Il terzo polo

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E poi è nato.

Certo non nel modo migliore. L’accordo tra Renzi e Calenda è sembrato più il sodalizio di due naufraghi che la manovra a tenaglia di due generali. Ma intanto è nato.

Oggettivamente è un regalone del PD a trazione Letta.

La scelta “illogica” di fare una coalizione di “tutti contro la destra ma senza M5S” era senza futuro. Nel senso che lo stesso Letta diceva che non era una coalizione (quindi un progetto) ma un cartello elettorale (quindi una furbizia). Senza neppure la chance di vincere, vista la concomitante decisione (questa sì, strategica) di tenere fuori il M5S. Roba da bassa cucina, da interessi di bottega. E in quel progetto Calenda non avrebbe certo rosicato i voti di centro destra.

Letta ha fatto un clamoroso autogol: ha scommesso tutto sul commercio di poltrone. Si è dimenticato che la politica è anche idealità. O, perlomeno, che ci sono anche i caratteri delle persone, non solo i loro interessi. Ha cercato di mettere insieme chi la pensa da bianco con chi la pensa da rosso: sì NATO con no NATO, sì PNRR con no PNRR, sì al sostengo all’Ucraina con il relativo no e via discorrendo. E la “colla” per tenere tutto insieme? Le poltrone (e un generico “no alle destre” qualunque cosa debba significare).

Ora invece i “terzo polo” centrista ha una opportunità. Difficile e con qualche limite di preparazione del terreno, ma ce l’ha.

Oggettivamente è il polo con l’amalgama programmatica migliore dell’attuale offerta politica: Calenda e Renzi la pensano nello stesso modo quasi su tutto. Sono uniti nel gruppo europeo (macroniani), sulla visione dello stato sociale (assistenzialismo moderato con correttivi, come stanno proponendo sul reddito di cittadinanza e salario minimo), in economia (liberismo moderato con centralità delle riforme), e in politica estera (indiscutibilità della posizione filoccidentale e nella NATO e sostegno all’Ucraina). È oggettivamente difficile trovare un punto politico in cui ci sia almeno un distinguo.

Il punto debole della coalizione sono solo i leader: due primedonne dal carattere difficile che non si stimano. È questa la vera scommessa su cui si dovranno misurare. Perché se troveranno una chimica per stare insieme, allora il terzo polo potrebbe avere un futuro significativo.

Oggettivamente è un’area non presidiata. Non dal centrodestra dove FI non ha più una visione dell’Italia da offrire (almeno fino a quando non si chiuderà questa fase di ultima rivincita di Berlusconi) e i “cespugli” di area CDX non hanno spessore politico da offrire.

Quanto al PD… è difficile anche vederci un centrosinistra: la paura di avere avversari a sinistra lo sta risucchiando nell’area più estrema, ideologica e senza coerenza. Non male per un segretario che nasce democristiano…

Quello che sognano nel terzo polo, quello che è la vera scommessa, è fare una nuova “marcia dei colletti bianchi” (nota anche come la marcia dei 40’000). Quella dei “quadri” della FIAT che nel 1980 protestarono contro il blocco dei sindacati dei metalmeccanici e mostrarono all’Italia il peso del ceto medio.

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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