Nessuna attività estiva ben organizzata per i bambini disabili, Maria Nuti: “Contributi irrisori. Come genitori vogliamo ascolto”

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Le scuole sono chiuse, inizia l’estate e sono molte le famiglie che iscriveranno i loro figli ai campi estivi organizzati dai Comuni e dalle varie associazioni. Molte ma non tutte perché di attività ben organizzate per bambini con disabilità non ce ne sono. Il Comune di Lucca e l’Asl si sono fatti più volte promotori di inclusività e integrazione ma, come sostengono alcuni genitori, “di azioni concrete e programmate con doveroso anticipo per far si che anche l’estate diventi un momento di parità e unione oltre le differenze nessuno ne parla”.

In rappresentanza di loro, Maria Nuti, amministratrice del gruppo Facebook Genitori H per il sostegno che, come molti altri, si dice stanca degli slogan e di essere ‘rimbalzata’ da un ufficio a un altro con un’unica risposta: “non ci sono abbastanza fondi”.

Un centro estivo che garantisca un educatore individuale per un bambino con disabilità per più di quattro ore al giorno e per più di un mese non c’èdice Maria Nuti -. I contributi che ci vengono offerti non bastano a coprire le spese di stipendio e assicurazione di una figura specializzata per tutto il periodo estivo e l’opzione alternativa è quella di iscrivere i bambini ad attività ad hoc destinate esclusivamente a studenti disabili. Ma questa non è inclusione e anzi sembra solo voler confermare le differenze. Solo una piccola parte può accedere al servizio, ma di famiglie con figli disabili a Lucca ce ne sono molte di più. Il 26 maggio, senza preavvisi o consultazioni, alcuni hanno ricevuto una lettera in cui si specificavano due possibilità: l’offerta di un contributo con il quale pagare un educatore che assista i nostri figli e le nostre figlie ma per meno di quattro ore al giorno, o la scelta, appunto, di iscriverli ad attività esclusivamente per disabili. Venivano proposte tre cooperative di destinazione, di cui due ‘hanno smentito’ chiedendo all’Asl di rettificare perché non erano a conoscenza dell’incarico“.

Si taglia sempre sul socialeprosegue Maria -. L’assessora Ilaria Vietina era riuscita ad integrare il piano dell’Asl con fondi comunali e anche l’assessora Valeria Giglioli, che attualmente si occupa del sociale, ha provato a muoversi ma le sue richieste non sono state accolte. Finita la scuola i nostri figli e le nostre figlie scompaiono e non c’è un aiuto concreto, anche da parte degli assistenti sociali”.

Una situazione denunciata da anni ma che però non sembra cambiare. Maria Nuti chiede che si organizzino incontri con le famiglie per discutere un piano di sostegno anche per l’estate: “Ad oggi molte famiglie non hanno un punto di riferimento – dice – e manca un dialogo fra le istituzioni, l’Asl e noi genitori, che siamo gli unici a sapere di cosa davvero hanno bisogno i nostri figli perché viviamo ogni giorno le loro difficoltà. Per venire incontro alle nostre necessità c’è bisogno di programmazioni anticipate, di ascolto. Ogni anno la solita incognita”.

In una famiglia si lavora, non è semplice gestire tre mesi di vacanza senza l’aiuto dei nonni e con un figlio disabile che ha bisogno di assistenze particolari la questione si complica perché mancano risorse concrete, anche dal punto di vista umano. Alcuni genitori, dopo il termine scolastico, necessitano di attività pomeridiane che coprano anche l’ora del pranzo e i contributi offerti non bastano a ripagare neanche un quarto delle spese che servirebbero ad assumere un educatore preparato. Il risultato è l’opposto di un’inclusione che sembrerebbe scritta solo sugli slogan e che di fatto ancora non c’è.

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