Anche a Vicopelago si festeggiò la vittoria.

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La fine della Grande Guerra, nella provincia di Lucca e nel Comune.

Queste brevi note storiche locali sono rielaborate da un mio articolo edito su una bella pubblicazione della Fondazione Ricci di Barga” Cento anni dall’Armistizio 1918-2018”. Per agevolare la lettura lo divideremo in due parti.

La Memoria della Guerra.

La Grande Guerra del ‘15/18 nella sua implementazione quotidiana sul territorio, nella nostra gente, nei volti dei nostri nonni.

Dal Comune di Lucca, uno dei tanti comuni di una giovane Italia, partono migliaia di ragazzi. L’Ufficio Leva conserva numerosi tomi, perfettamente conservati, testimonianza silente dello sforzo anagrafico che fece il Comune.

Questo dato, moltiplicato per tutti i territori, le città, i borghi del Paese ci dà la misura dell’immane sforzo bellico che compie la giovane Nazione.

Uno sforzo, diremmo oggi, “nazional-popolare”. 

Della Storia. Quella con la “S” maiuscola. Quella che si insegnava a scuola, con il rispetto profondo, dovuto, sentito, per chi quella Storia aveva vissuto in prima persona. Con tutto il carico di sofferenza, di disagio, di fatica, di dolore. Di consapevolezza.

Come lo vive il Paese subito dopo guerra con l’istituzione del Milite Ignoto; così come lo vivono le Amministrazioni locali, che impiantano il Viale o il Parco della Rimembranza, con la posa di un albero, in genere tigli o cipressi, con la dedica per ogni caduto. La legge istitutiva è ancora in vigore, ma molte amministrazioni o non lo sanno o fan finta di nulla… Solo recentemente, in occasione del Centenario, c’è stato un timido risveglio di queste testimonianze; Lucca per fortuna non è tra queste ultime, e la sistemazione del Parco e del Viale della Rimembranza sono più che decorosi.

Nel dopoguerra, a cura dei vari Comitati locali, si erigono molti Monumenti ai Caduti, si posano targhe commemorative, viene curata la riconsegna dei resti dei Caduti alle famiglie, vengono distribuite le Medaglie al Valore.

Localmente, nei comuni e frazioni, nascono spontaneamente i Comitati: a Lucca come Montefegatesi ad esempio, a Gattaiola, Brandeglio o Montuolo, Casoli, Valdottavo, Viareggio, Barga financo a Lugliano, dove, per la cerimonia, verrà invitato S.E. Ciano che declina gentilmente; si vede gli facevan male le curve; a Fornaci, ad esempio, è vitale un apposito Comitato, come ci raccontano le cronache dell’Intrepido e dell’Arrengo.

Anche a Vicopelago (…!), come ci raccontano le cronache, si festeggiò la fine della Grande Guerra con la patriottica iniziativa dell’amico Ulderico Orzali, che illuminò sfarzosamente la Villa dell’Orologio, come un faro commemorativo di gioia e di entusiasmo.

Il Comitato di Assistenza e Patronato Pro Orfani di Guerra solertemente e “illuminalmente” guidato dal Grande Ufficiale Ingegnere Luigi ORLANDO della Metallurgica, che inaugura, alla presenza del Cardinal Maffi, un Asilo per gli Orfani di Guerra!

Lo stesso Comitato, più gentilmente “indirizzato” alle pratiche questioni sodali locali dalla gentile consorte di Luigi Orlando, la Signora Irma Maniscalco, provvede anche ad elargire sussidi per le famiglie bisognose colpite dalla sciagura della guerra, arrivando addirittura a tributare un sussidio ai figli di un disertore, perché i figli non hanno le colpe dei padri, ma la fame gli rimane addosso!

Successivamente nel 1968, per volontà del Presidente Saragat, con un tardivo e complicato provvedimento legislativo, … eran già morti la metà dei reduci dopo mezzo secolo…, verranno tributate, “a domanda dell’interessato”, anche le nomine di “Cavaliere di Vittorio Veneto”.

La perpetuazione della Memoria.  

Sforzo doveroso e non vacuo, necessario, sentito, partecipato.

Se dopo la Grande Guerra il Paese rimane quello che era, anzi viene potenziato dalle annessioni dei territori irredenti, lo dobbiamo a loro.

Ai Soldati e ai Marinai Italiani.

Che partirono, obbedendo ad un ordine che li strappava alla vita, che li costringeva ad una nuova attività sconosciuta ma necessaria, diversa, pesante e crudele: combattere per l’Italia.

Non tutti tornarono. Circa 650.000 furono i caduti: tra essi 816 lucchesi.

I loro nomi sono scalpellati nelle pietre a sinistra entrando nella Chiesa di San Cristoforo in Via Fillungo.

Rimangono così locati nella nostra identità.

Mi pare che lo stesso sentimento non pervada la coscienza degli ignavi che gestiscono questo importante luogo delle Memoria. Dimenticato e umiliato l’impianto storico originale, la Chiesa viene utilizzata per tutt’altre iniziative.

Purtroppo per molti, tanti, tantissimi figli d’Italia, il ritorno fu un telegramma, i Reali Carabinieri, il Parroco, il Sindaco, con un foglio di notifica, a volte una cassettina di zinco, non sempre. Circa il 50 % dei caduti della Grande Guerra è sconosciuto!

Ma quelli che ebbero la fortuna di tornare portarono con loro una diversa speme, una visione globale che era maturata dallo sforzo congiunto, dalla condivisione di momenti difficili, del dolore, della sofferenza, del pericolo. Dalla speranza.

Tra loro si chiamavano “fratelli”.

Il poeta soldato lucchese Ungaretti centra perfettamente questa identità di fratellanza con una straordinaria poesia, “FRATELLI” che per la sua alta intensità comunicativa, verrà tradotta in molte lingue. Nel 2018, in occasione del Centenario, la Metropolitana di Londra, “The Tube”, nella parte alta delle carrozze, si poteva leggere la poesia “Fratelli” tradotta in Inglese.

Fratelli nella guerra, una “fratellanza militare” che poi si tradurrà proprio come il nome rivela, in molte organizzazioni umanitarie e sociali sul territorio.

“La Fratellanza Militare”, che esiste ancora oggi in molte città…

Si trovavano nei dopolavoro, nei circoli, e si riconoscevano tra loro.

Appesi nei “Dopolavoro” c’erano i quadri della Associazione Nazionale fra i Mutilati ed Invalidi di Guerra, organizzati in sezioni di città e di paesi. Uno dei Presidenti è Carlo Dal Croix (Delcroix), un mutilato di guerra che perse entrambe le braccia per lo scoppio di una bomba a mano, tra i fondatori della Associazione; fascistone convinto, attivissimo nella attività benefica di assistenza agli Invalidi e agli Orfani di guerra, ebbe la malaugurata idea di schierarsi apertamente contro l’ingresso della Italia in guerra a fianco della Germania; mal gliene incorse.

Verrà per questo fortemente perseguitato dal regime fino all’arresto nel ’43; dovrà nascondersi fino alla fine della guerra in casa di un amico. Ma anche dopo il futuro inverso non sarà dei migliori; gli verranno sequestrate le due protesi delle braccia perché ritenute “proventi del disciolto regime”! Mala tempora caro Delcroix…

Tra i volti della foto ricordo, si riconoscono nomi e volti conosciuti nella Storia della città. Il Cav. Gaetano Montauti, Vitali, Carignani, Martinelli, Galli, Viani, Betti, Caselli, Lorenzini ecc.

I locali di ritrovo dei reduci erano in Via Sant’Andrea, al piano terra di Palazzo Guinigi. Nelle sale interne al piano terra dove c’era il Museo della Liberazione, ci sono ancora delle bellissime scritte e targhe massoniche nelle sale interne.

Erano visitabili fino a quando c’è stato il Museo. Poi sono arrivati quelli intelligenti, quelli che “ce la sanno loro”, quelli dei progetti e delle belle promesse e parole, quelli degli incarichi; sono arrivati loro a gestire la faccenda, e han cancellato tutto.

Finita la memoria di Lucca. Vergogna.

Una doppia umiliazione per i nostri nonni, che avevano ricevuto il Foglio di Congedo, le Medaglie al valore, lo Stato di Servizio, e ci tenevano a mostrarli, appesi nei quadretti, in genere nella stanza “bona”, il salotto per chi lo aveva. La cucina per i più.

Momenti di vita quotidiana; la guerra era entrata nella vita e non si poteva più ignorare. Segnava dentro.

Una riflessione; il 4 Novembre ricorre il Centenario dell’Armistizio della Grande Guerra tra l’Italia e l’Impero Austro-ungarico.

Viene ricordata generalmente anche come la Giornata delle Forze Armate.

Poi, se uno presta attenzione e legge meglio, in realtà scopre (…leggendo, che attività strana) che il IV Novembre è la “Giornata dell’Unità Nazionale” e “delle Forze Armate”.

Quindi il primo soggetto della festività, istituita nel 1919, è la raggiunta Unità Nazionale, l’annessione delle terre irredente, Trento e Trieste, e viene scelta come data, l’entrata in vigore dell’Armistizio con l’Austria-Ungheria, che fu firmato il pomeriggio del 3 Novembre 1918.

Per firmare l’Armistizio, “sospensione immediata delle ostilità”, fu scelta la “Villa Giusti” tra Abano e Padova, una anonima e sgraziata fattoria, riadattata a villotta di campagna, proprio per umiliare in qualche modo ancor di più il nemico, che ormai capitolava, e avrebbe anche chiesto un anticipo dei termini di resa…

Resa che verrà successivamente ratificata e firmata con il patto di Versailles, che pone fine alla Prima Guerra Mondiale il 28 giugno 1919 a Versailles, in Francia.

Le condizioni di armistizio erano scritte così male che il maresciallo Ferdinand FOCH, ufficiale francese al comando degli Alleati, dirà con notevole preveggenza: “Questa non è una pace, è un armistizio per vent’anni.”

Il secondo soggetto della festività del 4 Novembre sono le Forze Armate.

Che alla fine vincono la guerra. Perché pare strano, ma è anche l’Italia che ha vinto nella Grande Guerra.

Non sempre è chiaro, preferiamo autoflagellarci con Caporetto piuttosto che Vittorio Veneto.

Invero, al momento della firma dell’armistizio le Forze Armate combattenti erano solo due: il Regio Esercito e la Regia Marina. Per quello il famoso “Bollettino della Vittoria” firmato da Diaz, in realtà è doppio, perché dopo quello del 4 Novembre del Regio Esercito, l’Ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel, Comandante Supremo della Regia Marina, ne emise uno proprio il 12 Novembre, (la data non è casuale, è dopo l’11, data dell’Armistizio generale di Compiègne in Francia, perché la Regia Marina continuò l’impegno operativo fino a quella data).

Non fu emesso anche dalla Regia Aeronautica perché questa non esisteva come Forza Armata; verrà costituita solo nel 1923; fino ad allora era un “Servizio” del Regio Esercito. Quest’anno, 2023, si festeggia il Centenario della costituzione della giovane Forza Amata aerea, per quello l’apertura iniziale di Sanremo è stata fatta con un concerto della banda dell’Aereonautica Militare Italiana; il resto, dopo, non è stato diciamo esattamente “entusiasmante”.

Ugualmente per quanto riguarda i Carabinieri Reali, prima Arma del Regio Esercito costituti in Forza Armata autonoma solamente nel 2000. 

Il Bollettino della Vittoria dell’Esercito, appeso in tutte le caserme ed edifici pubblici, era stato firmato dal Generale DIAZ!  

FIRMATO DIAZ, era scritto in fondo in basso alla bronzea targa

…Vien da sorridere pensando a moltissimi bambini nati agli inizi degli anni ’20, battezzati proprio con il nome di “Firmato” in onore a Diaz.

L’ignoranza popolare aveva accostato la parola “Firmato” a colui che materialmente aveva emesso, firmato materialmente il bollettino, e cioè il Comandante Generale Diaz, interpretandolo invece erroneamente come nome proprio; poi successivamente i preti dal momento che non conoscevano un santo di nome Firmato (che invece esiste ed è del VI Secolo), cercarono di imporre l’alternativa più assonante di “Firmino”.

(prosegue…)

Vittorio Lino Biondi
Vittorio Lino Biondi
Sono un Colonnello dell'Esercito Italiano, in Riserva: ho prestato servizio nella Brigata Paracadutisti Folgore e presso il Comando Forze Speciali dell'Esercito. Ho partecipato a varie missioni: Libano, Irak, Somalia, Bosnia, Kosovo Albania Afganistan. Sono infine un cultore di Storia Militare.

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