In un’epoca tumultuosa e violenta come il Medioevo l’immaginario collettivo ci ha imposto che al potere di sconfinati regni e vasti eserciti ci fossero uomini spietati e dal pugno di ferro. Sovrani dediti al complotto e all’ampliamento dei loro territori tra trame di corte e allestimenti di grandi campagne militari. Uomini, come precedentemente sottolineato, dato che le donne erano considerate sotto ogni aspetto, dal religioso allo scientifico, esseri inferiori. Eppure la storia può anche sorprenderci. Tra le figure di spicco dell’undicesimo secolo infatti troviamo Matilde di Canossa (o più correttamente Matilde di Toscana) nota anche come la Gran Contessa. Matilde fu una potente feudataria e leader carismatica, una figura fuori dagli schemi la cui storia si lega anche alla città di Lucca e alle storie che circondano l’Ordine Templare. Andiamo però con ordine.
Matilde, le origini lucchesi e l’epoca d’oro dei Canossa
Si ritiene che Matilde fosse nata a Mantova e dalla testimonianza di Donizone, il monaco benedettino che stilò la sua biografia, è stato possibile stabilire che fu nel 1046 mentre, nella metà del Seicento, l’erudito lucchese Francesco Maria Fiorentini era convinto che Matilde fosse nata a Lucca. La contessa era figlia del marchese Bonifacio di Toscana, a sua volta figlio di Adalberto Atto, fondatore della dinastia Attonide; ma anche pronipote del conte longobardo Sigifredo Atto, nobile lucchese che abbandonò la città, probabilmente in seguito a sconvolgimenti politici non ancora del tutto chiariti. Per l’appartenenza materna faceva parte della casata Lotaringia, e dunque nipote dell’imperatore Enrico III e cugina del futuro Enrico IV.
Poco si sa della primissima infanzia della contessa ma, dopo la morte del padre e dei fratelli, vittime probabilmente di trame politiche, a nove anni Matilde diventa l’unica erede dei vasti possedimenti paterni. Questi comprendevano le contee di Modena, Reggio Emilia, Mantova, Brescia, Ferrara e ampi possedimenti della Toscana.
Le seconde nozze della madre Beatrice con Goffredo il Barbuto, duca della bassa Lorena, furono l’origine di un travagliato periodo della vita di Matilde, deportata da Canossa (Reggio Emilia) con la madre in Germania per ordine dell’imperatore, timoroso dell’accresciuta potenza del lorenese a seguito del matrimonio con Beatrice.
Raggiunta l’età da matrimonio al suo rientro in Italia, Matilde venne promessa sposa a Goffredo il Gobbo, unico figlio del Barbuto, solo per mero calcolo politico. L’unione celebrata nel 1069, durò solamente due anni e fu rattristata dalla morte di un figlio avvenuta poco dopo la nascita. Pochi anni dopo, nel 1076, alla morte del consorte la contessa si ritrovò a governare su uno dei feudi più grandi del suo tempo. Fu l’inizio del periodo di massimo splendore dei Canossa. Erede di un territorio vastissimo, il più importante d’Italia all’epoca, Matilde assisté alla consacrazione nel 1070 da Anselmo da Baggio, all’epoca già Papa Alessandro II (1061-1073) della Cattedrale di Lucca (dedicata a San Martino, santo caro a molti ordini cavallereschi) con sua madre Beatrice.
Dal carattere forte e deciso Matilde poco dopo decise di prendere posizione nello scontro che in quegli anni vedeva contrapporsi suo cugino l’Imperatore Enrico IV e il nuovo Papa Gregorio VII sulla questione delle investiture (diritto di investire cioè di nominare gli alti ecclesiastici e il papa stesso). La potente contessa si eresse così a paladina della chiesa donando protezione al papa nell’inespugnabile fortezza di Canossa. Enrico IV conscio dell’impossibilità di prendere il castello si umiliò presentandosi come penitente a gennaio 1077. Troppo grande però era stata l’umiliazione per il sovrano e il desiderio di vendetta lo convinse a continuare la sua lotta con la cugina e il papato.
Nonostante i tentativi di mediazione della Contessa tra il papa e il cugino, Enrico IV tentò altre due volte di conquistare Canossa (sobillando in un’occasione anche una rivolta a Lucca) ottenendo come unico risultato due cocenti sconfitte. Ad entrambe poi seguirono pesantissime controffensive delle truppe matildiche, che resero ancora più potente e ammirata la sovrana di Canossa.
Matilde nel frattempo era sopravvissuta ad un altro matrimonio infelice con Guelfo di Baviera, giovane rampollo della casata germanica in dissidio con Enrico IV e andò consolidando la propria autorità sui feudi. La regnante si dimostrò tutt’altro che propensa ad accogliere le richieste di autogoverno provenienti dalle comunità cittadine e, in alcuni casi, domò ribellioni e impose con forza il potere feudale.
Matilde si spense a Bondeno di Roncore il 24 luglio 1115 e fu sepolta nel monastero di San Benedetto di Polirone. Nel 1632 per volontà del papa Urbano VIII (Maffeo Barberini), per la ragguardevole somma di 6.000 ducati la sua salma fu trasferita a Roma ed ora si trova nella basilica di San Pietro in un sarcofago monumentale, ideato dal Gian Lorenzo Bernini.
A Matilde di Canossa è intitolata la Via Matildica, un cammino lungo 284 chilometri che attraversa in 11 tappe una parte della Lombardia, dell’Emilia Romagna e della Toscana. Sulla facciata del duomo di Lucca, nella parte nord del portico, è raffigurato un busto femminile che una voce popolare vuole riconoscere proprio come volto di Matilde di Canossa.
I legami con gli ordini cavallereschi
In un articolo precedente avevo nominato tra i vari ordini cavallereschi presenti a Lucca e legati in qualche modo all’ordine templare i celebri Cavalieri del Tau. Secondo una delle vare storie sulla loro origine la attribuisce proprio alla contessa. Si era già diffusa infatti dal 1100 la voce che la fondatrice dell’Ordine fosse stata proprio Matilde di Canossa. Non vi sono prove dirette per sostenerlo, anche se la Grancontessa aveva una sontuosa villa nella vicina Vivinaja, oggi Montecarlo di Lucca. Il simbolo dei «suoi» Cavalieri fu ripreso anche dai Cavalieri Templari e da loro forse adoperato fino al 1128, anno in cui Papa Eugenio III, consigliato dall’abate San Bernardo di Clairvaux, decretò che l’abito templare ricevesse una croce rossa come segno distintivo. Ma anche dopo questo decreto, adottato in esclusiva dai Cavalieri Templari, i loro scudieri (dei Templari) continuarono a portare la croce priva del braccio superiore, cioè il simbolo del Tau.
Diventa perciò affascinante pensare che tali ordini a Lucca siano stati in un certo modo favoriti dall’influenza lasciata da questa figura così carismatica e avvolta adesso da un’aura mitica di donna leader ante litteram.
Sempre guardando a curiosi legami, nel 1070 Matilde donò a Pietro l’Eremita, tutore di Goffredo di Buglione (tra i promotori della prima crociata), un terreno chiamato Orval, l’Aurea Vallis, nella foresta delle Ardenne, appartenente al marito, Goffredo il Gobbo di Lorena. lì dei monaci vi costruirono un’abbazia ove vi rimasero fino al 1108, per trasferirsi in Terra Santa al monastero di s. Maria di Sion, chiamati da Goffredo di Buglione che, nel 1099, aveva fondato i “Cavalieri dell’Ordine di Nostra Signora di Sion”, da cui deriveranno il Priorato di Sion ed i Templari. La madre di Goffredo, Ida (Saint Ide d’Ardennes), era la sorella del marito di Matilde. La contessa era stata poi protagonista delle crociate, dopo aver partecipato ai Sinodi preparatori di Guastalla e Piacenza.
Sebbene ancora in fase di studio, questo legame che vede intrecciarsi la storia di una delle donne più potenti del Medioevo e uno degli ordini cavallereschi più conosciuti è indubbiamente fonte di grande curiosità, soprattutto se in questo intricato arazzo possiamo aggiungere anche la nostra città di Lucca.