Restano, verosimilmente, non più di tre mesi per decidere chi saranno i veri sfidanti per la poltrona di sindaco di Lucca.
Possono sembrare tanti ma in realtà sono ben pochi. Soprattutto perché le situazioni sono ancora poco delineate in entrambi gli schieramenti.
Il centrodestra è allo sbando. La batosta elettorale, sia nazionale che locale ha lasciato il segno e i partiti stanno metabolizzando quanto accaduto. Gli errori sono stati evidenti: candidati scelti in ritardo e con un metodo spartitorio. Oltretutto, avendo sbattuto sui giornali nomi che poi si sono rivelati indisponibili a farsi eleggere, sono stati candidati le 4° o 5° scelte… Non esattamente un gran viatico per la vittoria. Che infatti non è arrivata. E anche sul nostro territorio le sconfitte hanno lasciato il segno.
Sui progetti per il futuro regna il grande silenzio.
Pardini, sostenuto da Marcello Pera, si è mosso da gran tempo ma, per ora, appare solo. I partiti del centrodestra ora prendono le distanze, ora sembrano riavvicinarsi senza mai prendere una posizione.
Intanto lo ha eletto a proprio paladino il tribuno Andrea Colombini che ha annunciato una propria lista, legata al movimento che guida (già no-vax, poi no-green-pass, poi vedremo…), in appoggio proprio a Pardini. Allo stato non è dato però di sapere se la profferta sia gradita e sarà accettata dal candidato o pure no.
Nel campo del centrosinistra i giochi sono anche troppo vivaci. Intanto abbiamo l’assessore Raspini: figlio del notaio, appoggiato dal sindaco e da un certo notabilato cittadino, si è mosso con una propria candidatura.
A questa si è immediatamente opposta quella di un altro assessore della giunta Tambellini: Ilaria Vietina. La quale ha aspettato, con un pizzico di malizia, proprio la sera della cena inaugurale della campagna del collega, per annunciare la propria candidatura. Non proprio una gentilezza tra colleghi…
Ilaria Vietina, già vicesindaco dello stesso Tambellini, poi ridimensionata con deleghe di minor peso nel secondo mandato e decisamente non in ottimi rapporti con il sindaco, si presenta sostenuta e consigliata, pare, da Marialina Marcucci. Si profila quindi una competizione interna con le primarie. D’altronde, la candidatura in questione potrebbe essere letta come una mossa per guadagnare tempo e bloccare la fuga in avanti di Raspini.
Da un po’, infatti, si vocifera di una discesa in campo di Stefano Baccelli. I rumor dicono che siano proprio i fratelli Marcucci a spingere in questa direzione, non gradendo la candidatura di Raspini e volendo chiudere definitivamente l’era Tambellini senza che resti un suo erede al comando (e magari spargendo anche il sale sul terreno dove ha camminato).
Baccelli, però, è attualmente assessore regionale: posto di indubbio prestigio e relativa tranquillità. È vero che la poltrona di sindaco di Lucca esercita un indubbio fascino su di lui (anche per ascendenza familiare) ma la scelta è oggettivamente rischiosa. Sebbene l’ultima tornata elettorale faccia apparire le elezioni più semplici, in politica le cose cambiano anche in fretta. Pare che Baccelli sia in attesa di precise garanzie di un appoggio unanime e compatto, che passerebbe dal ritiro delle candidature già in campo: in questo caso, quindi, niente primarie.
E qui le cose cominciano a farsi scabrose: i soliti ben informati son pronti a giurare che “il gioco delle sedie” veda un sacco di attori (ve lo ricordate quel gioco con sedie nel mezzo e dei bambini che ci girano introno fino a quando suona la musica? Beh, in politica è da sempre un grande classico!!). Se Baccelli accettasse, libererebbe il posto di assessore regionale che, per accordi, andrebbe sempre a Lucca. Allora sarebbe il turno di Mario Puppa, di Castelnuovo, già sindaco di Careggine, attualmente consigliere regionale. Ma il suo mandato di assessore sarebbe a tempo con lo scopo di tenere il posto in caldo proprio per Giorgio Del Ghingaro verso la fine del suo mandato da sindaco di Viareggio (mandando poi Puppa a fare il sindaco di Castelnuovo dove, nel 2024, più o meno con la scadenza di Viareggio, Tagliasacchi non sarà più candidabile).
Sarebbe infatti il posto di assessore regionale il vero prezzo della trattativa per trattenere il “papa straniero” a Viareggio e scongiurarne la discesa a Lucca. Roba da fantapolitica con possibilità quasi nulle di successo.
Già perché è Del Ghingaro, già capannorotto e poi viareggino, il vero game changer della partita lucchese. Il nostro ha fatto molte allusioni ad una sua possibile discesa in campo. Segnali che possono essere interpretati in vario modo. Ed è difficile che il sindaco di Viareggio non sia stato volutamente malizioso nel mandare questi obliqui messaggi. Vuole candidarsi? Vuole qualche cosa per il suo futuro? Ha altre ambizioni?
Ma la vera domanda è: con che maglia scenderebbe?
La sua candidatura, infatti, ben difficilmente potrebbe essere fatta sotto i colori del PD, vuoi per il contraccolpo viareggino che provocherebbe ad appena due anni dalla sua elezione, vuoi per un certo risentimento di buona parte del partito contro di lui. Neppure il clan Marcucci ha poi tanto amore verso il sindaco di Viareggio, visto che da sempre predilige soggetti di stretta appartenenza al clan e di provata fede. Appartenenze che Del Ghingaro non ha mai avuto per nessuno.
Allora, l’ipotesi più probabile sarebbe quella della partecipazione con una lista civica. A questa si potrebbero affiancare, in modo più o meno convinto e più o meno compatto, i partiti di centrodestra che tanto non avrebbero alcuna possibilità di vincere altrimenti in questo contesto. Ipotesi che potrebbe essere indigesta a Fratelli di Italia ma assai più potabile per la Lega e decisamente facile da sposare per Forza Italia, vista le attuali vicinanze nell’amministrazione di Viareggio, con un assessore già di osservanza mallegnana. E una simile ipotesi sarebbe facilmente vincente perché spaccherebbe l’elettorato di centrosinistra.
Anche questa ipotesi, però, è difficile: richiede che Del Ghingaro faccia, ancora una volta, un triplo salto mortale. Mandi Viareggio ad elezioni anticipate (ed è brutto dopo appena due anni), scommettesse sull’appoggio di centrodestra (lui che ha una tradizione di centrosinistra e, a tratti, neppure tanto di centro) e puntasse tutto sulla vittoria (se perdesse sarebbe tagliato fuori dalla politica). Ma l’uomo ha già fatto cose del genere e chissà…
D’altronde che cosa avrebbe in mano se non lo facesse? Dopo Viareggio, il parlamento avrà numeri ridotti di presenza e sarebbe difficilissimo. Della Regione ne abbiamo parlato ma dovrebbe fidarsi di una promessa dei Marcucci per un fatto che avverrà tra tre anni e in politica, una promessa con un tempo così lungo vale ben poco. Che altra scelta può avere?
Altri candidati in grado di vincere le elezioni al momento non si palesano ma anche le candidature di disturbo potrebbero avere un peso in questa partita. Ma i tempi non sono ancora del tutto maturi e quindi vedremo.
Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi