Riprendiamo il racconto da dove l’avevamo lasciato. Eravamo arrivati nel vivo dello scontro che opponeva gli “aperturisti”, che volevano realizzare una nuova porta nelle Mura all’altezza di Sant’Anna, e i difensori dell’integrità della cinta muraria che ostacolavano quel progetto.
Per una città come lo era Lucca di primo Novecento, abituata a risolvere i contrasti annegandoli in una vischiosa melassa, lo scontro per porta S. Anna rappresentava una scena completamente inedita con la messa in crisi della soporifera pace cittadina.
Quella per la porta fu una battaglia che si trascinò per anni con un susseguirsi di colpi di scena che ne fecero un caso nazionale. Al punto che se ne dovette occupare il governo sollecitato a intervenire in difesa dell’integrità dell’antico monumento.
Procediamo cercando di fissare i passaggi cruciali di questa storia. Intanto passiamo in rassegna le forze in campo. Il consistente schieramento aperturista godeva del sostegno di quei commercianti che dalla nuova porta attendevano l’afflusso in città degli abitanti del sobborgo di Sant’Anna, in piena fase di espansione ai lati dello stradone che conduceva alla marina. Sensibile a questi argomenti l’Amministrazione Comunale aveva elaborato un progetto che prevedeva l’apertura di una nuova porta con lo squarcio di un tratto delle Mura che ne avrebbe interrotta la continuità.
Contro quel progetto si levavano le voci degli uomini che a Lucca cercavano di vivacizzare il dibattito culturale. Avevano un loro luogo di ritrovo nel caffè Caselli di via Fillungo e disponeva di un coraggioso portavoce, la rivista “Rassegna Lucchese” di Domenico Luigi Pardini. Dal suo primo numero, uscito nel novembre del 1903, la rivista aveva rivelato il suo programma: svecchiare la città e stimolare gli artisti e gli uomini colti ad appassionarsi alle vicende cittadine.
Senza eccessiva forzatura si può riconoscere alla “Rassegna Lucchese” l’appartenenza a quel rigoglio intellettuale che percorse l’Italia del primo Novecento e trovò nelle riviste fiorentine, “La Voce” di Prezzolini più e meglio di ogni altra, lo strumento congeniale per una rigenerazione dello spirito pubblico.
Era questo l’ambizioso programma della “Rassegna” che se si lamentava per l’ostile ambiente lucchese, dove prevalevano “i vanesi, gli egoisti, i tardigradi” non accennava certo a rassegnarsi a questa avvilente situazione e da ogni numero affidava l’appello alla mobilitazione degli artisti e degli intellettuali che avrebbe voluto alla guida della città al posto dei suoi reggitori, privi di cultura, ingordi di prebende e di cariche.
Se Pardini ed i suoi collaboratori dai nomi altisonanti come Vieri Bongi, Ildelfonso Nieri, Manara Valgimigli Maurizio Pellegrini, avevano dubitato dell’efficacia della loro azione, di certo quello che accadeva in Lucca quando si profilava lo squarcio di S. Anna li ripagava di tante amarezze e con entusiasmo salutavano lo scossone, forte come un terremoto, che metteva in fibrillazione la città.
In un certo modo l’avevano preparato ed una volta che si verificava si facevano trovare pronti a dare battaglia. Bollata la nuova porta con l’irridente definizione di “Porta del Capriccio”, la “Rassegna”, dalla quale nasceva la Società per la Difesa dei Monumenti lucchesi, della quale era animatore Alfredo Caselli, sapeva muoversi con grande autorevolezza e faceva della sua battaglia una questione nazionale con la scesa in campo dei più bei nomi della cultura italiana. Carducci e Pascoli.
Porta S. Anna cessava di essere una questione lucchese e prendeva una piega che gli “aperturisti” non avevano messo nel conto. La loro posizione di forza rimaneva l’Amministrazione Comunale, ma il suo raggio d’azione era limitato dal fatto che era costretta ad affrontare contemporaneamente più avversari a cominciare dalla catena rappresentata dal sistema politico-istituzionale: Prefetto, Commissione per la tutela dei Monumenti, e infine Ministero. Questo blocco istituzionale incoraggiava l’azione di quella pattuglia di artisti e letterati cittadini che pregustavano l’occasione per dare scacco ai “barbari” che dominavano la scena politica lucchese.
Un primo colpo alle pretese dei governanti cittadini lo assestava la Commissione Comunale per la Tutela dei Monumenti, organismo consultivo di emanazione prefettizia, che si dichiarava nettamente contraria al progetto di apertura di una nuova porta, ma prima di formulare un parere definitivo aveva ritenuto di nominare una Sottocommissione con il compito di studiare meglio la faccenda. Incarico che la commissione, della quale faceva parte anche lo scultore Augusto Passaglia, svolgeva con una lentezza che finiva con l’esasperare chi era in attesa del suo verdetto. Solo dopo qualche mese il prefetto, conte Capitelli, fu in grado di informare il Ministro dell’Istruzione che la Sottocommissione conveniva con la Commissione nel giudicare la progettata demolizione di un tratto delle mura un “grave danno delle memorie e dell’estetica della città”.
Seguendo la linea istituzionale di trasmissione, ricevuta quella comunicazione il ministro provvedeva a restituirla al prefetto con l’istruzione di comunicare al Comune di Lucca che aderendo ai giudizi formulati dalla Commissione e della Sottocommissione non poteva consentire che un tratto delle mura di Lucca venisse demolito.
Chi ci ha seguito fin qui, alla lettura di questa sentenza, è autorizzato a pensare che quel documento abbia posto fine alla questione della porta S. Anna.
Non andò così e del resto se c’è una porta S. Anna vuol dire che le parole del ministro, ancorché ferme e solenni, sono state aggirate.
E di questo si parlerà nella prossima puntata che, lo prometto, sarà anche l’ultima di questa tribolata storia.
P.S. Devo una cortese risposta al lettore Cristoforo che sollecita una raccolta di questi articoli. Intanto lo ringrazio per l’attenzione che mi ha concesso, come faccio con l’amico Riccardo e con la gentile signora Rosalba Pettorini Betti che non mancano di commentare i Bollettini di guerra. Al signor Cristoforo consiglio di leggere il volume di Roberta Martinelli, Lucca e le sue mura, edito nel 2019 da Publied dal quale ho attinto tante delle notizie utilizzate.
E doveroso da parte mia ringraziare il Professore per avermi citato nel finale del bollettino di guerra n10. Resto in curiosa attesa per l’ultima puntata di queste bellissime e interessanti vicende lucchesi sulle mura e sulle aperture delle nuove porte di accesso alla città.
Aspetto con vivo interesse la fine, anche se scontata , del prossimo “bollettino di guerra”
Grazie professore per l’articolo e per avermi citato nel PS del Bollettino.