La storia ci insegna che il brevetto per il motore a combustione interna a quattro tempi, o più in generale il motore a scoppio, è stato depositat dall’ingegnere tedesco Nikolaus August Otto nel 1877. L’intuizione giusta però l’avevano avuta prima del teutonico, il lucchese Felice Barsanti e il pietrasantino Eugenio Matteucci, che tra il 1851 e il 1864 diedero vita a due prototipi di motore a scoppio, dando forma a delle varianti del concetto di combustione interna a un cilindro.
La coppia di ingegneri idraulici viaggiò in Italia e in Europa per depositare i brevetti delle loro ardite e coraggiose invenzioni, spendendo il nome della Società anonima del nuovo motore Barsanti e Matteucci. Qualcuno credette ciecamente in loro, a partire dall’Osservatorio Ximeniano di Firenze, che permise di realizzare qualche esemplare di motore a scoppio. Barsanti era sicuro della sua idea, perché era un concetto di motore più raffinato rispetto a quello della macchina a vapore, perché prima di tutto aveva un livello di sicurezza più alto, poi era meno ingombrante e più semplice da utilizzare. Certo, non era poi così leggera per l’utilizzo nei veicoli stradali. Le destinazioni previste erano più verso la produzione di energia meccanica per fabbriche e officine e la propulsione navale. Tuttavia, nonostante gli sforzi, Barsanti e Matteucci non si videro mai riconoscere pienamente l’efficacia di questi progetti, e ciò portò a delle conseguenze molto gravi. Prima di tutto, Eugenio Barsanti visti i tentennamenti commerciali cominciò ad avere dei problemi, ammalandosi di esaurimento nervoso nel 1862.
A quel punto l’ultima carta da giocarsi era quella di affidare la produzione industriale di un motore da quattro cavalli alla società John Cockeril di Seraing in Belgio. Le richieste giunsero da tutto il Vecchio Continente e tutto faceva presagire che da lì a poco sarebbero arrivati i giusti tributi e i successi agognati. Purtroppo la mala sorte incappò sul destino dei due, portandosi via prematuramente Eugenio Barsanti per una febbre da tifo nel 1864. Dopo quella tragedia la società dei due ingegneri colò a picco, perché il Matteucci da solo non riuscì a resistere alla frenesia e agli urti del mercato, non potendo difendere nemmeno la bontà dei propri brevetti rilasciati in Inghilterra, Francia, Piemonte e Firenze.
Quando nel 1877 fu assegnata a Nikolaus August Otto l’invenzione del motore a scoppio, Matteucci provò a rivendicare per sé e Barsanti l’idea originale, dato che quella del tedesco era palesemente una copia di quella dei due italiani, ma non ci riuscì. Questo accese una forte depressione che spense piano piano la vita di Matteucci che morì a Vorno, nella sua villa, nel 1887. Così termina malamente il destino del motore a scoppio made in Lucca.