Torna, agostano, il dibattito sui migranti. Questa volta il tema è quello dei cosiddetti MSNA, i minori stranieri non accompagnati, ossia persone di età inferiore ai 18 anni provenienti da Paesi extra UE o apolidi e che non hanno un adulto di riferimento. L’ordinamento italiano non consente che una persona senza la piena capacità giuridica di agire possa essere lasciata senza un supporto, quale che sia il motivo: da qui nasce l’esigenza di una doppia tutela, come migranti e come minori tecnicamente incapaci.
Ma la questione è oggi affrontata dal punto di vista economico. Il “decreto Cutro” – già chiamarlo così dovrebbe indurre più serie riflessioni! – ha abbassato il contributo giornaliero per l’accoglienza, i Sindaci lamentano che lo Stato non copre le spese, il resto segue secondo il consueto, annoso e fungibile copione delle reazioni, prese di posizione, provocazioni, click solidali, gridi e grida.
Parliamo quindi di numeri: e dunque, dal sito del Ministero del Welfare si apprende che i minori stranieri non accompagnati (MSNA) censiti in Italia al 30 giugno 2023 sono 20.926, sono in maggioranza maschi (86,6%) e hanno per la maggior parte 17 (44,7%), 16 (24,7%) e 15 anni (12,1%); arrivano soprattutto da Egitto (5.341 minori), Ucraina (4.512), Tunisia (1.781), Guinea (1.174) e Albania (1.137), mentre le Regioni che ne accolgono di più sono la Sicilia (4.621 minori, il 22,1% del totale), la Lombardia (2.764, il 13,2%), l’Emilia-Romagna (1.727, l’8,3%) e la Calabria (1.669, il 8%).
Alcuni spunti di lettura dei dati: si tratta di numeri riferiti alle presenze consolidate più i nuovi arrivi, mentre per fare un confronto i “nuovi” migranti sbarcati quest’anno sono ad oggi 105.449 (fonte: Ministero dell’Interno). Per ovvi motivi, i minori di origine ucraina (un quinto del totale) vanno considerati una casistica a parte, e di fatto anche il dispositivo di accoglienza a loro dedicato è sui generis. Ancora, l’inesorabile fattore anagrafico farà sì che una buona parte di questi ragazzi uscirà dal novero dei minori nei prossimi mesi, essendo in gran parte 17enni.
Come si vede, non sono numeri comparabili con il più grande e complesso fenomeno delle ondate migratorie, per tacere delle invasioni vere o percepite. Ma la questione sollevata dai sindaci è legata alla trappola della presa in carico: un minore deve essere preso in carico dai servizi del territorio dove viene rintracciato, a prescindere che sia poi inseribile in un programma di accoglienza e protezione finanziato dallo Stato. I relativi costi gravano automaticamente sul bilancio dell’Ente locale, che in un secondo momento cercherà di farsi rimborsare dal sistema nazionale. Da qui l’accusa di slealtà da parte dei Sindaci, che imputano al Governo di non fare la sua parte. Se poi quest’ultimo – e non per la prima volta – decide aprioristicamente che il “prezzo giusto” per l’accoglienza è la metà dello standard attuale il cortocircuito diventa totale, perché le strutture di accoglienza disertano le gare e il cerino rimane in mano ai Comuni che devono trovare la quadra di un’accoglienza obbligatoria ma non sostenibile.
Eppure la questione non è nei numeri. Certo: i giovani, i bambini che sbarcano, i migranti assistiti a spese nostre (60 euro al giorno vi sembrano anche troppi, pochi o il prezzo è giusto?), il Governo di destra e i Sindaci di sinistra, gli albanesi che la famiglia ce l’hanno ma non lo dicono. Certo: le coop rosse e il blocco navale, la pacchia e il Papa, i genitori che mandano i figli a rischiare la vita e l’UE matrigna, i taxi del mare e i nostri vecchi che erano migranti anche loro. Sono tutte corde troppo sensibili per non toccarle durante la campagna elettorale permanente, argomenti succosi e titoli acchiappa click, è inevitabile che si inquini il dibattito. Ma almeno, al fondo un dibattito davvero c’è?
No, non c’è. Lo dimostra l’indifferenza con cui si discute di qualche migliaio di minori e di 100mila nuovi sbarchi in otto mesi. Lo dimostra il fatto che, in un universo parallelo, mancano i nuovi lavoratori. In questo universo, a mancare sono prima di tutto i giovani. In questo universo, uno Stato poco solidale (di destra?) proverebbe a sfruttare le risorse di altri Stati, a costo di lasciare quegli Stati nella loro povertà: proverebbe a portar via i giovani più sani e più motivati a lavorare – a proposito: ci siamo chiesti perché sono quasi tutti maschi preadulti?
In questo universo, i Sindaci (di sinistra?) considererebbero un investimento, e non un mero costo, la creazione di una forte infrastruttura sociale in grado di formare ed avviare al lavoro sul proprio territorio questi giovani. In questo universo, si potrebbe dire apertamente che questa infrastruttura è costituita da risorse della comunità locale (il Terzo settore del suo territorio) e quindi i soldi che ci si spendono restano lì.
Non ci sono punti di contatto tra questi universi, che si specchiano l’uno nell’altro ma non si riconoscono, come in un mondo al contrario.
Foto di David Peinado.
Non so, mi viene in mente Ellis Island. Ma perchè qui in Europa nessuno ha pensato ad organizzare una cosa del genere? Colà venivano gestite dalle 2000 alle 5000 persone al giorno senza tanti problemi.
E visto che questi minori stranieri hanno tanta buona volontà, perchè non farli lavorare così da supplire alla cronica penuria di schiavi, pardon, manodopera? Oltre a tenerli impegnati, almeno si recupererebbe parte del costo giornaliero che è quasi il doppio dello stipendio giornaliero medio italiano. O dovremmo mantenerli a vita confinati in strutture dove risse e incidenti anche mortali sono all’ordine del giorno?
Questi individui, così malamente gestiti, diverranno piccole bombe ad orologeria.
Questi minori, insieme agli adulti, sono bombe già esplose e impunite (v. l’ultimo caso di Firenze riportato da “La Nazione Firenze” del 26/08/2023, https://www.lanazione.it/firenze/cronaca/firenze-aggressione-ragazzino-alle-case-minime-botte-e-calci-b855464f)
Finché la legislazione italiana non varerà leggi adeguate e applicabili come gli altri paesi europei, saremo una colonia dei diversamente colorati, che ogni giorno approdano nei nostri porti indipendentemente se siano rifugiati politici o no; complici le ONG. Figuriamoci se vengono qui per lavorare: solo delinquere (basta leggere le cronache e trarne le dovute percentuali), tanto l’Italia è il Paese del Bengodi. Tranne per gli italiani.