In questi giorni abbiamo assistito ad una salva di polemiche, a favor di telecamera, da parte dell’opposizione contro il governo. Mettiamole in ordine: la furiosa polemica sulla corte dei conti; la polemica sull’autonomia differenziata; la polemica sulla riforma dello stato; la polemica sul gay pride e l’utero in affitto; la polemica sulle armi; la polemica sul dialogo con il presidente della Tunisia; la polemica per l’addio di Fazio e Annunziata alla RAI.
Probabilmente non sono neppure tutte a rendono bene l’idea.
Il problema è che tutte queste polemiche non rappresentano altrettanti punti veramente sentiti dell’opposizione. Per dire: oggi il voto finale è passato con 179 favorevoli, quindi sotto la maggioranza assoluta di 200. E ieri, nelle fervide discussioni d’aula, l’opposizione era presente solo con gruppuscoli di persone che si radunavano attorno all’oratore di turno perché nelle inquadrature della telecamera non apparisse il vuoto dell’aula (strategia che, ovviamente, non ha funzionato visto che i giornalisti presenti hanno poi diffuso le foto grandangolari che mostrano la realtà della scarsa partecipazione). Quindi, se era così importante, come non essere presenti anche per utilizzare un eventuale inciampo nelle presenze della maggioranza? Se davvero era in gioco la correttezza del sistema democratico, perché non combattere fino all’ultimo voto?
Naturalmente il perché è che non è il sistema democratico ad essere in gioco.
Tutti gli esempi che ho citato sopra sono altrettanti punti di polemiche pretestuose.
Alcune sono cose in passato il PD (se non tutta la sinistra) le ha sostenute e votate: sulla corte dei conti (dove rimarchevole è la presa di distanza di Violante, non proprio un fascista…); sulla forma dello stato (in cui il PD tradizionalmente era per il modello semipresidenziale francese, assai più forte dell’idea del sindaco di Italia di cui comunque ragionava Veltroni al tempo); sull’autonomia differenziata (legge fatta dal PD e che era stata richiesta anche dall’Emilia Romagna che, al tempo, aveva Schlein come vicepresidente che non aveva certo obiettato).
Altre sono cose che il PD (ma anche i 5 Stelle) aveva fatto a sua volta: parlare di scandalo per il dialogo con il presidente della Tunisia e aver firmato programmi estesi con il cinse Xi, il turco Erdogan o con i tanti leader autoritarissimi del Sudamerica.
Altre ancora sono evidenti cortocircuiti del pensiero di sinistra dove, non a caso, il partito si spezza: il sostegno a Kiev senza spendere soldi per le armi; il sostegno alle «libertà civili» che perde per strada i diritti delle donne scivolando sull’evidenza dello sfruttamento dei deboli (delle deboli) all’estero (ma se fosse in patria sarebbe meglio?).
La segreteria Schlein doveva parlare con parole di sinistra. Sta balbettando senza fare mai un discorso compiuto.
Doveva ridare un progetto. Sta portando in evidenza le contraddizioni di una opposizione solo tattica e senza traguardo.
Doveva essere plurale e inclusiva. Si sta rivelando chiusa e composta da cerchi magici come e più delle altre.
Doveva far sognare. E invece…
La sinistra non è inutile, tutt’altro.
Serve avere dubbi di coscienza, utopie pure irrealizzabili ma che indichino un traguardo almeno futuro. Il confronto tra un idealismo riformista e un conservatorismo prudente sarebbe il bisogno di questo paese.
Oggi abbiamo trovato un conservatorismo politico che non avevamo e che sta cambiando la geografia del centrodestra.
E, proprio ora, perdiamo lo spazio riformista.
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi
Foto di Francesco Pierantoni
Dove è la sinistra? Dove è un partito che proponga programmi di sinistra?
Di sinistra, nella sua intervista nel programma “Cartabianca”, perché l’Onorevole Schlein, salvo errori, non ha parlato di patrimoniale, cosa che, posso sbagliare, ma Lei, in precedenza, aveva accennato come parte del Suo programma?
Cosa che, secondo me, per i motivi già esposti, non si può considerare di sinistra.
Lavoro garantito e ben retribuito, a tempo indeterminato, per cui ci si può avvalere del SSN, per cui, dopo aver pagato i relativi contributi, si può avere un futuro garantito da una pensione decorosa percepita prima della morte; ricevere, al licenziamento o pensionamento, entro un mese la restituzione del proprio TFR, o TFS; queste sono, secondo me, cose di sinistra.
Tutte cose che, con la fiducia data anche dalla sinistra, furono messe in discussione dal 2011 in poi.
Sia per l’età pensionabile, sia per la restituzione del TFS, sia per il SSN sempre più in crisi, sia per future pensioni di importo molto basso.
Perché invece di parlare di lottare per estendere a tutti, onde non siano più poveri ma autosufficienti, tutto questo, la sinistra parla di “ridistribuire” (io lavoro e poi i miei soldi, nonostante abbia già pagato tutte le imposte alla finte, vengono “girati” ad altri che non lavorano?) le ricchezze con patrimoniali e aumento della tassazione sulle successioni? I particolari io non sono mai riuscito a capirli nei dettaglio ma, quello che immagino, è che una volta passato un principio, questo, poi, si rischia che venga applicato non sui redditi oltre tot (anche se, se un principio è sbagliato, non dovrebbe essere applicato su nessun tot) ma, per la solita teoria “dell’emergenza” e per quella della “responsabilità”, si rischia che, poi, venga applicato anche per tutti i redditi esistenti; ricordate cosa è accaduto per alcuni dei citati avvenimenti del 2011, quando si indette uno sciopero di ben tre ore, tre ore tre, per anni in più comminati di lavoro ed il “sequestro” per anni ed a tranches del TFS (che ancora persiste)?
Anche perché applicando una patrimoniale ai pochissimi risultanti ricchissimi entra poco nelle casse; mentre, applicandola a tantissimi poveri o di medio reddito, entra molto nelle casse.
Ma, nella intervista da me citata, di tutto questo non ho udito neanche un accenno.
Pardon: mi correggo: laddove scrivo “… quando si indette uno sciopero di ben tre ore…”
dovevo, correttamene scrivere:
“… quando si indisse uno sciopero di ben tre ore…”.