Nonostante la forzata tranquillità dei protagonisti, il clima in vista delle prossime amministrative si sta surriscaldando. Siamo ormai entrati nella stagione estiva e, praticamente, devono ancora essere sciolti tutti i dubbi. Alle passate elezioni – per capirci – in questo periodo erano stati definiti gli assetti iniziali e le sedi elettorali erano già aperte.
Oggi no, e in entrambi gli schieramenti si fa fatica a compattare le fila.
Dopo alcuni giorni di attesa, ieri pomeriggio il PD lucchese ha avviato ufficialmente il confronto interno in vista dell’impegno elettorale del 2022, invitando tutti a una discussione alta sul futuro della città e sulle opportunità offerte dal P.N.R.R.: un passo dovuto e non più rimandabile, anche alla luce delle fughe in avanti del maestro Alberto Veronesi e soprattutto dell’assessore Francesco Raspini.
Il primo ha aperto un punto di ascolto nel centro storico, manifestando la propria volontà di raccogliere le istanze dei cittadini e di tradurle in un impegno elettorale e politico concreto. Dietro di lui – a quanto pare – potrebbe esserci Giorgio Del Ghingaro, che da politico esperto qual è sta periodicamente facendo arrivare messaggi criptici e non disinteressati. Tuttavia, ad oggi il protagonista indiscusso del centrosinistra rimane senza dubbio Francesco Raspini, che ha lanciato ufficialmente la sua candidatura e sta lavorando in questo senso da un paio di mesi.
Il suo compito non è semplice, perché il neo-assessore ai lavori pubblici dovrà rivendicare quanto di buono fatto dall’amministrazione Tambellini smarcandosi, allo stesso tempo, dagli errori e dalle chiusure nel palazzo che ci sono state in questi anni. La delega giusta – con buona pace di Celestino Marchini – adesso ce l’ha in testa lui, ma gli endorsments incassati fino ad oggi dall’enfant prodige del centrosinistra lucchese sono stati un po’ forzati: per carità, c’è stata l’uscita pubblica di qualche fedelissimo e di qualche personaggio preoccupato di non essere più considerato come Gesù nel tempio in caso di cambio della guardia. Ma i big non si sono mossi e ci sono state anche critiche velenose da parte di esponenti storici della sinistra lucchese (vedasi Gottardo, comitati e affini).
Tuttavia Raspini si mostra sicuro di sé, e il rischio è che lo sia troppo: alla fine ce la farà – diversamente da quanto accaduto ad Alessandro Tambellini – a portarsi dietro tutto il Partito? Per adesso nessuna preclusione formale da parte di nessuno, ma i franchi tiratori sono tanti e già in agguato. Lo stesso Sindaco, a proposito dell’ex assessore all’ambiente, si è pronunciato solo con un tiepido “mi sembra una persona titolata per andare avanti”, in nome della continuità e della ragion di Stato.
D’altro canto, nelle altre correnti non ci sono ancora stati movimenti degni di nota: “tutto sotto controllo” – dicono – ma la verità è che ovunque regnano confusione e riposizionamenti. I potenziali concorrenti di Raspini sono silenti. L’assessore regionale Stefano Baccelli è il convitato di pietra: oggi non verrà ma, parafrasando Samuel Beckett, siamo davvero sicuri che l’ex Presidente della Provincia verrà domani? Sono anni che una certa parte del centrosinistra aspetta che Baccelli si candidi per prendere in mano il Comune, ma è una possibilità che per varie ragioni è sempre sfumata e che sfumerà anche stavolta se l’assessore regionale non deciderà di dichiararsi in tempi brevi. Anche Gabriele Bove e Ilaria Vietina, assessori dell’attuale giunta comunale dati come potenziali candidati del centrosinistra, si stanno trincerando dietro a un incomprensibile attendismo. Un attendismo che, allo stato attuale, legittima ogni giorno di più Francesco Raspini, che agli occhi di molti elettori del centrosinistra rimane l’unico che ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Lo stesso Del Ghingaro – così come anche gli altri protagonisti dell’area di centro (Azione e Italia Viva) – per adesso resta alla finestra, con un atteggiamento guardingo e assolutamente indecifrabile. Quindi, per concludere, ora come ora verrebbe da dire “Raspini nonostante tutto!”: una constatazione che, tuttavia, lascia l’amaro in bocca a molti. In ogni caso, a prescindere dal messaggio distensivo di ieri del PD, la sensazione diffusa è che le primarie servirebbero solo se fatte in tempi ragionevoli e con il giusto spirito. In caso contrario, potrebbero rivelarsi un massacro: un lago di sangue, con i perdenti pronti a disperdersi con i rispettivi voti dopo la sconfitta, a danno di tutta la coalizione.
A destra la situazione non va granché meglio: in attesa del prossimo tavolo congiunto, fino a oggi Mario Pardini è l’unico che ha osato davvero esporsi, mettendosi a disposizione dell’area in maniera chiara e trasparente. Gli altri potenziali protagonisti (senza entrare nel merito di strani sondaggi che hanno fornito dati molto divergenti rispetto a quello fatto da LoSchermo solo pochi mesi fa) si stanno un po’ immedesimando in Nanni Moretti: “mi si nota di più se partecipo rimanendo in disparte, o se invece non partecipo proprio?”. Nel frattempo Pardini sembra aver incassato l’ok della Lega che conta e di una parte consistente di Fratelli d’Italia, mentre i contrari sono giustamente più occupati a cercare di tenere insieme i cocci dopo la querelle Massarosa.
In ogni caso pare che Moreno Bruni non voglia volutamente decollare, mentre l’esperto Remo Santini – che in questi anni si è impegnato a fondo in consiglio comunale, e questo gli deve essere riconosciuto – sembra non essere appoggiato dai vertici dei partiti. Entrambi – si dice negli ambienti del centrodestra – saranno una risorsa preziosissima non appena diranno apertamente quali sono le loro intenzioni. Tuttavia, nella coalizione rimangono differenze di visione importanti su questioni delicate per gli equilibri cittadini, una su tutte la faccenda Manifattura, che ha spaccato trasversalmente l’area: da un lato Marco Martinelli e Nicola Buchignani – adagiati sulle posizioni della Fondazione – e dall’altro SìAmo Lucca e Fabio Barsanti, fermi su posizioni contrarie al progetto Coima. Una volta definita la squadra, sarà proprio Barsanti – che in questi anni è cresciuto e che in questo periodo sta presidiando il territorio in maniera quasi scientifica – a spostare l’ago della bilancia per l’intera coalizione. Per adesso, però, il vero dilemma sembra essere il candidato: Pardini a parte, infatti, tra coloro che rimangono in silenzio nessuno può contare su un seguito tale da giustificare una richiesta di candidatura proveniente dalla base. In pratica – dicono i bene informati – se qualcuno pensa che gli verrà chiesto a furor di popolo di fare il candidato Sindaco del centrodestra, è fuori strada.
Nel frattempo, mentre la realpolitik vive delle sue infruttuose macchinazioni, l’orologio non si ferma e le cose da programmare sono tante. Come è stato correttamente sottolineato ieri dal PD comunale, sul futuro della città si impongono importanti riflessioni: Lucca deve crescere, il Comune deve inevitabilmente cambiare marcia e collaborare con le altre Istituzioni, allargando i propri orizzonti e rivendicando il fatto di essere la seconda realtà economica della Toscana. Cultura, turismo, ambiente, infrastrutture, contenitori (compresa la questione carcere, da affrontare senza ritardo) e sanità non possono più essere trattati con lenti esclusivamente comunali, ma dovranno essere considerati in un’ottica di vasta area. Per accrescere davvero il ruolo della città e per affrancarsi dallo strapotere di Firenze, infatti, dovrà essere rinforzato in fretta il rapporto con la Versilia e con la valle, e poi quello con Pisa, Livorno e Massa per potenziare la costa.
Inoltre, anche alla luce degli interrogativi che ci impone la recente pandemia e nell’ottica delle risorse che arriveranno dal P.N.R.R., la politica deve cominciare a pensare a che cosa vuole attrarre sul nostro territorio in futuro, un aspetto determinante e non secondario dal punto di vista socio-economico. Resta, poi, da affrontare la questione rifiuti/cartiere: in che modo, la politica, ritiene che dovrà essere operata la ormai imprescindibile sintesi tra esigenze ambientali e industriali? Infine – ultimo ma non ultimo – che cosa dovrà diventare il centro storico di Lucca: città turistica o città di funzioni? In quest’ultimo caso, infatti, dovranno essere fatte scelte e investimenti differenti al fine di rendere vivibile la città ai residenti, alle famiglie e ai lavoratori, perché oggi vivere e lavorare in città è davvero complicato.