Domani, in San Frediano, sarà dato l’ultimo saluto a chi ha contribuito a rendere Lucca, di fatto, una naturale capitale della Cultura.
Insieme a molti colleghi – oggi musicisti, divulgatori culturali, docenti, professionisti di vario genere – che come me hanno studiato al Conservatorio di Lucca, posso dire che il ricordo del Maestro Gaetano Giani Luporini sia indelebile.
Dopo 20 anni di labirinti burocratici l’Istituto Musicale “Luigi Boccherini” della nostra città è diventato finalmente Conservatorio, e per 17 anni il Maestro Luporini ne è stato direttore con quella personalità e tutta l’ispirazione che lo contraddistinguevano proprio come artista attivo, quindi sicuramente un dono per una scuola di Alta Formazione artistica.
Sorrideva all’idea di dirigere – molto giovane – un Istituto dove era presente il busto del nonno – altro compositore di famiglia – “del resto, Lucca è la città dove la musica è nata a grappoli, come nei vigneti più lussureggianti. Non è solo necessità interiore di qualche individuo ma attraversa con una tale copiosità generazioni e generazioni di persone…pensa ai Gemignani, ai Puccini…”.
Chi ha studiato al Boccherini in quegli anni, non è riuscito soltanto a formare e sviluppare i propri talenti musicali, ma anche ad amplificare il prezioso dono dell’”ascolto”.
Fateci caso.
Quando il Maestro Luporini, ad esempio, entrava in una classe dove c’era lezione si sedeva ed ascoltava. “Fate come se io non ci fossi”, diceva. “non voglio giudicare nessuno, ma sentire…”.
E da bambina non capivo cosa significasse, però mi dava sicurezza essere “sentita”. Quello che più avanti ho scoperto definirsi come “empatia”. Il Maestro era un empatico di natura, da violinista, aveva un rapporto materico e viscerale con il suono che lo trattava essenzialmente colore, proprio come sulle sue tele. È stato un pittore molto importante, di ispirazione macchiaiola prima ed espressionista in seguito, e possiamo dire, addirittura, che la musica ha prevalso a tratti. Musica interpretata, e soprattutto scritta, plasmata dall’estro di Gaetano Giani Luporini, che tra le altre opere ideate, è stato anche l’autore musicale del grande teatro immaginifico di Bene.
Ecco, torniamo all’affermazione sulla “capitale della cultura”: ma ve la immaginate voi una città che negli anni ’80/90 ha come direttore del suo Istituto Musicale ( di per sé con una storia già da giganti) l’anima musicale – che poi era un tutt’uno con gli spettacoli – dei più grandi testi di Carmelo Bene, il corpo e il pensiero del migliore teatro sperimentale italiano?
E questa genialitàla salutiamo oggi, in San Frediano.
Un compositore prolifero, filosofo, antroposofico, poeta, chiamato anche da Fellini per un suo film– seppure il progetto non andò avanti – e che ascoltava e guidava i suoi docenti e i tanti allievi con uno sguardo attento, ma più che guardarli li sentiva, li vedeva.
Nella vecchia sede del Boccherini, dove adesso ci sono le medie Carducci, il minestrone degli strumenti era una sinfonia dell’esistenza: arrivavi bambino e uscivi adulto. “Eh no, vorrei che fosse il contrario: vorrei che usciste bambini..”, scherzava con noi pulcini.
” La giocosità, l’esplorazione, sia la domanda lecita che quella più illecita sulle sfumature più nascoste devono essere all’ordine del giorno. Qualunque strada si intraprenda. Qualunque maschera si indossi. Il colore con cui sceglierai di interpretarla – che sia un sorriso gentile o un ghigno di dolore – sarà la tua musica. Non sono solo note; le persone possono prima di tutto imparare ad ascoltare e vedere chi sono e chi hanno di fronte. Così saranno artisti della vita. Anche se in uniforme…”.
Sono appunti che ritrovo scritti a matita sugli spartiti ( avendo sempre avuto una certa attitudine a prendere appunti), tra una lezione di poetica della musica con il professor Mezzasalma e una di storia della musica con il prof. Renzo Cresti. Ed è proprio in un saggio di Cresti, Fare musica oggi, difficoltà e gioie, con 30 interviste, Del Bucchia, Viareggio 2010, dove ho avuto il piacere di partecipare, che troverete una splendida intervista, ad opera di una giovanissima Beatrice Venezi, che con Luporini ha studiato composizione e che è anche grazie ai suoi suggerimenti che ha intrapreso la carriera di direttore d’orchestra.
Ci uniamo all’abbraccio ai familiari e agli amici.
Di certo l’insegnamento e la strada tracciata dal Maestro Luporini avrà molte ramificazioni.
E quando si nasce capitali, lo si resta per sempre. È solo una questione di tempo e persone che sappiano vedere e sentire.