Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Legambiente-Lucca.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla Legge, senza distinzione di
sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8,
19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Iniziamo questa replica, a quanto deciso dalla Pubblica Amministrazione lucchese riguardo al tema
della Partecipazione, proprio con l’articolo terzo della Costituzione: nonostante questo articolo, la
Legge Regionale 46/2013 e la raccolta di 1400 firme, infatti, il Comune di Lucca ha deciso di non
tenere conto della volontà dei cittadini di discutere, insieme alle Istituzioni, relativamente alle questioni
di interesse collettivo e del patrimonio pubblico. Consapevoli del fatto che tali temi siano alquanto
complessi e, aggiungiamo, poco noti al grande pubblico, al fine di fare chiarezza, procederemo ad
una riflessione sui diritti (art. 3 Costituzione cit.), le promesse elettorali e, infine, la coerenza delle
azioni.
E’ cosa nota che, da molti anni a questa parte, circa la metà dei cittadini aventi diritto al voto non si
recano alle urne neppure per le elezioni Amministrative Locali: Lucca Amministrative 2017 primo
turno 49,35%; secondo turno 45,28%; questo significa che coloro che hanno vinto al secondo turno,
con il 50,52%, rappresentano solo il 23% ca. della popolazione (tendenza confermata anche dai dati
delle Amministrative di questi ultimi giorni).
Pur essendo del tutto legittima, questo genere di Rappresentanza presenta delle criticità e pone,
soprattutto, degli altrettanto legittimi interrogativi: come mai i cittadini rinunciano a un simile diritto
tenuto conto anche del fatto che l’offerta politica dei partiti spazia da destra a sinistra con tutte le
“sfumature” possibili? Possiamo liquidare questo fenomeno come mero qualunquismo? La
disaffezione alla “politica” che si manifesta attraverso l’astensione significa , necessariamente,
rinuncia alla partecipazione?
Esistono altre forme possibili di fare politica e perché diventano sempre più necessarie?
Prendendo come esempio il Programma Elettorale (2017) dell’attuale maggioranza che governa la
città di Lucca, le risposte alle domande sopra elencate sorgono in modo spontaneo, ovvio: quando la
narrazione non trova conferma nell’operato, e per troppo tempo, i cittadini rivendicano il diritto di
rifiutare un Sistema che non ottempera agli obblighi dettati dalla Costituzione. Le promesse sono
prerogativa dei “marinai”, la Politica fa delle analisi da cui discendono dei programmi elettorali che
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devono produrre dei risultati; le discussioni accademiche, la proliferazione di comunicati, di ogni
ordine e grado, appartengono al mondo della cosiddetta speculazione intellettuale, non certo della
Politica che è credibile solo, e soltanto, se attua quanto predica!
Non sveliamo nessun segreto, quindi, nell’affermare che raramente, molto raramente, la Politica si
comporta come dovrebbe; per tanti, troppi anni, abbiamo sentito parlare di come risolvere i problemi
che assillano questo Paese, e tutte le sue città, ma i fatti non hanno seguito le parole e molti di noi si
chiedono se chi ci governa abbia veramente le capacità per farlo e, con un’affluenza alle urne così
ridotta, se abbia il diritto “esclusivo” per farlo.
Nel Programma Elettorale del sindaco Tambellini ricorrono più e più volte i concetti di
“partecipazione”, di “civismo” e “senso di appartenenza”; per chi volesse verificare, citiamo in
particolare le pagg. 9, 12-13, e 23 che , da sole, rendono bene quale sia la volontà dei sottoscrittori
del documento in oggetto; alla prova dei fatti, e cioè quando i cittadini, forti anche di quanto scritto nel
Programma Elettorale, hanno fatto richiesta di Partecipazione su temi di massima importanza per la
città, sono stati liquidati come “tafani”! Conciliare i due atteggiamenti è cosa assai ardua: a quale dei
due si deve dare maggior credito? Ai buoni propositi o alla prova dei fatti?
Come si può parlare di “…strumento dei lavori pubblici partecipati in modo da rispondere in maniera
più incisiva alle richieste dei cittadini” e poi, dopo aver vinto le elezioni, comportarsi in modo
diametralmente opposto; come si può ricucire la distanza tra Istituzioni e cittadini se poi si chiudono le
porte alla legittima partecipazione di questi ultimi; come si può chiedere di andare a votare per un
sistema che considera i cittadini un mero strumento al fine di ottenere legittimazione per assurgere a
ruoli di privilegio.
La Democrazia non è un sistema perfetto ma è, sicuramente, il migliore di cui si disponga e i
cittadini, tutti, hanno il diritto di custodirla e perfezionarla e il dovere di mantenerla per rispetto nei
confronti di chi tanto ha dato per ottenerla.
Rinunciare ai diritti non è possibile senza un ritorno “al passato”, un rischio che non possiamo, e
tantomeno vogliamo, permetterci, così come non possiamo, né vogliamo, permettere a chi ci
“rappresenta” di farlo pensando di sostituirsi a noi.”