Osservando la politica cittadina, da un po’ di tempo sorge spontanea una domanda: dov’è finito il centrodestra lucchese? Smarrito, perduto, disperatamente lacerato da personalismi e vendette trasversali tra i vari capibastone di zona.
È inutile girarci intorno, la nostra città ha un’identità politica chiara e precisa. Lucca ha sempre rappresentato un’isola bianca all’interno della rossa Toscana, un’enclave democristiana orgogliosamente e fieramente anticomunista. Qui, per capirsi, anche la sinistra sembrava meno a sinistra rispetto ad altre zone.
Anche da noi la politica ha semplicemente tradotto la realtà socio-economica del territorio: ai tratti popolari tipici della pisanità, i lucchesi hanno opposto per secoli un’eleganza borghese e un po’ snob. Livorno? Troppo turbolenta e triviale, troppo diretta. Lucca, al contrario, è sempre stata la città del silenzio, affascinante e solenne. La città del “lo sanno tutti ma non è il caso di dirlo, ragazzo mio!”.
Anche per questo Lucca ha sempre rappresentato un terreno ideale per il centrodestra. Un centrodestra che nel tempo è stato guidato da personalità ingombranti e che, ad essere onesti, generalmente ha sempre strizzato l’occhio più alla destra che al centro. Un centrodestra radicato, che poteva contare sull’appoggio ideologico di una Chiesa forte e ben presente sul territorio. Un centrodestra che, in realtà, fino a quindici anni fa aveva in mano praticamente tutti i poteri economici della città.
Oggi sembra tutto finito. Molti notabili cittadini hanno paradossalmente sposato la causa del Partito Democratico, e uomini che prima erano al vertice del centrodestra lucchese – quello filo-cattolico, per intendersi – hanno ormai saltato il fosso strizzando prepotentemente l’occhio alla sinistra. Il potere economico, nel frattempo, fa la sponda a un’amministrazione a trazione PD che spesso ha un atteggiamento snob insofferente a qualsiasi critica. Un’amministrazione arroccata sulle proprie posizioni che fa il bello e il cattivo tempo perché – diciamocelo – dall’altra parte c’è poco.
Ebbene si, negli ultimi mesi ci siamo resi conto che da parte della maggioranza c’è un atteggiamento di malcelata insofferenza rispetto a quasi tutti gli esponenti del centrodestra. Questa amministrazione fa ciò che vuole perché ritiene di poterlo fare, perché ritiene che a destra non ci siano interlocutori degni di rispetto. È un grave errore, ma tant’è, ed è impossibile negarlo.
L’opposizione imperniata sul civismo – che oggi rappresenta una voce necessaria e imprescindibile – non ha retto l’urto. Quella civica è una componente rilevante, sì, ma non può costituire il perno di una coalizione. Non può essere il fulcro politico del centrodestra, soprattutto in una realtà complessa e difficile come Lucca, che necessita di una struttura partitica solida e ben definita.
E, infatti, in un centrodestra sano non si sarebbe mai verificato quel che è successo in città qualche settimana fa. Con un centrodestra sano non avremmo mai assistito a episodi come quelli che si sono verificati durante il consiglio comunale del 13 Ottobre. Non ci sarebbero mai stati quei regolamenti di conti, quegli scontri su pubblica piazza tra esponenti della stessa area politica, con accuse trasversali che lasciano intravedere delle antipatie personali ormai virulente. I confronti politici – anche accesi – per il bene della comunità si fanno lontani da occhi indiscreti, e in questo il nostro PD territoriale (e affini) è assoluto maestro.
È inutile negarlo, l’assenza di un centrodestra coeso e forte non fa bene alla città. Adesso non si può più rimandare, è davvero giunto il momento che la coalizione – con tutte le sue anime – si metta al tavolino per un confronto serio e costruttivo. Un confronto di area, senza vanità e senza protagonismi di sorta, per raggiungere un’unità di intenti in vista delle prossime elezioni comunali.
Basta con i tentativi di isolamento politico. Basta con i presunti Richelieu che, in realtà, sono solo vecchi arnesi politicamente fermi a trent’anni fa. Chiunque sia in grado – per competenza politica e bacino elettorale – di dare un apporto alla causa, deve avere un ruolo chiaro e preciso. E, d’altro canto, tutti devono avere l’umiltà e la dedizione di saper accettare il proprio ruolo senza invidie o riserve di sorta.
Ad oggi non sappiamo se, davvero, sarà Mario Pardini la punta di diamante del prossimo centrodestra lucchese. Non sappiamo chi sarà, eventualmente, il suo padrino politico. Ma la speranza è che chiunque prenderà in mano le redini della coalizione sia in grado di organizzare una struttura che dia voce a persone capaci di dare un apporto reale alla città e, soprattutto, al suo dialogo politico.
Ne abbiamo bisogno tutti, compresa paradossalmente la sinistra e il Partito Democratico, che in assenza di un contradditorio vero si sta appiattendo su modalità di governo che appaiono autoreferenziali e sterili.