(Anche questa settimana pubblichiamo solo l’intervento del centro sinistra perchè non ci è arrivato il contributo del centro destra)
L’edificio a pianta rettangolare allungata è costituito da un unico volume compatto ed è coperto a capanna. I due prospetti corrispondenti ai lati più lunghi sono modularmente scompartiti da lesene in muratura a finte bozze terminanti in una forte trabeazione: ogni prospetto suddiviso in undici scomparti, presenta, nella parte alta degli stessi altrettanti finestroni a lunetta con spesse cornici modanate in muratura e un grande ricciolo in posizione di chiave. […] L’interno si presenta come un unico grande ambiente fatta eccezione per le due estremità nord e sud, distribuite su due piani e sottotetto.
È descritta così, nel 1977, nella scheda del Catalogo generale dei beni culturali, la Cavallerizza che all’epoca veniva usata come officina automezzi per il consorzio lucchese autotrasporti pubblici.
La scheda continua: L’edificio venne costruito nel 1876 per servire da maneggio coperto alle esercitazioni della milizia di cavalleria di stanza presso la vicina caserma di San Romano. Nel medesimo anno almeno altre tre fabbriche pubbliche di una certa importanza vengono ultimate ed integrate nello stesso luogo: tre nuovi padiglioni dell’Ospedale Civile, l’osservatorio meteorologico e la stanza mortuaria. Questi tre interventi occupano definitivamente l’ultimo lembo di quel “grande prato del marchese […] per molti secoli il luogo di delizia dei lucchesi, destinato ai passeggi, alle fiere, alle giostre” in questo luogo aveva funzionato fino al 1871 un vero e proprio ippodromo per “corse di cavalli con fantino” all’interno di un vasto anfiteatro smontabile in legno su disegno di Lorenzo Nottolini. […] Alcune analogie con i padiglioni “nuovi” dell’ospedale e con il fronte della camera mortuaria possono far pensare che l’autore sia lo stesso architetto o ingegnere Giuseppe Pardini che ha diretto i lavori delle menzionate costruzioni. L’edificio è schedato comunque con autore ignoto.Infine, nel rapporto ambientale della scheda si legge che: originariamente l’edificio campeggiava sull’ampio spazio erboso, attualmente occupato dal Parco della Rimembranza, che serviva per le manovre e le esercitazioni militari all’aperto, stabilendo un preciso rapporto visivo e funzionale tra spazi aperti e volume ben compensato dall’appoggio sul fondale verde del terrapieno delle mura; la non indifferenza massa dell’edificio veniva ulteriormente protetta ed inglobata dalle alberature che si innalzano dalla cortina […]. Riguardo alla tipologia edilizia, si legge che la copertura ha un tetto a capanna con manto in lastre di ondulato, capriate e ordito in legno con tiranti e catene in ferro, che la tecnica muraria è mista e il pavimento è in gris.
Mi sono divertita a trascrivere parte della scheda ministeriale del 1977, rigorosamente scritta in denso font Courier, perché partire dalla conoscenza del passato è sempre il miglior modo per avere un minimo di visione e affrontare il presente. Partiamo da un punto fermo, come si legge dalla descrizione del funzionario che quasi cinquant’anni fa descrisse l’edificio: quell’area, per molti secoli, è stato luogo di delizia dei lucchesi, destinato ai passeggi, alle fiere, alle giostre. Ecco, con tutte le differenze del caso, credo che oggi sia di nuovo così. La zona ha funzione di svago, di intrattenimento, ancora da potenziare ulteriormente con un programma di gestione ad hoc che investa la Cavallerizza nelle sue funzioni indoor, ma anche aumentando le dotazioni outdoor temporanee per spettacoli estivi sotto una certa capienza, insomma senza esagerare.
Proprio da lì, dalla conoscenza storica, ma anche dall’osservazione attenta di quell’area così particolare, bella, incastonata e protetta tra le Mura, tra le due porte e la piazza, è partito il ragionamento di chi si è trovato a gestirne la riqualificazione. Un luogo che meritava senz’altro attenzione, progettualità e investimenti. E non è possibile parlare di riqualificazione dell’area della Cavallerizza senza un accenno al Piuss[1]. Non si può omettere, senza rischiare di cadere nella superficialità, un segmento di storia amministrativa che tanto ha pesato sull’attività del Comune, su chi l’ideò, chi lo condivise, su chi si è trovato a gestirlo negli anni successivi alla sua elaborazione.
Occorre dare atto che la partecipazione al bando Piuss da parte dell’Amministrazione Favilla, durante il quinquennio 2007-2012, portò a Lucca un tentativo di ragionamento urbanistico nuovo, talvolta ardito, relativo a una considerevole parte della città.[2] Uno sforzo progettuale forse troppo grande per Lucca, per la sua organizzazione amministrativa, per il suo modo di essere, ma indubbiamente una novità. La posta in gioco era alta, l’ambizione pure.
Il percorso inizia nel 2007, con l’emanazione da parte della Regione Toscana del documento di orientamento per i Piuss. Del maggio 2008 è l’avviso per la manifestazione di interesse al cofinanziamento per i Comuni toscani. La data ultima per la presentazione viene fissata per l’8 marzo 2009. Cosicché dopo i passaggi di giunta, le molte discussioni, le quattro conferenze di concertazione e confronto pubblico sulle finalità e i contenuti del progetto, le numerose manifestazioni di interesse per la futura gestione da parte di privati, il 26 febbraio 2009 il Consiglio comunale approva la programmazione del Piuss “Lucca Dentro”. Lo fa all’unanimità, adeguando anche il programma triennale dei lavori pubblici 2009-2011. Nell’ottobre dello stesso anno il Comune di Lucca viene ammesso al finanziamento da parte della Regione Toscana, per undici dei quattordici progetti preliminari presentati. Quindi un importo complessivo di spesa di 37.150.000 euro: un contributo concesso di 21.600.000 euro e un cofinanziamento del 40% a carico dell’Ente di 15.550.000 euro. Tanti, forse anche troppi, per la tenuta del Bilancio dell’Ente. Comunque, la sostenibilità finanziaria del Piano sarebbe stata garantita da un prestito flessibile stipulato con Cassa Depositi e Prestiti. Questo avrebbe consentito al Comune di iscrivere in Bilancio soltanto le somme effettivamente erogate e non l’intero ammontare concesso, fornendo la copertura finanziaria a tutto l’investimento.
Dopo la vittoria del bando per gli 11 progetti il Comune di Lucca dovrà quindi predisporre la progettazione definitiva entro 120 giorni dalla data di approvazione della graduatoria regionale e le gare d’appalto dovranno essere aggiudicate entro 180 giorni. Per questo, poiché si teme che gli uffici comunali non siano organizzati per una tale colossale impresa, il 23 luglio 2009 viene sottoscritta la convenzione tra Comune e Provveditorato delle Opere pubbliche Toscana-Umbria per la redazione dei progetti definitivi, la direzione lavori, i collaudi. I progetti esecutivi invece, trattandosi di appalti integrati, vennero sviluppati dalle ditte che si erano aggiudicate i lavori. Purtroppo però, nel corso del 2010, emerse quello che già da tempo si temeva. Il Provveditorato – coinvolto in vicende giudiziarie che porteranno all’arresto, tra gli altri, del Presidente del Consiglio dei Lavori Pubblici e del Provveditore alle Opere Pubbliche della Toscana – è in forte ritardo nell’emanazione dei bandi di gara e nell’affidamento delle opere… Arresti, scandali, intercettazioni, “la cricca”, il peggiore made in Italy. Nel luglio del 2010, per non perdere i finanziamenti, fu necessario, in termini emergenziali, provvedere internamente a tutte le fasi.
Nel dicembre 2011, in quella che anche grazie alla successiva rimodulazione adesso è la biglietteria della città al Giglio, veniva inaugurata la mostra del Piuss: grandi pannelli, grandi totem, tanti cataloghi e brochure a colori. Inoltre l’annuncio di un sito internet dedicato e quello dell’apertura dei cantieri entro il 2012. L’anno delle elezioni amministrative. Peccato però che le cose non andarono proprio così. Per quanto sia importante a inquadrare e capire al meglio il lavoro che è stato fatto nell’area della Cavallerizza, non voglio continuare a ripercorrere qui, troppo nel dettaglio, la storia del Piuss a Lucca. È indubbio che se da una parte l’occasione si dimostrò ghiotta in termini di risorse, di possibilità, per rimettere in moto e ridare vita a consistenti zone della città e relativi contenitori rimasti in disuso, oltretutto patrimonio pubblico, la gestione dell’iter fu tanto difficoltosa, complessa e anche dolorosa. Un’eredità pesante quindi per l’amministrazione successiva che si trovò a gestire quello che da risorsa rischiò di diventare un incubo, e in parte lo divenne: i ricorsi dopo le gare d’appalto, i cronoprogrammi sballati, gli esecutivi sviluppati dalle stesse imprese che mostravano tante criticità tecniche, il progetto del tele-riscandamento che, saltando, lasciò i vari progetti privi di una funzione basilare e quindi in parte da riprogettare. Lo scontento delle aziende locali che non riuscirono granché ad aggiudicarsi i lavori. E poi l’affaire Piazzale Verdi con il conflitto tra Soprintendenza e Comune per lo spostamento del monumento ai caduti e la forte contrarietà di associazioni, cittadini e anche di qualche consigliere comunale. Per non parlare del tentativo d’innalzamento della torre scenica del teatro cittadino, neanche fosse il Teatro alla Scala di Milano. Alla luce di ciò che è avvenuto alla Manifattura, molto probabilmente, se non fosse stato rimodulato il progetto in operazioni utili al miglioramento e al restyling del teatro, l’intervento avrebbe arrecato danni alla struttura. Abbiamo rischiato di comprometterne l’uso a causa di cantieri fermi e contenziosi in atto. Sono note infatti le difficoltà nel rimettere sul giusto binario, in termini di tempi, di risorse e di funzioni, un treno che ha rischiato di deragliare. Un percorso che richiese un lungo e faticoso lavoro da parte dell’amministrazione Tambellini e degli uffici, talvolta poco edificante. Purtroppo l’impostazione iniziale del Piuss e dello stesso bando, rivelatasi carente e problematico sotto troppi punti di vista, forse superiore alle possibilità gestionali cittadine, ha minato alla base la riuscita di alcuni progetti. Penso alla Manifattura nord: nonostante le rimodulazioni, la gestione delle risorse, i periodici Collegi di vigilanza con la Regione Toscana, i lavori rimangono fermi. Ad oggi, invece di un luogo pubblico bello, ampio, unico, dedicato alla cultura, agli eventi, ai servizi al cittadino, alla formazione universitaria, allo svago, con la sua piazza coperta, l’Expo del fumetto, abbiamo un’area “spenta”, che aspetta di procedere con un bando per una nuova progettazione tramite gara europea. Il fallimento di due ditte, i contenziosi ancora oggi in corso, le risoluzioni dei contratti hanno logorato il tempo. Ma siamo speranzosi che la nuova amministrazione abbia migliore sorte e saprà portare avanti ciò che alla precedente è stato negato, nonostante l’impegno e la grande dedizione.
Era il 4 dicembre 2013, quando da poco nominata assessore, insieme agli uffici e al sindaco, invitai la stampa per un sopralluogo: di lì a breve sarebbero partiti i lavori alla Cavallerizza.
La gara di appalto era stata pubblicata nell’agosto del 2010, erano pervenute 34 offerte, di cui 27 ammesse alla seconda fase. Con la Determina Dirigenziale n. 1245 del 2011 venne aggiudicato l’appalto integrato (progettazione esecutiva ed esecuzione lavori) alla Edil.Co di Matera. L’importo complessivo dell’opera era 2.718.587,87 euro. All’epoca erano in corso gli interventi preliminari di campagna archeologica e la validazione del progetto esecutivo. Non mancarono i problemi, anche giudiziari, ahimé, tanto che nella primavera del 2014 ci fu un cambio alla dirigenza del settore che si occupava dei Piuss. Purtroppo l’esposto in Procura in quegli anni divenne uno strumento abusato di opposizione politica creando un clima, a mio avviso, dannoso per la città.
Nell’autunno del 2015, finalmente, la prima parte del restauro venne terminata tanto che quell’anno, una parte di Lucca Comics&Games ebbe per la prima volta l’opportunità di usufruire del nuovo spazio. Bello, ampio, luminoso, suggestivo. Lo stesso mese di novembre si tenne all’interno della Cavallerizza uno spettacolo di Roberta Biagiarelli, “A come Srebrenica”, in occasione dei vent’anni del genocidio durante la guerra in Bosnia-Erzegovina. Lo spettacolo, intenso, rilevò, se ce ne fosse stato bisogno, il grande potenziale di quel contenitore rettangolare, un organismo architettonico di circa 1.300 metri quadri, con un’altezza in gronda di 7.50 metri con pavimento in marmi policromi e seminato alla veneziana. Tipologia di pavimento che, ovviamente, ispirò critiche aspre dai soliti tuttologi commentatori seriali e da altri che forse aspiravano ad avere l’incarico ma ne rimasero fuori. Quella sera si comprese, inoltre, che sarebbe stato indispensabile continuare con il progetto di insonorizzazione che sarebbe stato compreso nei lotti di lavori successivi. Nel giugno del 2016 la Cavallerizza è stato il luogo dell’open-day per la presentazione alla città del Piano strutturale adottato. Nel corso del 2018 sono terminati i lavori di sistemazione dell’esterno in asfalto natura, con la predisposizione per i sottoservizi per eventuali auspicabili allestimenti all’aperto, la riduzione dell’asfalto della scesa delle Mura fino a via San Paolino, la ciclabile e i nuovi marciapiedi fino a porta Sant’Anna. Così come sono stati ridefiniti la piazza e i marciapiedi di fronte a Itinera. Molte volte si leggono tutt’ora domande sulla destinazione della Cavallerizza e un po’ mi stupisco. Ma non si vede? Proprio fin dal giorno successivo al termine dei lavori di restauro architettonico, quel luogo, è stato richiesto, utilizzato, talvolta, a mio parere, anche un po’ abusato, perché privo, almeno fino allo scorso giugno, di un disciplinare d’uso a tutela del bene. Grandi mostre per lunghi mesi l’hanno tenuta occupata facendola conoscere al mondo, così come eventi di altro genere oltre a Lucca Comics, Cartasia, Photolux e festival estivi all’esterno. Proprio l’essere un contenitore ampio e aperto consente l’uso multifunzionale dello spazio interno.
La Cavallerizza è diventata fin da subito un edificio simbolo cittadino per numerose iniziative a carattere celebrativo e testimoniale: attraverso la diversa illuminazione del perimetro dell’edificio infatti, Lucca ha potuto inviare ora messaggi di solidarietà, ora di sostegno per diverse giornate internazionali e ricorrenze civili.
La Cavallerizza è talmente accattivante che per non rinunciare agli eventi che ci sono stati fin qui, l’amministrazione precedente non era riuscita a trovare un periodo di ‘vuoto’ per terminare il terzo lotto dei lavori, già finanziati, che prevede gli allestimenti interni. Nell’ultimo collegio di vigilanza con la Regione Toscana, al quale ho avuto occasione di partecipare, insieme agli uffici, lo scorso giugno, avevamo definito i tempi entro i quali, finalmente, sarebbero stati completati gli arredi e gli ulteriori impianti tecnologici, oltre al miglioramento acustico. Arredo che dovrebbe prevedere sedute e una serie di tribunette per una capienza di circa 500 persone sedute. Tribunette telescopiche a scomparsa in caso di altre tipologie di manifestazioni come mostre e strutture “americane” per allestimenti scenici e proiezioni. Ad oggi non sono più informata sull’iter dei lavori.
Non dimentichiamo che grazie all’operazione teatri, nata dalla rimodulazione del Piuss oltre al restyling del Giglio, del San Girolamo e del San Romano, è stato ristrutturato anche il Nieri di Ponte a Moriano.
Certamente, come dicevo, se non è stato fatto nel frattempo, occorre un programma di gestione più mirato, a mio avviso, da parte del Comune, e un regolamento d’uso. L’edificio dovrebbe essere aperto tutto l’anno a tutte le ore con le funzioni principali di accoglienza, promozione e spettacolo.
La Cavallerizza insomma è un vero e proprio gioiello restituito alla città come spazio polivalente. L’esterno e l’interno potranno agire in simbiosi, adattandosi al meglio alle varie iniziative che lì si svolgeranno. Sono sicura che l’attuale amministrazione saprà sfruttare al meglio le potenzialità di questo spazio suggestivo di città.
Le immagini 2, 3, 4, 5 sono state concesse dall’architetto Gianluca Bacci che ringrazio.
Serena Mammini
Consigliere comunale | gruppo Pd
[1]POR Creo FESR 2007/2013 Asse V – Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile (PIUSS) “Lucca Dentro”. POR: Piano Operativo Regionale – CReO: Competitività Regionale e Occupazione – FESR: Fondi Europei Sviluppo Regionale. ASSE V – aree urbane, Valorizzazione delle risorse endogene per lo sviluppo territoriale sostenibile. La Cavallerizza si trovava sotto l’attività 5.1: interventi di recupero e riqualificazione dell’ambiente urbano e delle aree per insediamenti produttivi finalizzati alla creazione e al miglioramento di aree da destinare a spazi e servizi a fruizione collettiva, al terziario avanzato, nonché alla realizzazione di infrastrutture di servizi alla persona.
[2] La Regione Toscana volle promuovere i Piuss per la progettazione e la realizzazione da parte dei Comuni di operazioni integrate, pubbliche e private, di carattere intersettoriale e plurifunzionale, finalizzate al conseguimento di obiettivi di sviluppo socio-economico attraverso il miglioramento della qualità urbana e ambientale e una razionale utilizzazione dello spazio urbano.