Prosegue la polemica pubblica sul caso Cospito con le richieste di dimissioni su Delmastro e Donzelli che hanno compiuto il miracolo di ricompattare il centrosinistra, altrimenti frammentato come non mai. Miracolo da «santi subito».
Intendiamoci, il grado di improvvisazione e dilettantismo delle esternazioni dei due è indubbiamente grave.
Ma le opposizioni hanno dimostrato di essere tecnicamente più attrezzate di questa maggioranza. Lo si è visto quando hanno agito coralmente per affrontare la battaglia parlamentare una volta che hanno sentito «l’odore del sangue» delle possibili dimissioni di due esponenti del CDX. E parimenti si è palesata la mancanza di mestiere del centrodestra che ha lasciato che il caso montasse e, di fatto, ha isolato i due mestieranti di FdI lasciando che venissero sbranati dai lupi. Dando così sensazione di fragilità della coalizione. Non che fosse facilissimo difenderli: le posizioni sguaiate sono sempre fragili. Chi ha sentito Donzelli nel suo intervento non può non aver notato che, più ancora che i contenuti, il suo intervento era fastidioso per i toni e faziosi e concitati da liceale all’assemblea di istituto. Davvero parecchio stonati se sentiti in Parlamento. Persino se a pronunciarli fosse stato un membro di una forza di opposizione al 3%; decisamente inadeguati ad un esponente della maggioranza di governo. E, come abbiamo già evidenziato, questo è uno dei più grossi problemi del partito dell’attuale maggioranza relativa. Che è passato dal 3% al 30% (quasi) senza aver avuto tempo e modo di rifornirsi di adeguata classe dirigente.
Così attorno a Delmastro e Donzelli ora girano gli squali (il centrosinistra) ma anche gli avvoltoi. Più di qualcuno, nei partiti di Salvini e Berlusconi, sperano che le dimissioni alla fine ci siano: una o due poltrone interessanti (presidente del COPASIR e sottosegretario alla giustizia) potrebbero passare ad una delle altre forze di maggioranza anche per placare eventuali cattivi umori da compressione elettorale per le imminenti elezioni regionali. Perché, in politica, si sa, il nemico da cui ti devi guardare di più è il tuo alleato.
Detto questo, merita osservare che le frasi in sé sono assai poca cosa: l’aula di Montecitorio non è fatta per scolaretti in gita. E il dibattito parlamentare è faccenda da stomaco forte. Non ci si deve lasciar ingannare: nessuno si è davvero scandalizzato di nulla. È una battaglia di tattica e scenografia. E la sta vincendo il centrosinistra con la complicità interessata di FI e Lega.
Ma il centrosinistra gioca un gioco pericoloso. Il tema non è tanto le dimissioni di due esponenti della maggioranza che si sono incautamente esposti uscendo sguaiatamente (e un po’ arrogantemente) allo scoperto, evidentemente presi da un’euforia di potere che la nuova posizione gli ha dato. La loro sorte non interessa poi alla cittadinanza. Sono parte della catena alimentare del Parlamento e sono ampiamente ripagati per questo tipo di rischi che corrono.
Il pericolo è la tradizionale tentazione del centrosinistra di usare due pesi e due misure: amici e nemici non hanno lo stesso trattamento. E poco importa se gli amici sono «cattive amicizie». È una lezione che non viene interiorizzata ancora. La abbiamo vista con il terrorismo rosso. E prima ancora, e qui mi atterrerò le ire anche di amici, con drammi come quello delle Foibe. Per ampie aree del centrosinistra gli assassini non sono tutti uguali. E le vittime non sono tutte uguali. Ci sono assassini e assassini. Ci sono vittime e vittime.
Così Cospito che fa lo sciopero della fame è una «vittima del sistema». E come tale va capito e sostenuto. E pace se inneggia e istiga a commettere omicidi. E poco importa se lui stesso ha commesso violenze che non sono finite in omicidio solo per caso, non per precisa intenzione (vedi attentati dinamitardi che avrebbero potuto fare vittime). E pace se lo stato ne uscirebbe come disponibile a trattare con chi ha forza (mediatica, politica, di ricatto: che differenza c’è?).
Ma come si può trattare per Cospito e poi reclamare che il 41 bis non si tocca come fa il centrosinistra? Come si può dire che Cospito che fa lo sciopero della fame deve trovare una clemenza e poi pretendere rigore per un mafioso che faccia altrettanto? E come si fa a dire che va rispettata l’autonomia della magistratura e poi dire che su Cospito sbaglia e che bisogna che la politica intervenga?
Non è bene coinvolgere i poteri dello stato nel gioco dei buoni e dei cattivi. È pericoloso e rischia di portare conseguenze gravi. E chi guida fette di paese, che sia in maggioranza o che sia all’opposizione, dovrebbe sempre ricordare che ha delle gravi responsabilità. Non si può accettare l’improvvisazione o l’arroganza mostrata dagli esponenti di FdI. Ma non si può tollerare neppure la sindrome dissociativa del centrosinistra.
Mi piacerebbe che qualche politico si ricordasse di questo penoso spettacolo quando commenterà i prossimi dati sull’affluenza elettorale.
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi