Autoisolamento e idee suicidarie: adolescenti a rischio. Nuovo studio su chi rifiuta la vita sociale, scolastica o lavorativa

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Cresce, anche in ambito locale, l’allarme per l’autoisolamento e per l’aumento di idee suicidarie fra adolescenti e giovani.

Si parla di “hikikomori”, che significa letteralmente “stare in disparte”. Il termine viene usato per indicare coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi: da pochi mesi fino a diversi anni, chiudendosi in casa, senza avere alcun contatto diretto con il mondo esterno, a volte nemmeno con i propri genitori.

Sebbene questo tema si sia reso noto per la prima volta in Giappone, la pressione e il disagio che spingono alcuni giovani all’isolamento sociale ha assunto proporzioni drammatiche anche in Italia. 

La condizione degli hikikomori si caratterizza con il rifiuto della vita sociale, scolastica o lavorativa per un periodo di tempo prolungato e da una mancanza di relazioni intime ad eccezione di quelle con i parenti stretti. I giovani hikikomori possono manifestare il loro disagio in vari modi: stare in casa tutto il giorno, oppure uscire solo quando sono sicuri di non incontrare conoscenti, o addirittura vagare senza meta tutto il giorno facendo credere di essere andati a scuola. Gli hikikomori mantengono le relazioni esterne al minimo e gli unici contatti che sviluppano sono attraverso l’uso di Internet.

Ora è stato pubblicato il risultato di un’analisi del gruppo di ricerca MUSA del Cnr-Irpps che evidenzia la netta crescita del numero di adolescenti che non incontrano più i loro amici nel mondo extrascolastico. Lo studio condotto dal gruppo multidisciplinare di ricerca “Mutamenti sociali, valutazione e metodi” (MUSA) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr-Irpps) ha indagato, attraverso un approccio di ricerca di tipo socio-psicologico, l’eziologia del ritiro sociale identificando i fattori scatenanti tale comportamento tra gli adolescenti.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, si è basata sui dati di due indagini trasversali condotte dal gruppo nel 2019 e nel 2022 su studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado attraverso la tecnica CAPI (Computer Assisted Personal Interview) e su campioni rappresentativi a livello nazionale composti rispettivamente da 3.273 e 4.288 adolescenti con un’età compresa tra 14 e 19 anni.

«Attraverso tecniche avanzate di modellizzazione statistica – spiegano gli autori dello studio – sono stati identificati tre profili di adolescenti: le “farfalle sociali”, “gli amico-centrici” e i “lupi solitari”: proprio all’interno di quest’ultimo profilo, è stato individuato un sottogruppo composto da adolescenti che non incontrano più i loro amici nel mondo extrascolastico, il cui numero è quasi raddoppiato dopo la pandemia, passando dal 5,6 per cento del 2019 al 9,7 per cento del 2022. Si tratta dei ritirati sociali».

«Precedenti studi dello stesso gruppo di ricerca avevano già chiarito le cause di alcuni effetti negativi del mutamento delle interazioni sociali accelerato della pandemia da COVID-19, che ha esacerbato la trasposizione delle relazioni umane verso la sfera virtuale» spiega Antonio Tintori, tra gli autori del lavoro assieme a Loredana Cerbara e Giulia Ciancimino del gruppo di ricerca MUSA del Cnr-Irpps.

«Si è visto in particolare che l’iperconnessione, ossia la sovraesposizione ai social media, ha un ruolo primario in questo processo corrosivo dell’interazione e dell’identità adolescenziale e successivamente del benessere psicologico individuale. L’iperconnessione è principale responsabile tanto dell’autoisolamento quanto dell’esplosione delle ideazioni suicidarie giovanili. Lo studio mostra che non solo dal 2019 al 2022 sono drasticamente aumentati i giovani che si limitano alla sola frequentazione della scuola nella loro vita, ma anche nel mondo adolescenziale è significativamente diminuita l’abitudine a trascorrere il tempo libero faccia a faccia con gli amici: i “lupi solitari” sono addirittura triplicati in 3 anni, passando dal 15 al 39,4 per cento».

Il fenomeno è leggermente più diffuso tra le ragazze ma in pratica riguarda entrambi i sessi e non presenta sostanziali differenze regionali, relative alla tipologia scolastica frequentata o al background socio-culturale ed economico familiare, come invece si è supposto in passato. Questo indica con chiarezza che il problema sta diventando globale ed endemico.

Cosa accomuna questi giovani?

«Scarsa qualità delle relazioni sociali (con i genitori, in particolare con la madre), bassa fiducia relazionale (verso familiari e insegnanti), vittimizzazione da cyberbullismo e bullismo, iperconnessione da social media, scarsa partecipazione alla pratica sportiva extrascolastica e insoddisfazione per il proprio corpo. Questi fattori, inoltre alimentati dall’influenza pervasiva delle pressioni sociali a conformarsi a standard anche estetici irraggiungibili, erodono l’autostima favorendo un senso di inadeguatezza nelle interazioni sociali con i coetanei – aggiunge Antonio Tintori –. Abbiamo, inoltre, constatato che coloro che già versano in uno stato di ritiro sociale presentano un uso più moderato dei social media: ciò apre all’ipotesi che, all’aumentare del tempo di isolamento fisico ci si disconnetta gradualmente anche dalle interazioni virtuali, ossia ci si diriga verso la rinuncia totale alla socialità».

Frequenze delle variabili utilizzate per l’analisi delle corrispondenze multiple tra variabili socio-demografiche (anni 2019 e 2022)

Il fenomeno, assimilabile a quello degli hikikomori del Giappone, potrebbe generare una vera e propria emergenza sociale.

«Il nostro studio, oltre a fornire risultati utili alla comprensione della natura del problema, evidenzia l’urgenza di interventi educativi e formativi da rivolgere a genitori e docenti scolastici, nonché di sostegno per i giovani, ovvero un supporto specifico verso gli adolescenti che versano nelle condizioni più critiche» conclude Antonio Tintori.

Il gruppo di ricerca MUSA del Cnr-Irpps, tra i primi a indagare il fenomeno del ritiro sociale, prosegue ora le proprie attività avviando una vasta indagine di tipo longitudinale volta a rispondere agli interrogativi ancora aperti, e a chiarire maggiormente i fattori del processo che conduce all’autoisolamento. L’indagine, denominata «Mutamenti Interazionali e Benessere», coinvolgerà per cinque anni migliaia di adolescenti tra studenti e studentesse delle scuole, permettendo di analizzare in dettaglio lo sviluppo comportamentale dei giovani nelle modalità di interazione e altri importanti aspetti relativi al benessere socio-psicologico.

https://www.irpps.cnr.it/rischio-hikikomori-tra-gli-adolescenti-italiani-articolo-su-scientific-report

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