Il ceppo natalizio è una grande tradizione della terra toscana, ma che in lucchesia ha assunto una serie di molteplici sfumature, differenti dalle altre zone della Regione. Nei paesi montani della Garfagnana e dintorni, il ceppo di Natale si addossa un significato molto vicino a quello letterale, quindi di grosso tronco di albero posto ad ardere nel focolare. Si parla per cui di qualcosa di quotidiano – specialmente nel passato -, che nel periodo natalizio e soprattutto nella “notte santa” assume dei valori sacrali e cristiani. Il ceppo di Natale, infatti, è quello destinato a bruciare per tutta la notte, e nei successivi tre giorni, per riscaldare il piccolo Gesù appena nato. Qualcun altro, al contrario, afferma che avesse la funzione di soddisfare i desideri dei bambini i quali, frugando tra la cenere o scuotendo il grosso tronco, trovavano, messi di nascosto dagli adulti, i regali che il ceppo aveva lasciato.
Nella piana di Lucca, invece, si parla di tutta un’altra cosa che perde quasi completamente il legame con la tradizione cristiana. “Chi non inceppa, non imbefana”, o per meglio dire in dialetto: “Chi ‘un inceppa, ‘un imbefana”. Ma cosa vuol dire? Stavolta il ceppo non è un tronco da ardere nel fuoco, ma si tratta più semplicemente di un regalo o dono natalizio, che il fidanzato in quel giorno faceva alla fidanzata e che lei avrebbe ricambiato per l’Epifania. Nelle campagne, diversamente, qualcuno sostiene che possa significare anche l’omaggio che il padrone faceva al contadino, come una sorta di mancia natalizia. In ogni caso, tutto è riconducibile al Natale, alla voglia di stare con le persone care, magari davanti a un caminetto caldo e rassicurante.
A nome di tutta la redazione de Lo Schermo, tanti auguri di Buone Feste e sereno Natale a tutti i nostri lettori, che possano questi giorni essere felici e spensierati, nonostante tutto, e che siano pieni di condivisione e serenità, con la speranza che presto si possa tornare a una vita vera e ricca di soddisfazioni.