#StateSereni COSÌ PARLÒ IL MAESTRO VERONESI

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La dichiarazione rilasciata dal maestro Alberto Veronesi, che “Lo Schermo” ha pubblicato la scorsa settimana ha il pregio di fare chiarezza su una delle questioni che tormentano il Centenario Pucciniano. Mi riferisco alla sorte del Caffe Caselli Di Simo. Rileggiamo cosa ha detto il maestro Veronesi: “Anch’io ritengo che Lucca possa rafforzare molto la sua identità di città pucciniana con la rimessa in funzione del Caffe Di Simo.”

A queste parole ne ha aggiunte altre ancora più chiare. Dopo aver sottolineato che da parte del Comitato Scientifico delle Celebrazioni Pucciniane sono già stati manifestati interesse e disponibilità a intervenire con i propri fondi perché questa eventualità si realizzi ha precisato: “Se giungeranno proposte dal Comune al Comitato Promotore, senz’altro si potrà valutare come promuovere l’interesse pubblico della riapertura di un luogo di esperienza pucciniana a Lucca”.

Così ha parlato il maestro Alberto Veronesi, presidente del Comitato Promotore delle Celebrazioni del Centenario Pucciniano.

A quella impegnativa dichiarazione era legittimamente da attendere una seria risposta da parte dell’Amministrazione Comunale, così autorevolmente sollecitata a far conoscere le sue intenzioni in merito alla questione Caffe Caselli.

Ma la risposta non è venuta. Dal fortilizio di Palazzo Santini non è venuto nessun segnale che attesti la ricezione della sollecitazione del maestro Veronesi. Un silenzio deludente che rivela il disagio e l’imbarazzo del governo cittadino. Dove, ed io l’ho personalmente sperimentato, c’è gente che dopo mesi che si dibatte la questione Caselli Di Simo, a chi la incalzava per sapere la sua opinione ha creduto di cavarsela con queste parole: “Non ne so nulla!”. Ma è ugualmente vero che c’è anche chi, per fare un nome l’assessore alla Cultura Mia Pisano, si è attivamente impegnata per ricucire i rapporti con la proprietà dell’immobile per verificarne intenzioni e aspettative.

Fatto sta che le dichiarazioni del maestro Veronesi, per il ruolo che questi è stato chiamato a svolgere, e ancor di più per il loro contenuto esigevano quanto meno un’altrettanto chiara risposta. L’hanno ben compreso Alessio e Guglielmo Franchi che hanno consegnato i loro pensieri ai commenti dello “Schermo”, regolarmente disertati dai Quaranta ospiti di Palazzo Santini.

Ad un veterano di antiche battaglie, come chi scrive, c’è voluto assai a spiegarsi la reticente latitanza degli attuali oppositori del governo cittadino: avevano l’occasione per mettere in evidenza l’imbarazzo della Giunta e dei suoi associati, ma se ne sono ben guardati, come se non ritenessero la cosa degna di attenzione. Più stimolante ai loro occhi è apparsa la questione delle transenne di un tratto di Mura finita in una polemica da stagionate comari.

Evidentemente gli oppositori sono ancora alle prese con gli effetti del virus Letta, più letale e più difficile da debellare del Covid, ed hanno serie difficoltà a trovare il passo con il quale svolgere un’azione incalzante ed efficace. Per certuni è una questione di scarsa propensione alla battaglia sulle cose, per altri invece si tratta di quell’abitudine all’auto-consolante supponenza con quale sono stati allevati nei tristi anni del poltronismo pantofolaio di marca PD, tanto ben raccontato da Nanni Moretti nel suo ultimo film “Il sol dell’avvenire”.

Stando così le cose, mettiamoci il cuore in pace.

E soprattutto state sereni.

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3 Commenti

  1. Dopo queste chiare dichiarazioni di Veronesi e vari solleciti da parte del Sereni , e con la volontà “ come sono sicuro”’di chi ci amministra, di vedere il caffè Di Simo restituito nel suo splendore ai cittadini lucchesi.

  2. Una canzone diceva: “..sono solo parole..”
    Cosa vuol dire “..anch’io ritengo che Lucca possa rafforzare molto la sua identità di città pucciniana con la rimessa in funzione del Caffe Di Simo.” E con questa perla di lungimiranza….?
    Probabilmente la mia ex esperienza professionale di dottore commercialista mi facilita una visione più pragmatica del problema. Ritengo che prima di sventolare proclami patriottici sia necessario istituire una commissione tecnica formata non da politici ma da tecnici per redigere un business plan con valenza almeno triennale dove inserire costi e ricavi di previsione, magari con l’ausilio di operatori artistici che concretizzino un calendario culturale con eventi e nomi noti. Un business plan pubblico che sia di stimolo a chi potrebbe essere interessato alla gestione del locale. Praticamente la struttura su cui far reggere il futuro a medio/lungo termine del locale E’ troppo facile pensare di gestire il Di Simo con colazioni, macchiatino delle 17 e aperitivi come nel passato

  3. Visto che è stato democraticamente bannato/censurato il mio commento di venerdì provo a ripetermi con una sintesi
    Per prima cosa è necessario che il Comune commissioni un business plan – tecnico, completo, reale e credibile sulla base almeno triennale da presentare agli operatori interessati al Di Simo
    Su questa base mettere quindi sul mercato un prodotto vendibile (la gestione del Di Simo)
    In ultimo dare sfogo a tutti proclami patriottici di “maestri” , di associazioni, di comitati e di chiunque voglia visibilità

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