi capitano. Il termine della guerra vede il suo passaggio nel Servizio Permanente Effettivo; viene assegnato all’8º Reggimento alpini della Divisione “Julia” e poi comanda le compagnie dei Battaglioni “Tolmezzo”, “Gemona”, e “Cividale” tutte dislocate in Friuli. È un vero alpino e alpinista per passione: compie numerose ascensioni tra le due guerre; scala il Monte Bianco, il Rosa, il Cervino, e arrampica sul Bernina. La passione alpinistica lo porta a fondare le Sezione del C.A.I. di Gemona, e di Osoppo; scrive una monografia sulle Alpi Giulie. Come membro attivo del C.A.I. prepara e attrezza alcune vie alpinistiche. È amico personale di Italo Balbo, suo compagno di giochi che abitava davanti alla sua abitazione in Via Mortara 49 a Ferrara; a lui intitola un rifugio alpino che costruisce alle sorgenti dell’Isonzo, in Val Trenta.
Promosso maggiore nel dicembre del 1935, gli viene affidato il comando della 30ª “colonna salmerie”, formata dagli alpini dell’8º Reggimento ed inquadrata nella 5ª Divisione alpina “Pusteria” che partecipa alla Campagna in Africa Orientale per la conquista dell’Etiopia. Nel ’35 partecipa da Maggiore alla Campagna d’Africa Orientale, dove comanda una colonna di salmerie. Nel ’37 rientra in Italia all’8° Reggimento Alpini, e nel ’38 comanda un Battaglione della Guardia di Frontiera a Plezzo. Da Tenente Colonnello nel 1939, su sua richiesta, gli viene affidato il compito di costituire il Battaglione Alpini “Val Tagliamento”.
Al termine della sua costituzione, nel novembre del ’40, viene destinato con il suo neocostituito battaglione in Albania e partecipa alla guerra contro la Grecia combattendo a Mesarea, Frasheri, Zebresan; qui si distingue in combattimento e si merita una Medaglia d’argento al Valor Militare!
«Comandante di battaglione di grande valore personale, capacità ed elevate doti di animatore e trascinatore, organizzava la difesa di una importante posizione e contrattaccava il nemico superiore in forze, causandogli gravi perdite ed impedendogli di progredire. In successiva occasione, portava con decisione ed ardimento, il suo battaglione al contrattacco dell’avversario che era riuscito ad infiltrarsi in alcune nostre posizioni e ne travolgeva ogni resistenza, mettendo in fuga e catturandogli numerose armi e prigionieri. Zebresan (fronte greco-albanese), 9-10-11 dicembre 1940.»
Il battaglione viene duramente impegnato nei combattimenti e bombardamenti pesanti di quota 1216 sul Mali Topojanit, dal 30 dicembre all’8 gennaio 1941.
Nel pomeriggio dell’8 gennaio del ’41 guida personalmente un contrattacco in testa agli alpini, ma viene mortalmente ferito. Il suo impegno non è però vano e gli alpini continuano l’attacco mantenendo la posizione: il suo ultimo messaggio al Comando è:
”I mortai mi pestano, non un metro che non sia battuto.
Ho molte perdite, ma non molleremo.”
Alla sua memoria viene concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
«Intrepido comandante di battaglione, suscitatore di ogni entusiasmo, inviato ad operare in settore di altro reggimento fortemente impegnato, veniva a conoscenza, mentre era in marcia di trasferimento, che un tratto di fronte aveva ceduto e che i difensori, premuti dall’avversario preponderante, ripiegavano. Prontamente riuniva allora i suoi reparti e contrattaccava il nemico incalzante, immobilizzandolo. Assicurato il possesso della posizione raggiunta, vi resisteva con indomito valore per otto giorni, sotto violentissimi bombardamenti e contro ripetuti, ostinati attacchi. Sopraffatto alla fine, dall’irruenza di forze soverchianti, si lanciava con i superstiti al contrassalto per ristabilire la situazione. Rimasto gravemente ferito, mentre veniva trasportato al posto di medicazione rincuorava i presenti a persistere nella lotta. Raggiunto e circondato dai nemici, continuava ad incitare i suoi alpini, finché una raffica di fucile mitragliatore, sparatagli a bruciapelo, lo colpiva mortalmente. Mali Topojanit (Fronte greco), 30 dicembre 1940 – 8 gennaio 1941.»
— Regio Decreto 11 luglio 1942
Viene provvisoriamente tumulato su quella posizione.
Poi è stato traslato presso il Tempio Ossario di Udine.
Qui a Lucca gli è stata intitolata una piccola strada “chiusa” di raccordo tra la Statale 12 e la circonvallazione, all’altezza del parcheggio delle Tagliate.
A lui è intitolata una Caserma alpina a Moggio Udinese (UD).
La sua Medaglia d’Oro onora, tra le altre cinque, il labaro della Sezione Pisa -Lucca-Livorno della Associazione Nazionale Alpini.
Bellissimo reseconto storico di una forte persona Italiana di altri tempi-Complimenti al sig.Vittorio, bravo-Giampiero