Mentre nel centrosinistra lucchese è in atto una strana faida prelettorale tra Francesco Raspini e Ilaria Vietina (entrambi componenti della Giunta Tambellini), che probabilmente si risolverà solo con le primarie, nel centrodestra regna uno strano attendismo “in attesa di trovare il nome più adatto” per sfilare Lucca a PD e affini.
Ovunque si mescolano vanità e senso di onnipotenza, incapacità di accettare le precedenti sconfitte e certezza di avere necessariamente qualcosa da offrire alla città: in pratica tutti vogliono avere la maglia numero 10 sulle spalle senza riconoscere la grande dignità che in ogni squadra ha il mediano di fatica, quello che macina legna e fa il lavoro sporco dietro le quinte.
In questa situazione una delle grandi incognite è rappresentata dal Movimento 5 Stelle, o almeno da ciò che ne rimane. Alle precedenti elezioni amministrative – nel 2017 – il candidato Sindaco del M5S Massimiliano Bindocci collezionò la bellezza di 2803 voti (7,54%): altri tempi, al Governo c’era ancora Paolo Gentiloni e il Movimento – all’epoca all’opposizione in Parlamento – contava 88 deputati e 35 senatori. Poi ci sono state le politiche del 2018, l’esperienza di Governo prima con la Lega e poi con i nemici storici del PD, una pandemia mondiale e infine l’implosione dovuta alle faide interne tra Grillo e l’ex fedelissimo Conte.
I militanti e gli amministratori si sono – non senza imbarazzo – trovati dall’urlare a squarciagola “mai col PD” all’invocare un istituzionalissimo “senso di responsabilità” nell’interesse della politica e del paese. Di Maio è la rappresentazione plastica di chi doveva entrare in Parlamento e aprirlo come una scatoletta di tonno e invece in Parlamento ci si è comodamente seduto: “partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri”, cantava Rino Gaetano.
Inutile dire che, a causa di tutto ciò, il M5S ha avuto una comprensibile flessione nell’indice di gradimento tra gli italiani, con i militanti più puri che si sono allontanati trovando altrove la propria casa politica. Tuttavia, secondo i recenti sondaggi Swg (quelli seri, insomma, non come quelli che vengono commissionati ad hoc), oggi il Movimento arriverebbe ancora a una percentuale di voto del 15,8% circa. Un dato non irrilevante, che sarebbe interessante capire come si tradurrà in concreto – in misura sicuramente più contenuta – alle prossime elezioni cittadine.
In questi anni, Massimiliano Bindocci (che nasce come uomo di sinistra e che, secondo alcuni, sarebbe addirittura stato iscritto al PD, proseguendo comunque anche dopo la sua attività di sindacalista), come consigliere comunale ha fatto un’opposizione vigorosissima alla Giunta Tambellini, facendo spesso tandem con Fabio Barsanti e con il centrodestra.
Tuttavia, non serve guardare lontano per capire la tendenza del nuovo M5S a trazione moderata: senza scomodare gli occhiolini reciproci tra Conte e Letta, è sufficiente vedere cosa succede a Massarosa e Seravezza – due comuni importanti per determinare i futuri assetti politici del territorio – dove il Movimento appoggia i candidati del PD.
Sembra improbabile che Bindocci arrivi ad appoggiare il prolungamento naturale di questo centrosinistra, con cui i rapporti sono tutt’altro che buoni. Ma allora, cosa farà il M5S a Lucca? Ci sarà un’alleanza con qualcuno anche qui? E se si, con chi? E soprattutto, cosa decideranno di fare gli elettori del Movimento?