Romano Fogli, guerriero gentile, ultimo eroe dello Scudetto ’63-’64 del Bologna, quello del famoso spareggio all’Olimpico di Roma contro l’Inter. Proprio una punizione di Fogli aprì la strada ai felsinei per cucirsi il tricolore sul petto, quando il destro preciso e pungente del toscano infilò Sarti e trafisse l’Inter mondiale di Helenio Herrera. Era l’ultimo superstite dei cavalieri che fecero l’impresa per i rossoblu. Fogli è stato un grande campione, che ha fatto cose importanti non solo a Bologna, ma anche a Torino – sponda granata – prima e con la maglia del Milan poi, vincendo la Coppa dei Campioni e l’Intercontinentale. È stato uno di quei fortunati che hanno vestito la maglia degli azzurri della nazionale in ben 13 occasioni, compresa quella sfortunata partita contro la Corea del Nord al Mondiale del 1966.
Piaceva a tutti Romano, in campo e fuori, per la sua faccia pulita, i modi misurati e le dichiarazioni mai sopra le righe. Nativo di Santa Maria a Monte, dove si è spento pochi giorni fa, Fogli aveva un grande legame anche con la città di Lucca, in particolar modo con la famiglia Clocchiatti. Abbiamo avuto la fortuna di parlare con Marino Clocchiatti, un amico personale di Romano Fogli e figlio di Giovanni, colui che insieme a Danilo Michelini, ha scoperto il talento del futuro campione del Bologna quando era ancora un ragazzino.
Marino Clocchiatti gestisce l’albergo Melecchi all’Arancio, a Lucca, che un tempo fu anche ristorante e punto di riferimento pure per Romano Fogli. “Mio padre Giovanni Clocchiatti, che fu giocatore anche della Lucchese, insieme a Danilo Michelini, andarono a vedere una partita di calcio a Santa Maria a Monte e furono folgorati dal talento di un ragazzino di 16 anni. Le doti di questo giovane, che si chiamava Romano Fogli, erano così straordinarie che lo segnalarono immediatamente a personalità importanti come Meazza e Franchi. In breve tempo – prosegue Marino Clocchiatti – il giovane Fogli fu convocato con la nazionale italiana Juniores, nonostante giocasse per il Santa Maria a Monte. Era il 1954 e poco dopo, Romano fu preso per giocare con il Torino”.
Il legame tra Romano Fogli e la famiglia Clocchiatti è rimasto inossidabile al tempo, un rapporto speciale che ha significato anche la condivisione di momenti importanti nella vita e nella carriera del calciatore: “Fogli ha festeggiato il matrimonio da noi a Lucca, così come lo Scudetto del 1964 conquistato con il Bologna. Anche nei momenti difficili, ci è sempre stato vicino, specialmente quando morì mio padre e io avevo solo tredici anni. Non ci ha mai lasciato, era una persona eccezionale, umile e dalla grande bontà”. Fogli è stato protagonista di un calcio più umano, quello dove ancora esisteva il contatto tra la gente comune e il campione del rettangolo verde. Ne è un esempio, quanto accaduto al Ristorante Melecchi, come ci racconta sempre Marino Clocchiatti: “Una volta venne da noi Gianni Rivera, il grande campione del Milan, il pallone d’oro del 1969. Quando lo vidi entrare rimasi sbalordito, poi mi venne in mente di chiamare Romano Fogli, che si precipitò immediatamente al ristorante. I due erano amici, avevano giocato insieme nel Milan e passammo una splendida serata”.