A pochi mesi dalle elezioni che decideranno il futuro del Comune, a Lucca il quadro politico appare nevrotico e depresso.
Non sappiamo dire se sia una narrazione giornalistica o meno, ma il centrodestra appare in leggera confusione: dopo gli annunci sulle tempistiche relative alla scelta del candidato, tutto è stato rinviato a dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.
Sembrava ci fosse stata una chiusura su Luca Leone, ma a un passo dal traguardo si è verificata una frenata improvvisa. Il senatore Massimo Mallegni – sulla base della sua “profonda conoscenza” della realtà lucchese – ha detto che per Lucca ci vuole un profilo diverso. Un profilo che abbia maggiore cognizione della città e che sia meno divisivo. Il rischio – ha minacciato il senatore – è che si possa replicare l’ipotesi Seravezza, dove Forza Italia ha abbandonato il centrodestra per abbracciare il terzo polo, poi vincente.
Praticamente, un partito con il 7% sta dettando l’agenda politica senza che nessuno dica niente. Qualche idea su chi sia il profilo diverso indicato da Mallegni c’è, ma il senatore è politicamente troppo intelligente per crederci davvero; piuttosto cerca di aprire un varco ad altri, come fatto altrove, appunto. In quota Fratelli d’Italia, invece, nonostante i vari mal di pancia sul candidato (Leone, ex AN poi sedotto dalle sirene montiane, è inviso a molti per questo suo passato, e non solo), erano riusciti a trovare una quadra. La Lega sta implodendo e perdendo pezzi, con Elisa Montemagni messa in forte discussione sui territori e a Firenze, a dispetto delle percentuali plebiscitarie prese alle regionali appena un anno fa: nel partito, quindi, si stanno aprendo ampi varchi politici ed elettorali, e questo può rappresentare un’opportunità per tanti. Fabio Barsanti continua a battere il territorio e prova giustamente ad alzare le barricate per serrare le fila, ma per adesso sembra un tutti contro tutti. Gli altri invece, a prescindere dalle questioni sul possibile vicesindaco in caso di vittoria, non sono pervenuti.
In ogni caso se ne riparlerà dopo la nomina del prossimo inquilino del Quirinale. Come possibile nome, peraltro, sui giornali si fa anche quello di Marcello Pera. Senza entrare nel merito della partita, forse qui si dovrebbe aprire una parentesi di riflessione onesta: dopo anni, almeno per ripartire e acquisire un po’ di autorevolezza, sarebbe il caso che il centrodestra lucchese facesse pace con la figura dell’ex Presidente del Senato. Non conosciamo le colpe – reali o presunte – dei singoli interessati, ma Pera è una presenza che si percepisce forte ed è controproducente per la città cercare di combatterlo a ogni costo. Peraltro, un conto sono le posizioni di Pietro Fazzi (che è uno che per autorevolezza, capacità e visione vedeva venti anni fa quello che sarebbe successo oggi), un conto sono le pretese di chi in questi anni si è limitato a fare i bisticci per i loghi del Comune sui sondaggi.
Al centro, invece, adesso c’è una prateria che può e deve essere occupata, ma coloro che – usando strumentalmente come sgabelli elettorali i propri territori – chiedono discontinuità e volti nuovi, sono sulla scena politica da trent’anni e sono ben compromessi con il vecchio sistema. Ognuno tragga le proprie conclusioni. Un discorso a sé merita Giorgio Del Ghingaro, le cui capacità politico/amministrative non si discutono. Ma l’attuale Sindaco di Viareggio – con l’appoggio di Mallegni o meno, si intende – lascerebbe davvero a metà il lavoro che sta facendo in Versilia? E poi, siamo sicuri che questo sarebbe un buon biglietto da visita per venire a Lucca? Ad ogni modo, cerchiamo di rimanere equilibrati e di non considerare alla stregua di un messia un buon amministratore: è vero, ci sono grandi luci, ma – com’è normale che sia – ci sono anche insuccessi e zone grigie nella politica e nel “miracolo” Del Ghingaro. Avanti i volti nuovi, quindi, non compromessi e davvero discontinui rispetto al passato politico.
Il centrosinistra, invece, dopo le primarie che hanno investito Francesco Raspini si è compattato, e nei giorni scorsi ha rispedito al mittente le accuse relative al mancato coinvolgimento delle altre componenti. “Le primarie erano aperte a tutti. Siete voi che, pur invitati, avete scelto di non dire la vostra”: questo, in sintesi, è il ragionamento della coalizione. Chiaramente non basta, si deve cambiare marcia. Uscire dal palazzo, stare davvero sul territorio e togliersi di dosso quell’odore di sinistra ZTL che la gente percepisce. Cercare il “ponte” con il civismo e con il centro, come diceva l’ex Sindaco Giulio Lazzarini nel ’94. Proprio qui, poi, si dovrebbe fare un discorso a parte. Un discorso relativo, appunto, a tutto ciò che emerge dal mondo civico: ben venga chi davvero si affaccia alla politica e vuole interessarsi della cosa pubblica. Non vengano, però, a proporsi come civici disinteressati coloro che dagli anni ’90 si presentano puntualmente alle elezioni e che costituiscono comitati ogni dieci giorni. Questi sono, a tutti gli effetti, politici come quelli che decidono di rimanere organici a un partito.
In ogni caso, la fase che si sta aprendo è senza dubbio di espansione, e ci saranno grandi opportunità per la città. Per coglierle serviranno competenza e capacità…quindi forse è il caso di cominciare a parlare di programmi ed è il caso di ascoltare le proposte senza pregiudizi ideologico-politici, valutando concretamente le idee che vengono messe in campo.