Dirigo la Fondazione Ragghianti dal giugno del 2016. Sono già trascorsi più di sette anni. Spero che i risultati del grande impegno profuso siano riconoscibili, ma non sta certo a me dirlo. È un’istituzione ormai storica, essendo nata nel 1981 come centro studi, e da poco si è trasformata, secondo quanto consigliato dalla normativa da qualche tempo vigente, in ETS (Ente del Terzo Settore) – significa che non perseguiamo il profitto, bensì finalità di carattere culturale, educativo, sociale etc.
L’obiettivo, sin dall’inizio, fu di offrire «a qualunque interessato italiano o straniero uno strumento di studio dell’arte, nella storia e nel presente», e di fare della nostra città «un laboratorio permanente», «aggiungendo nuove potenzialità alle sue grandi tradizioni» (sono le parole dei fondatori).
Piuttosto mi interrogo se i nomi dei due grandi personaggi cui è intitolato l’ente che dirigo siano davvero noti: il lucchese Carlo Ludovico Ragghianti (1910-1987) e la moglie Licia Collobi (1914-1989), triestina. Il nostro illustre concittadino non fu soltanto uno dei massimi storici dell’arte della sua epoca, ma anche un eroe della Resistenza, un uomo impegnato in politica, fra i padri del Partito d’Azione, poi scioltosi in una diaspora che ne disperse gli esponenti soprattutto fra i repubblicani e i socialisti. Nel 1944 Ragghianti assunse la presidenza del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e guidò il governo provvisorio che diresse l’insurrezione contro i nazisti a Firenze. L’anno successivo, dal giugno al dicembre del ’45, fu sottosegretario alla pubblica istruzione, con delega alle belle arti e allo spettacolo, nel governo di Ferruccio Parri.
Ragghianti era nato e cresciuto a Lucca, ma, antifascista già da ragazzino, a causa delle bastonature subìte dagli squadristi fu trasferito dalla famiglia a Firenze, dove finì il liceo; e nel capoluogo toscano trascorrerà la maggior parte della propria vita, pur andando poi a insegnare all’Università di Pisa. Però, giunto alla soglia della vecchiaia, volle legare per sempre il suo nome a quello della città natale, lasciando un’enorme biblioteca, una fototeca e un archivio importantissimi all’allora Cassa di Risparmio, presieduta dal lungimirante e illuminato Giuseppe Sodini. Fu così che nacque nel 1981 il centro studi che tuttora ha sede nel quattrocentesco complesso monumentale di San Micheletto. Nel 1984 ci fu la trasformazione in Fondazione, alla quale aderirono il Comune e la Provincia di Lucca, la Regione Toscana (poi uscita nel 1998 a seguito della legge n. 12) e, naturalmente, la Cassa di Risparmio.
Le nostre mostre, fin da subito, si sono caratterizzate per il loro carattere di ricerca. Non si tratta soltanto di esporre opere belle e piacevoli; piuttosto, in conformità all’insegnamento di Carlo Ludovico Ragghianti e di Licia Collobi, sono sempre frutto di studi e approfondimenti, incentrati su tendenze e artisti non indagati a sufficienza, o su aspetti meno noti dell’attività di pittori, architetti, scultori, incisori… Ogni mostra è quindi un’occasione e uno strumento di conoscenza, per accrescere il sapere e fare ricerca, ovviamente non a beneficio di un pubblico ristretto, ma degli appassionati, dei cultori, dei curiosi, dei giovani in primis.
La Ragghianti, che ha il proprio principale ente sostenitore e finanziatore nella Fondazione Cassa di Risparmio, comprende una biblioteca specializzata in storia dell’arte, aperta a tutti (non c’è bisogno di lettere di presentazione né di raccomandazione per accedervi!) e dotata di circa novantamila libri, un archivio consultabile, una fototeca in via di digitalizzazione ma già fruibile online, una videoteca, ma è anche una casa editrice che pubblica volumi, cataloghi e due riviste («Luk» e «Critica d’Arte»), un centro che fa ricerca e bandisce borse di studio post-dottorali. Inoltre l’istituzione propone laboratori didattici per bambini e ragazzi, offre alla cittadinanza conferenze, proiezioni di documentari, presentazioni di libri, convegni e tavole rotonde. Ed è, come anticipato, uno spazio espositivo che organizza mostre: dal 21 ottobre sarà visitabile Pensiero video. Disegno e arti elettroniche, con opere che spaziano dalla seconda metà degli anni Quaranta a oggi, di Lucio Fontana, Hans Namuth e Paul Falkenberg (con il cortometraggio Jackson Pollock 51), Nam June Paik, Mario Schifano, Wolf Vostell, Gianni Toti, Fabrizio Plessi, Studio Azzurro, Bill Viola, William Kentridge, Grazia Toderi, Giacomo Verde, Michele Sambin, Nalini Malani e Quayola. Il quadro che ne risulta sarà sorprendente, accostando precursori e grandi maestri del passato e del presente, coloro che hanno ottenuto successi e riconoscimenti e chi invece è rimasto ingiustamente un po’ nell’ombra. I nomi annoverati sono notevoli, includendo alcuni tra i massimi esponenti dell’arte mondiale contemporanea, radunati nelle sale espositive di via San Micheletto. Speriamo che piacerà e incuriosirà.
Paolo Bolpagni
Ben fatto Direttore : Ma non crede che Carlo Ludovico Ragghianti e sua moglie Licia , per la loro storia adamantina, per il loro impegno civile, per la loro ferma opposizione al fascismo , che procurò la galera al professore, avrebbero avuto parole di sdegno per il miserabile affronto perpetrato nei confronti di Sandro Pertini.?
Certo che condividerà queste mie parole anche nella nia qualità di consigliere della Fondazione la sollecito a far sentire la sua voce , onorando così la memoria del nostro illustre concittadino e di sua moglie Licia.
Conto di leggerla. Buon lavoro, Umberto Sereni
Caro professor Sereni, grazie per l’apprezzamento nei confronti di questo mio articoletto, pubblicato stamattina ma scritto sei giorni fa.
Ho già aderito alla petizione lanciata.
Il voto contrario del Consiglio Comunale alla proposta di intitolazione di una via o di una piazza a Sandro Pertini, eroe della Resistenza e poi grande Presidente, che seppe unire l’Italia repubblicana, è stata una pagina nera per Lucca. Un episodio di cui vergognarsi. Lo sdegno è tale da lasciare sgomenti. Mi auguro vivamente che si ponga rimedio, e che la maggioranza torni sui propri passi.
È vero che il ricordo di Carlo Ludovico Ragghianti, a Lucca, è incarnato dalla Fondazione dedicata a lui e alla moglie Licia, ma forse il Comune, che a suo tempo gli intitolò una specie di brutta piazza, che in realtà consiste in un parcheggio di fronte all’obitorio, avrebbe potuto fare di meglio.