Il noto scrittore fiorentino Marco Vichi presenterà a Lucca il suo ultimo romanzo, dal titolo “Ragazze smarrite”: ancora una volta il protagonista indiscusso della storia sarà il celebre commissario Bordelli, che nel corso degli anni ha fatto appassionare migliaia di lettori in Italia e all’estero. L’evento, organizzato dalla libreria Ubik e dalla palestra Ego, si terrà lunedì 12 Luglio alle ore 20:45 presso il nuovo Ego Park di Sant’Alessio, all’aperto e nel pieno rispetto delle distanze di sicurezza. L’incontro sarà moderato dall’Avvocato Florenzo Storelli e da Armando Nanei, già Questore di Firenze e attualmente Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza presso l’Ufficio Centrale Ispettivo di Roma.
Per partecipare, è necessario prenotare mandando un’email all’indirizzo: [email protected] .
In vista della presentazione abbiamo avuto modo di conoscere l’autore, che ci ha raccontato le origini del personaggio che lo ha reso celebre e ci ha parlato le sue prossime avventure editoriali. Di seguito riportiamo l’intervista esclusiva rilasciata al nostro quotidiano.
“Ragazze smarrite” è la nuova avventura del celebre commissario Bordelli: di che cosa parla quest’ultimo romanzo?
Senza svelare la trama, posso dire che sin da subito viene annunciato il ritrovamento del cadavere di una bellissima ragazza a pochi km dalla casa in cui vive il commissario. A Bordelli mancano appena 9 giorni alla pensione e lui, ovviamente, pensa subito: “non posso lasciarmi alle spalle un caso non risolto, devo assolutamente venirne a capo”. Quindi è una vera e propria corsa contro il tempo.
Già nel precedente romanzo “Un caso maledetto” eravamo a un passo dal pensionamento del commissario, questo sarà l’ultimo romanzo che vedrà come protagonista Bordelli?
No, vi svelo un segreto: questo sarà l’ultimo romanzo con Bordelli in veste di commissario, ma non sarà l’ultimo romanzo con Bordelli. Ci saranno altri romanzi in cui ci sarà lui dopo il pensionamento, diciamo in veste di ex commissario.
Come è nato questo personaggio così affascinante, che da quasi vent’anni accompagna migliaia di lettori in Italia e nel mondo?
Il prossimo anno – proprio per in occasione del ventennale del primo libro del commissario – verrà fuori tutta la storia di come è nato il personaggio di Bordelli. Per adesso posso dire che in realtà è nato per caso, quasi per gioco, senza che io ci credessi più di tanto. Dopo tanti anni che scrivevo, senza alcuna considerazione editoriale e dopo aver scritto di tutto, ho giocato con il genere poliziesco – che peraltro io non amo particolarmente – dopo aver letto Friedrich Dürrenmatt, che è uno scrittore svizzero che mi ha veramente sbalordito. Ecco, lui mi ha fatto venire voglia di scrivere qualcosa del genere. Anzi, dirò di più: se non fosse stato per lui probabilmente non avrei mai scritto le avventure di un commissario di polizia.
A proposito di avventure, quali sono i suoi piani per il futuro e qual è il suo programma?
A breve ci sarà una raccolta di tre racconti lunghi che hanno come protagonista il commissario Bordelli: due sono già usciti tanti anni fa, ma sono davvero poco conosciuti, mentre il terzo è un inedito ed è quello che darà il titolo alla raccolta. Poi ci sarà un fumetto tratto da una storia che non vede come protagonista Bordelli, ed è stata una sorpresa anche per me. Una ragazza si è innamorata di questo racconto e l’ha disegnato tutto, così al buio e senza sapere se sarebbe stato o meno pubblicato. A me è sembrato bellissimo e l’ho mandato a Guada, la casa editrice che pubblica i miei libri, che l’ha pubblicato subito. È stata veramente una bellissima e piacevole sorpresa. Poi c’è in cantiere un’altra raccolta di racconti, un romanzo con il commissario e uno senza.
Siamo in chiusura: cosa consiglia ai giovani che hanno la passione per la scrittura e che vogliono diventare scrittori?
Prima di tutto consiglio loro di capire immediatamente se la scrittura è una semplice passione o è qualcosa di più forte, qualcosa di veramente necessario e irrinunciabile. In definitiva è fondamentale capire se uno non può veramente fare a meno di scrivere, per non confondere un sogno con la reale necessità di raccontare scrivendo: sono due cose diverse, e se non si sente il bisogno di scrivere uno perde solamente tempo, perché magari la sua strada è un’altra. E poi consiglio di leggere tanto, tantissimo. In realtà non dovrebbe nemmeno esserci bisogno di dirlo, perché chi ha la necessità di scrivere ha anche la necessità di leggere: se ho voglia di scrivere, ho voglia anche di essere lettore. È quasi la stessa cosa e le due cose corrono di pari passo. L’’identificazione nei personaggi che uno incontra da lettore, infatti, è un meccanismo che poi ritorna nella scrittura. Questa almeno è stata la mia esperienza, perché io non potrei fare a meno né di leggere e né di scrivere. Se uno dovesse infliggermi una condanna, per me sarebbe più doloroso essere libero e non poter leggere e scrivere che essere segregato in una stanza ma con una biblioteca infinita e con la possibilità di scrivere. Ovviamente sto esagerando, ma con la scrittura e la lettura posso evadere e andare ovunque. Se non ho quello, la vita non ha più senso.