Sanremo è sempre Sanremo. Il più seguito spettacolo di sempre; il più longevo; il più discusso. E anche, naturalmente, il più «politicizzato» degli «spettacoli non politici» (ma forse anche degli altri).
Anche qui, sul nostro giornale, è stato l’articolo più commentato da molto tempo. Bene. Non si può che essere contenti di un dibattito pubblico e di persone che si sentono in dovere di (o provano piacere ad) esprimere le proprie opinioni in pubblico. Ma anche sul piano nazionale i commenti non sono mancati. Come quello di Goffredo Bettini, padre nobilissimo di quella sinistra dura e pura che non disdegna però di andare al governo: in sostanza ha detto che, in mancanza di ultimi della terra da ergere a culto, la sinistra dovrebbe ripartire da Ultimo. Al posto di Rosa Luxemburg avremo Rosa Chemical. I giornali ci hanno dato dozzine di simili giochi di parole ma se il gioco è divertente (e un po’ facile, ammettiamolo) il fatto è reale: la sinistra è senza mito. Tramontato il sole orientale (russo-cinese ormai davvero impresentabile) resta solo quello occidentale-californiano. Ormai tutta la cultura della nostra sinistra viene da là: dai film hollywoodiani e dai loro attori (veri «maître a penser» di quell’area politica); dai “caming out” sul gender, sempre più frequenti e «pelosi»; dalle “provocazioni artistiche” per “scuotere le coscienze”; dalle esagerazioni per ottenere audience, per bucare. Che poi, di esagerazione in esagerazione, di provocazione in provocazione, di scossa in scossa, abbiamo confezionato qualcosa di grottesco. Così abbiamo bisogno di fare qualcosa ancora di più; di sempre di più. Mentre degli ultimi delle nostre città la sinistra non è davvero più la paladina.
Se qualcosa ci hanno mostrato le ultime elezioni, è che la sinistra vince nella città: nelle grandi città e, segnatamente, nei centri storici. E perde, malamente, tra i borghi, nelle periferie, tra gli ultimi. Vince tra giovani, soprattutto se benestanti e colti; perde tra gli anziani pensionati e anche nel voto femminile. Già perché inseguendo gli eccessi, gli stereotipi di diversità, ha perso di vista le questioni fondamentali delle persone.
Come la questione femminile, quella vera. Cioè quella che attanaglia la maggioranza delle donne: non voler affatto rinunciare a famiglia e figli, ma magari potervi arrivare senza dover rinunciare ad una vita lavorativa. Tanto per dire: pensate ad una donna che ha deciso che il suo sogno di una famiglia con un (o più) figli fosse preferibile al sogno una carriera nell’azienda in cui lavora; davvero pensiamo che possa accettare come compensazione vedere che al CDA (e alla relativa paga e potere) sia arrivata un’altra donna, magari pure mediocre, che però ha dedicato al lavoro tutta la sua vita? Davvero questo è “dare risposte alla questione femminile”?
Oppure è occuparsi degli ultimi, come sono i carcerati, chiedere che qualcuno (Cospito) sia trattato in modo diverso da molti altri o andare a vedere come sta quel qualcuno (sempre e solo Cospito) e rifiutarsi di incontrare e vedere come stanno gli altri che sono nello stesso regime carcerario e nello stesso carcere?
O è di sinistra un bonus a pioggia che ha speso più della metà del costo in ville e villette uni-famigliari creando un costo per lo stato di oltre 100 miliardi di euro? Il che vuol dire che oltre 50 miliardi di euro sono stati spesi a favore di chi aveva già tanto?
Il futuro del pensiero di sinistra è davvero sostituire, secondo una profonda riflessione di Aldo Schiavone, i così detti diritti di libertà con i diritti sociali, il genere (che poi non si deve neppure definire per non discriminare) al posto delle classi sociali, l’avvenire con il presente?
Già. La sinistra è afona. E a Sanremo ha dato sfogo al suo mutismo selettivo: stracciare una foto (per carità imbarazzante) di un politico come gesto di sfida al sistema non è davvero un granché per la tradizione di sinistra. E invocare la liberalizzazione delle droghe leggere o stampare un bacio in bocca tra due uomini è davvero un programma politico culturale poverello che sa di già visto in vecchie tv in bianco e nero. Più che urticante, lo spettacolo politico è stato banale, scontato. E dopo la “prova di autonomia di pensiero” la direzione del Festival si è mostrata incapace di dire che pensa della guerra in corso: Zelensky sì, Zelensky no, Zelensky fantasma (avrebbe cantato Elio) letta dal nostro “Ama” nazionale alle due di notte, come un film soft porno di una volta, per non urtare la sensibilità di nessuno.
Sanremo è stato parte della politica nazionale e della campagna elettorale eccome. Ed è stato gestito e pensato anche per fare politica (non si creda davvero che qualcosa accada su quel palco senza essere stata provata precedentemente su quello stesso palco…) perché la polemica che ne segue fa audience.
Ma la nazione si riflette in Sanremo. Si riflette e non si riconosce. Così poi scinde lo spettacolo dalla realtà: da una parte apprezza Meloni (che ha un apprezzamento difficilmente prevedibile alla vigilia dell’ingresso a Palazzo Chigi) e la vota, dall’altra si diverte con Sanremo e, anche di più, con gli sfottò di Fiorello.
Poi spegne la tv che domani si lavora…
P.S.
Poi, magari chissà in un prossimo articolo, potremmo parlare dell’astensionismo anche per Sanremo, che gonfia lo share mentre i telespettatori calano in numeri assoluti…
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi
La mia impressione? Forse più se ne parla e meglio è?
Quindi mi comporto coerentemente: non lo guardo e non ne parlo!
“La musica non ha bisogno di parole: parla da sola!” Miles Davis (musicista e genio).
I bonus non mi piacciono: sono per interventi strutturali e non bonus, che so, di duecento euro l’anno: ti cambiano la vita? Sia che guadagni un milione al mese sia che guadagni settecento euro al mese?
Gli stipendi, peraltro in un contesto di tanti contratti a tempo determinato, a mio parere sono troppo bassi.
Ford raddoppiò gli stipendi ai suoi operai e così loro gli acquistavano le auto che producevano!
Non sono d’accordo col taglio del cuneo fiscale, perché mi sembra che, tagliando l’imposizione fiscale sugli stipendi, non ci saranno versamenti sufficienti per il SSN e per una futura decente pensione; sbaglio nella mia impressione?
Soprattutto, parlando di bonus e di aumenti di stipendio, ritengo che questi aumenti di stipendio debbano essere pagati dal datore di lavoro e non dallo Stato, e questo vale anche e soprattutto per bonus e Superbonus: altrimenti tu mi aumenti lo stipendio come Stato e, poi, come Stato, avendomi dato un aumento di stipendio, mi fai pagare più tasse per rientrare dei soldi spesi per l’aumento di stipendio e o per il bonus. Sbaglio nella mia impressione?
Per il Superbonus 110% mi sembra una assurdità del diritto: mi sono ritrovato coinvolto in un’assemblea condominiale che, salvo errori come da legge, con solo un terzo dei millesimi dei proprietari (gli assenti o astenuti si consideravano a favore), si pretendeva di voler ristrutturare (ho avuto l’impressione probabilmente sbagliata che dovessero fare altri lavori, mascherandoli da “cappotto termico”) la falda di copertura relativamente recentemente e costosamente completamente smontata e ricostruita e in ottimo stato.
Qualcuno mi ha parlato di smontare tutto ciò, costruito da poco a caro prezzo, per metterci sotto la coibentazione e poi ricostruire il tutto ad un prezzo immagino triplo; domanda: ricostruire come? Io sto all’ultimo piano e rischio, in caso di lavori eventualmente frettolosamente fatti e, forse poco controllati perché considerati gratis, infiltrazioni d’acqua; e se i lavori iniziati, per qualsiasi motivo fossero poi rimasti interrotti e iniziasse a piovere su un terrazzo scoperchiato?
Tutto questo perché, “tanto paga lo Stato”? E, i prezzi, si sono triplicati per la domanda dei materiali, e leggo che alcune Ditte si sono improvvisate per l’occasione.
E, poi, per certi lavori sulla proprietà comune occorre l’unanimità e non, come salvo errori da legge in questione, solo un terzo dei millesimi!
I lavori vanno fatti se necessari, non perché si pensa che tanto sono gratis e paga lo Stato!
Perché lo Stato siamo noi e poi, lavori eventualmente inutili li ripaghiamo “tutti” noi con tasse aumentate!
E, se i lavori occorrono, non deve pagarli lo Stato, se li deve pagare chi li compie e che sa, acquistando un immobile, che la cosa comporta delle spese di manutenzione.
Parlando in generale e non del caso particolare, penso che non si possa, mi sembra, incrementare gli introiti di determinati settori dicendo che ciò che loro commerciano sarà gratis e paga lo Stato, addirittura al 110%: mi sembra che, così facendo, forse si alteri il mercato, o si aumenti il debito pubblico, o si facciano pagare più tasse anche a chi non desideri usufruire dell’offerta o, forse, si crea, scontando le fatture in banca o altrove, una moneta parallela. E’ errata la mia impressione?
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Comunque, per tornare all’argomento Superbonus, io non voglio vivere i miei ultimi anni di vita in un cantiere e, anche in vista della Direttiva UE sull’efficientamento energetico, mi chiedo se sia normale che, a parte le spese, visto come funzionano a volte i lavori a rilento in alcuni casi, io mi dovrei forse ritrovare, come detto, gli ultimi anni della mia vita da anziano a respirare polvere vivendo in un cantiere, ospitando muratori per mesi, oppure trasferirmi in albergo lasciando sconosciuti a lavorare dentro il mio appartamento per poter accedere al mio balcone per lavorare alla facciata da coibentare, con i miei beni esposti?
Non ho parole!
Faccio inoltre presente che in Italia, in alcune regioni, esiste il problema radon, gas cancerogeno naturale, per il quale in passato si consigliava di arieggiare il più possibile gli appartamenti (oltre ad altri accorgimenti), mentre ora li vorrebbero trasformare in una specie di scatola di polistirene nella quale rinchiuderci al riparo dal minimo spiffero d’aria (ironia)!
Ma il problema radon esiste veramente, basta documentarsi!
Tornando al Superbonus, ma chi paga questi lavori?
E se le banche, per qualche inconveniente sopravvenuto della legge dovessero fallire per qualsiasi motivo legato alle cessioni, poi, chi ci rimette?
Immagino i correntisti, perché i soldi che le banche anticipano per le cessioni, mi sembra che non siano tutti loro, ma anche dei correntisti!
E’ sbagliato il mio chiedermi questa cosa e, soprattutto, preoccuparmene?
Giù le mani, dalle nostre case.
Giù le mani dai nostri risparmi.
Soprattutto:
giù e mani dalle nostre vite!
PS: sono ambientalista sin dagli anni ’60, vegetariano e animalista: ma di quelli “veri”!
Non si fanno lavori non dimostratamente necessari tanto per farli!
A mio parere, in merito al problema cessione dei crediti, le banche. società private, non possono essere obbligate ad acquistare i crediti; se, ripeto se, una legge “prevedesse” la cessione dei crediti alle banche e, poi, le banche decidessero di non acquistarli, chi si è avvalso della legge, a mio parere, non può non rendersi conto di essersi basato su una “certezza” che non poteva esistere, quindi, non essere consapevole del rischio cui si esponeva, eventualmente, nel comportarsi come se esistesse la certezza della cessione presso le banche.
Non tutti i soldi gestiti dalle banche sono delle stesse ma, il denaro che queste gestiscono, è anche denaro dei correntisti risparmiatori e, quindi, la mia impressione è che nessuna legge dovrebbe, eventualmente lo facesse, poter imporre l’obbligo in questione, data la responsabilità delle banche in primis verso i proprietari del denaro che gestiscono, ovvero anche quello dei correntisti risparmiatori.
Posso sbagliare ma questa è la mia impressione; rimango a disposizione per eventuali argomentazioni discordanti..
Potrebbe sembrare, quanto segue ,off topic:
Io sono vegetariano, e ritengo eticamente inaccettabile ciò che viene fatto ad altri esseri senzienti.
Però, certamente, per qualche secolo a venire, non mi aspetto, purtroppo, che si deliberi in merito al divieto di trattare alcune specie di animali come di fatto vengono trattati: uccisi, mangiati, usati come cavie, ingabbiati, considerati oggetti a cui sparare per sport, etc.
Però, affidandomi alla legge della domanda e dell’offerta, consapevole di vivere in uno Stato democratico, mi affido a tale legge della domanda e dell’offerta: non acquisto, e non mangio, né carne, né pesce! E, da anni, coloro che la pensano come me sono sempre più in aumento.
Quindi, prima o poi, senza bisogno di nessuna legge dello Stato che vieti ciò che ancora attualmente viene fatto ad alcuni animali, quando saremo in tanti a non mangiare ed “usare” animali, per la legge della domanda e dell’offerta, non essendo più remunerativo allevare e macellare animali, la legge, noi vegetariani, ce la saremo fatta da soli in quanto, automaticamente, chi allevava e macellava dovrà riconvertire.
Allora, però, facciamo un esempio che, secondo me, mi da l’impressione di somigliare a qualcos’altro che, da due o tre anni, mi sembra accadere in alcuni partiti in politica: parlo, però, solo in generale e senza riferirmi a nessuno in particolare.
Se dovessi scrivere un libro di fantascienza in merito a quanto esposto sul non mangiar carne, e in merito alla legge della domanda e dell’offerta, potrei ipotizzare, in un Paese democratico, che associazioni dei settori degli allevatori, dei macellatori, degli articoli per cacciatori, etc. (parlo sempre come mero esempio di fantasia non riferibile a nessun altro fatto realmente accaduto o che possa accadere), per difendersi dall’aumento del vegetarianismo, non potendo, in uno Stato democratico e di diritto, ottenere una legge che obblighi a mangiar carne, si rivolgessero ad alcuni partiti, di fantasia, della politica per ipotizzare una legge con un bonus che, magari, in un certo senso, indirizzi verso un rilancio del mangiar carne per rilanciare i profitti calanti di allevatori e macellai, prevedendo un bonus 150% per chi acquisti carne: bonus da consegnare al macellaio e, insieme al pacchetto di carne, ricevere insieme metà di quanto (non) speso! Poi al macellaio verrà rimborsato dallo Stato il 150%.
Tutti contenti e felici? Animali a parte?
Naturalmente no, perché tale iniziativa, pur accontentando alcune categorie di commercianti e alcuni cittadini, inevitabilmente, per la gratuità, più guadagno, della carne, ne farebbe aumentare i prezzi divenendo insufficiente il numero di animali da macellare!
Inoltre, tale legge, farebbe aumentare le tasse inevitabilmente necessarie allo Stato per sopportarne la spesa!
Tasse che, quindi, sarebbero poi scaricate sui cittadini da parte dello Stato e, per paradosso, anche sui cittadini vegetariani!
A meno che, tali spese per il bonus carne (di mia invenzione e copyright), non vengano aggiunte al debito pubblico: inutile commentare anche questa ipotesi.
Ambedue mi sembra si commentino da sole.
Se, poi, qualche partito, eventualmente esistente in una politica da fantascienza, a difesa degli animali, ed eletto successivamente a governare abolisse tale legge, riterreste giusto che venisse accusato di tradire e colpire le categorie dei cittadini che perdono il diritto acquisito per legge a mangiar carne e guadagnandoci, nonché il diritto acquisito per legge delle categorie che tale carne producono guadagnandoci?
O tutto ciò sarebbe un alterare il mercato?
Un bel dieci a chi risponde bene.