Nel pomeriggio di sabato 11maggio si inaugura alla Fondazione Ricci di Barga la mostra dedicata al ricordo del giovane artista Nazareno Giusti. Su queste pagine ne ha già illustrato la personalità il Colonnello Vittorio Biondi, mettendo in evidenza la ricca personalità, le qualità artistiche e soprattutto la sua spiccata sensibilità. Doti che lo avevano fatto apprezzare in campo nazionale, aprendogli la strada a sicure affermazioni.
La sua scomparsa, inaspettata e tragica, ha privato l’intera comunità di una presenza che aveva tutti i titoli per rappresentarla degnamente.
Avendo conosciuto Nazareno ed avendo apprezzato la sua umanità, la sua onestà intellettuale, il suo modo di fare e di rapportarsi agli altri, ho voluto ricordarlo pubblicando lo scritto che ho preparato per il catalogo della mostra barghigiana. Che sarà un’occasione per ascoltare le voci degli amici uniti nel ricordo e nel rimpianto di Nazareno.
Nell’ambito della straordinariamente ricca produzione dell’indimenticato Nazareno Giusti le tavole che volle dedicare al martirio di Guido Rossa segnano un capitolo di centrale rilevanza. Questa loro caratteristica venne percepita e messa in adeguato risalto già al momento dell’uscita del volume che le raccolse. Avveniva nel 2010 e recava questo titolo: La firma: Guido Rossa un operaio contro le BR. Di quell’opera, a conferma della sua validità. sono state fatte altre due edizioni che sono state accolte con una attenzione che lo scorrere degli anni da quel tragico evento non hanno per niente diminuito.
È intanto da fare un’affermazione: se la memoria di Guido Rossa, operaio comunista ucciso il 24 gennaio del 1979 da un commando delle Brigate Rosse che lo attese all’uscita di casa, non è del tutto svanita nella nauseante brodaglia ammannita in questi anni della viltà e della nausea, sicuramente lo si deve ai disegni di Nazareno Giusti.
Ed ogni qualvolta ci capita di riprendere in mano quel suo album, passando da una pagina all’altra torniamo a provare una sempre più intensa comunione emozionale, come ci era accaduto la prima volta che avevamo incontrato quel libro insolito che ci obbligava a ricordare una storia di altri tempi.
Dotato di una mano felice, che usava nel tratteggiare persone e cose, Nazareno Giusti era mosso da una insaziabile curiosità che lo indirizzava verso storie di personaggi che sentiva animati dalla sincerità e dall’onestà dei propositi.
La sua produzione, alla quale questa meritoria e opportuna mostra rende omaggio, rivela l’intima coerenza del suo agire sempre teso ad esplorare nel profondo dell’animo umano, certo di trovarvi quelle spiegazioni che sfuggono ad uno sguardo superficiale.
Era per questa sua inesausta ricerca di vero, di autentico, di sincero che Nazareno riusciva ad entrare in connessione con uomini, assai lontani tra di loro, ma che riconosceva come animati da una onestà dei propositi che li avrebbe portati a soffrire tante amarezze, a subire tante sconfitte fino al sacrificio della vita. Come accadde a Guido Rossa che ebbe il coraggio di opporsi al dominio della paura che le Brigate Rosse andavano imponendo all’interno dell’Italsider di Genova.
Fu per aver avuto il coraggio di denunciare il brigatista individuato mentre diffondeva i volantini che Guido Rossa attirò su di sé la vendetta dei terroristi che decisero di farne la vittima della loro follia omicida.
Giorni cupi di un tempo cupo quelli che visse Guido Rossa, che avvertì presto come una terribile minaccia lo accompagnasse in ogni momento della vita. Soffrì per l’isolamento che patì anche sul posto di lavoro, ma ebbe la grande forza morale di non derogare dalla scelta fatta.
Sapeva di essere un militante comunista, educato alla scuola di Enrico Berlinguer, e credeva che fosse suo dovere testimoniare con la sua azione la fedeltà alla scelta politica compiuta. In quell’Italia, ancora ferita dall’eccidio di via Fani e dall’assassinio di Aldo Moro, quando ancora si stentava a comprendere la pericolosità del terrorismo e, di conseguenza, si aveva difficoltà a combatterlo, la scelta di Guido Rossa ebbe la forza di indicare la via giusta che significava nessun cedimento alla logica delle Brigate Rosse, nessuna sottovalutazione della loro pericolosità, nessun dubbio circa la loro natura di nemici mortali della democrazia e della classe operaia.
I disegni che Nazareno realizzò per dare espressione visiva di quelle drammatiche convulsioni in cui fu trascinata la società italiana della fine degli anni Settanta seppero cogliere proprio lo “spirito del tempo”. Ed ugualmente il suo racconto della tragedia annunciata di Guido Rossa ci presentò la realtà di un dramma che se sovrastava la storia di un singolo individuo rendeva ragione della intensa umanità, intrisa di dolore vero e sofferto, che Guido Rossa seppe vivere.
Non mi abbandona la convinzione che stia proprio in questa partecipe condivisione del dramma dell’uomo Guido Rossa la ragione più vera del commosso e commovente tributo che Nazareno volle recargli con il suo lavoro.
Nazareno aveva un vero e proprio culto della memoria che sapeva essere il paradiso di noi laici. Certi che vi troveremo il buon Nazareno, vorremmo meritarlo anche noi quel paradiso che un poeta seppe affidare a questi versi che accompagnano tanti dei miei giorni: